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NASCAR
DAYTONA 500
Marco Cortesi
La 500 Miglia di Daytona ha avuto molte facce.
La più importante, quella di un barbuto ragazzo
ormai quasi quarantenne che cerca di slegarsi
dalla pesante eredità di un padre-leggenda. Ha
avuto anche le facce dei tifosi, costretti ad aspet-
tare sei ore prima che la corsa riprendesse dopo
un vero e proprio nubifragio. Evacuati dalle tri-
bune per due allarmi tornado e ‘parcheggiati’ in
religiosa attesa. Ha avuto i volti dei meccanici,
che nei loro motorhome si accovacciavano a mo’
di disastro aereo imminente… brace, brace. Di
tutti i piloti che aspettavano nei motorhome con
le loro famiglie di poter riprendere la via della
pista e di quelli che, una volta riusciti a riprendere
la gara, si sono visti mettere fuori da uno dei tanti
botti targati Daytona International Speedway. Il
duecentesimo giro della tappa d’apertura della
NASCAR Sprint Cup Series si è concluso quasi 10
ore dopo il via e a prevalere è stato, sotto le luci
di Daytona Beach, un raggiante Dale Earnhardt
Jr. Grazie ad un gran re-start e all’aiuto del com-
pagno Jeff Gordon, si è assicurato la propria
seconda affermazione nella classicissima della
Florida. Una vittoria speciale, arrivata 10 anni
dopo la prima e al termine di una striscia negativa
durata 143 corse. Soprattutto un risultato che va
letto con
un pilot
togliersi
Dopo un
spera di aver messo a posto tutto ciò che non
andava nella sua carriera, a partire da una pres-
sione di fan e media praticamente insormontabi-
le. Come sempre, a fare la differenza a Daytona
sono stati la capacità di tenersi fuori dai guai ed
il posizionamento nel corso dell’ultimo re-start,
arrivato da perfetta tradizione a pochi chilometri
dalla fine. E mentre Earnhardt si è trovato sulla
lineamigliore con un compagno a tiro, il suo riva-
le all’atto dell’ultima bandiera verde, un esube-
rante Brad Keselowski non ha avuto nessuna del-
le due cose, accontentandosi del terzo posto dopo
aver fatto strabuzzare a tutti gli occhi per le sue
doti di guida. Nel mezzo, il capolavoro di Denny
Hamlin. Rimasto senza radio a causa di un cor-
tocircuito dovuto all’umidità, il pilota del Joe
Gibbs Racing ha completato una delle gare più
tirate della storia contando solo su sé stesso, rim-
piazzando l’aiuto del suo “angelo custode” in
cima alle tribune con colpo d’occhio, sesto senso
e talento. Un mix che per poco non è riuscito a
regalare alla Toyota il primo trionfo nella 500
Miglia. Sono stati tanti i delusi, per colpa loro o
meno, in particolare negli ultimi 54 giri in cui è
successo di tutto. Tra gli altri, Ryan Newman,
Kurt Busch, Marcos Ambrose, Michael Waltrip,
Danica Patrick e, sulla dirittura d’arrivo, gente
come Kyle Busch, Carl Edwards e Kevin Harvick.
Ma almeno, avranno la soddisfazione di averci
provato al contrario di Clint Bowyer, Martin
Truex e Tony Stewart, messi fuori da problemi
meccanici (motore per i primi due, alimentazio-
ne per Stewart). Forse, avrebbero preferito
rischiare di più anche Gordon e Jimmie Joh-
nson, rimasti con una top-5 senza pretese. Ma
più che a loro o ad un Matt Kenseth sesto dopo
aver perso il bandolo dell’assetto della sua Cam-
ry, il pensiero allo sventolare della bandiera non
è potuto andare che ai ‘piccoli’, in lotta contro i
soliti mulini a vento armati di una dedizione
assoluta. A Reed Sorenson che con la Chevy del
team Baldwin era arrivato ad occupare il quarto
posto. A Terry Labonte, che a 57 anni affrontava
il suo ultimo start a Daytona, a Casey Mears che
con il team Germain ha chiuso in top-10. Oltre
che ai due rookie di vertice dalle tante attese sul
groppone. Per Austin Dillon, la serata si è con-
clusa con un ottavo postomiracoloso dopo essere
stato coinvolto in quasi tutti gli incidenti della
serata. Per Kyle Larson, finito a muro e poi più
volte in testacoda sia per colpa sua che dello stes-
so Dillon, c’è la stessa volontà di tutti quelli tra-
diti dalla sorte: dimenticare tutto e ricominciare
da Phoenix.
Kasey Kahne, Kyle Busch e
Denny Hamlin in lotta
1...,58,59,60,61,62,63,64,65,66,67 69,70,71,72,73,74,75,76,77,78,...84
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