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IL RICORDO
JACK BRABHAM
Carlo Baffi
Nel Circus era per tutti “Black Jack”, per via del suo
temperamento coriaceo e duro. Superarlo in pista
era un’impresa difficile, anche per fuoriclasse come
Graham Hill, Clark e Surtees. Purtroppo la notte
scorsa, all’età di 88 anni, il tre volte iridato s’è spen-
to nella sua casa in Australia, provato da una lunga
malattia al fegato.
Australiano, classe 1926, Jack Brabham aveva ere-
ditato la passione per i motori dal padre un grande
appassionato di meccanica. Dopo aver acquistato
una Cooper usata nel ’53, pagata coi soldi di uno
sponsor il cui nome appariva lungo le fiancate della
monoposto, partì alla volta dell’Europa, dove nel
1955 fece il suo esordio in F.1 al G.P. di Gran Breta-
gna, ovviamente su una Cooper. Il suo indiscutibile
talento lo portò ben presto alla ribalta e nel ’59, anno
in colse la sua prima affermazione, si laureò cam-
pione del mondo sulla vettura inglese spinta dal
motore Climax. Sempre sulla Cooper, Brabham fece
il bis l’anno dopo. Ormai raggiunto l’Olimpo del
Motorsport, l’australiano iniziò a pensare al futuro,
magari al volante di una vettura che portasse il suo
stesso nome. Il sogno di trasformarsi in costruttore,
divenne realtà nel 1962, quando “Black Jack” debut-
tò su una Brabhamnel G.P. di Germania, al Nurbur-
gring.
Nel giro di quattro stagioni, la scuderia divenne
sempre più competitiva e nel ’66, le corone iridate
di Brabham salirono a tre. Il campione australiano
fu il primo e sarà anche l’unico pilota della storia ad
aver vinto un mondiale a bordo di una vettura pro-
gettata e costruita personalmente. La sua carriera
proseguì fino al 1970, anno in cui “Black Jack” con-
quistò il suo ultimo successo, a Kyalami in Sud Afri-
ca, nella prima gara in calendario. Quattordici trion-
fi in carriera, che avrebbero potuto essere quindi, se
non gli fosse sfuggita la vittoria a Monte Carlo. Pro-
prio su quel mitico tracciato, che gli regalò la sua pri-
ma vittoria in F.1, il 10 maggio 1970, Brabham fu
protagonista fino alle ultime curve. In testa dal 21°
giro, l’australiano si vide rimontare nel finale da uno
scatenato Jochen Rindt, a bordo della Lotus Ford,
dalla livrea rosso-oro dello sponsor Gold Leaf.
L’emergente austriaco arrivò negli scarichi del bat-
tistrada, chemalgrado fosse di gran lunga più esper-
to fu costretto all’errore, terminando lungo alla vec-
chia curva del Gasometro. Per qualcuno fu quasi un
passaggio di consegne, Brabham si sarebbe ritirato
a fine stagione, mentre Rindt avrebbe conquistato
un titolo mondiale, purtroppo assegnatogli postu-
mo, complice il fatale incidente a Monza. Nonostan-
te il ritiro del suo fondatore, la Brabham continuò a
calcare le piste fino al 1991, mietendo successi, in
particolare dopo che nel ’72 venne rilevato da un
manager emergente, tale Bernie Ecclestone. Nel
frattempo Brabham continuò a frequentare il mon-
do delle corse, a testimonianza di una passione mai
sopita e a raccogliere onori: dopo il titolo di OBE
(officer of the Order of the British Empire), che gli
era stato assegnato nel 1966, nel 2008 è stato insi-
gnito di una onorificenza simile dal governo austra-
liano, mentre la città di Perth ha addirittura battez-
zato un quartiere a suo nome. Il suo testimone
l’hanno raccolto i figli della prima moglie Betty,
Geoff, Gary e David, tutti piloti di buon livello (spe-
cie David) e ora ora tocca ai nipoti: Matthew, figlio
di Geoff, è impegnato nella IndyLights, mentre Sam,
figlio di David, partecipa alla Formula Ford inglese.
CIAO, BLACK
E’ stato l’unico a vincere un mondiale di F.1 guidando una vettura
che aveva anche progettato. La passione la ereditò dal padre, e l’ha
passata ai figli e persino ai nipoti. La scuderia che porta il suo nome
è scomparsa a fine 1991, ma il suo ricordo è destinato a durare
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