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Grazie alla zavorra ridotta, la Casa di
Monaco ripete in patria il dominio di
Zandvoort. Glock e Blomqvist si dividono i
successi mentre Wehrlein, pilota Mercedes,
vola al comando della classifica
La Porsche
vincitrice a Austin
Jacopo Rubino
Photo 4
Anche l'America diventa terra di conquista per la Porsche. La
prima sfida extraeuropea del 2015 ha confermato la superiorità
delle 919 Hybrid, che hanno mostrato, almeno in questo mo-
mento, di essere in lotta soprattutto contro se stesse. Nel bene e
nel male. Ad aggiudicarsi il successo, il secondo consecutivo dopo
quello del Nurburgring, è stato il trio composto da Brendon Har-
tley, Mark Webber e Timo Bernhard. Tuttavia non si può negare
che la buona sorte sia stata dalla loro parte: a mezz'ora dalla ban-
diera a scacchi in testa c'era la vettura gemella guidata da Romain
Dumas. Ma sulla numero 18 sono emersi problemi di natura elet-
trica che hanno costretto il francese a rientrare in garage. Addio
vittoria. Una interminabile sosta ai box ha consentito a Dumas di
completare soltanto l'ultimissimo giro, concludendo in una
12esima posizione davvero amara. In testa si è quindi trovato Har-
tley. Il neozelandese, nel buio della notte texana, ha avuto la
strada spianata e ha potuto persino alzare il piede per evitare ri-
schi, su prudente consiglio via radio del muretto. E dire che la si-
tuazione sembrava compromessa, dopo che Webber aveva
mancato la postazione box («nessuna scusa, colpa mia», ha am-
messo), e dopo lo stop and go di un minuto pagato da Bernhard
per l'ingenuità di un meccanico al rifornimento. Si era così rilan-
ciato in vetta l'altro equipaggio di Stoccarda, vanificando la bella
partenza dello stesso Webber, che aveva superato il poleman
Neel Jani. Ma alla fine la dea bendata ha preferito la 919 #17, e i
suoi tre piloti sono diventati i rivali più seri del trio Lotterer-Fa-
ssler-Treluyer in ottica iridata. «Gara quasi perfetta. Potevamo
fare 1-2, ma siamo comunque contenti», ha sottolineato il respon-
sabile sviluppo Wolfgang Hatz.