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FORMULA 1
LA CRISI FERRARI
1973
FERRARI 312 B3
Nel 1973 bisogna registrare l’ennesima svolta tecnica in casa Ferrari: dopo lo storico passaggio dal
motore anteriore, a quello posteriore, datato 1960, nel ‘73 anche la scuderia modenese si deve, suo
malgrado, convertire al telaio monoscocca. Da anni Maranello dispone del migliore motore in circo-
lazione, il ben noto 12 cilindri “boxer”, ma le prestazioni delle sue monoposto da Gran Premio vengo-
no mortificate dagli obsoleti telai semi-monoscocca (struttura tubolare, rinforzata con pannelli di allu-
minio), che il Cavallino si ostina ad utilizzare. Queste strutture portanti sono troppo pesanti e poco
rigide, se comparate ai telai “monoscocca” di scuola britannica, per cui, se vuole tornare a vincere in
Formula 1, anche Maranello deve convertirsi a questa tipologia strutturale. Ed è quello che accade nel
1973 quando l’ingegner Sandro Colombo, che ha rimpiazzato Mauro Forghieri alla guida del Reparto
Corse Ferrari, si rivolge in Inghiltera allo specialista Jonathan Thompson per realizzare il primo tela-
io “monoscocca” del Cavallino. Sulla carta la nuova rossa, denominata 312 B3, avrebbe tutte le carte
in regola per vincere (nuova struttura portante, aerodinamica più esasperata, ampi margini di svilup-
po), invece le prestazioni della Ferrari made-in-England sono a dir poco disastrose. Dopo un deluden-
te Gran Premio d’Inghilterra, dove Jacky Ickx viene surclassato dalle monoposto britanniche, il Dra-
ke in persona ordina uno stop di alcuni Gran Premi, in attesa del debutto di una rinnovata versione
della 312 B3 curata, questa volta, dal rientrante Mauro Forghieri.
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