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EUROPEO RALLY

JANNER

Guido Rancati

Si scusa. Ha dominato, KajtoKajetanowicz,

ma si scusa di non aver vinto anche l'ulti-

ma prova speciale: “Gli ultimi ventun chi-

lometri e cento metri di gara li ho affronta-

ti con in mente solo il pensiero di metter-

meli alle spalle senza danni per poter esse-

re qui fra voi...”, dice il polacco appena gli

porgono il microfono. Poi ripete quello che

aveva detto sul finire della prima giornata,

quando seguitava a inanellare successi par-

ziali anche se il suo vantaggio sul meno lon-

tano degli avversari era già più che rassicu-

rante: “Capisco che un rally nel quale è

sempre lo stesso a essere il più veloce pos-

sa sembrare noioso, ma vi assicuro che nel-

l'abitacolo della Fiesta non ci siamo affatto

annoiati: il continuo alternarsi di neve,

ghiaccio e, di tanto in tanto, asfalto, ha

offerto a me e a Jaroslaw (Baran, il suo

complice) una serie infinita di emozioni”.

C'è da credergli: su un fondo ad aderenza

estremamente variabile, tenere alto il rit-

mo senza commettere errori non è un'im-

presa da ridere. Lui l'ha fatto mettendo sul

tavolo una notevole capacità di adeguare il

passo alle condizioni contingenti e, ovvia-

mente, sfruttando alla grande le doti della

Fiesta R5 in livrea Lotos. Che, fa notare, è

stata perfetta dall'inizio alla fine: “Merito

della gente della M-Sport che ha davvero

fatto un ottimo lavoro”. Dev'essere per for-

za così. E se non può sorprendere che a vin-

cere sia stato il (quasi) trentaseienne di Cie-

szyn, sorprende invece il modo con il qua-

le ha costruito il suo primo successo impor-

tante al di fuori dai patrii confini. Più velo-

ce in qualifica, ha ipotecato il successo fin

dal primo dei diciotto tratti in programma.

Quello nel quale sono naufragate tutte le

speranze di Craig Breen e gran parte di

quelle di Stéphane Lefebvre, diciassettesi-

mo tempo a tre minuti e quarantuno dopo

esser finito nella neve a bordo strada, e di

Alexey Lukyanuk, ventitreesimo a cinque

minuti e trentotto dopo una divagazione

campestre e i capricci del motore della sua

Fiesta. Miglior tempo a settantatre di

media, Kajto s'è trovato di colpo quasi solo.

Certo: a braccarlo c'era Robert Consani con

la 207, secondo a sei secondi e quattro, ma

con il terzo, Jaromir Tarabus, a oltre un

minuto e mezzo. Troppo lontano anche per

sognare di impensierirlo sul serio.

Non s'è rilassato. Forse perché anche all'est

pensano che il ferro è sempre meglio bat-

terlo finché è caldo, ha tenuto giù il piede e

dopo altre due piesse s'è trovato con un

margine di mezzo minuto abbondante sul

francese. Al quale è bastato fare una botta

di conti per regolare la sua gara su quelli

che lo seguivano: “Il secondo posto – spie-

ga – era il mio obiettivo alla vigilia e ho

deciso di conservarlo evitando ogni

rischio”. Così è stato, anche se qualche bri-

vido gli è corso lungo la schiena: “Per quan-

to mi sforzassi di restare a centro strada, in

qualche occasione ho perso la necessaria

concentrazione e ho finito per urtare una

pietra e distruggere un pneumatico”. Pro-

blema archiviato senza tanti problemi: per

quanto lui andasse con cautela, il suo più

diretto avversario, il céco con la Fabia, sci-

volava sempre più lontano... E difatti a

sera, dopo le prime dieci prove, il suo

argento era garantito da un vantaggio di

oltre due minuti e mezzo. Inferiore al suo

ritardo dal leader e tuttavia più che rassi-

curante.

“Mi piace correre sulla neve”, ricorda a cose

fatte il vincitore. Per giustificare il distacco

inflitto ai rivali. Non è l'unico dei protago-

nisti annunciati della serie continentale a

esaltarsi sul manto bianco, pure Lukyanuk

lo fa. E fra i due si prospetta un bel testa a

testa al Liepaja.