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5 Ago [1:02]

CONTROCANTO
I numeri assolvono Kubica

Guido Rancati

Quattro prove, le prime, senza infamia e senza lode. Con tempi discreti e comunque sufficienti a garantirgli il nono posto in una classifica ancora molto affollata. Davanti a Hayden Paddon che, se la meccanica non l'avesse tradito nel finale, si sarebbe piazzato sesto. Poi, Robert Kubica rovina (quasi) tutto andando a sbattere nella prima prova della seconda tappa. E il popolo del web, almeno quello italiano, si scatena. A pigiare sui tasti del pc sono in tanti, molti con una velocità persino sospetta. C'è chi elenca i di lui precedenti errori, c'è chi sentenzia che non perderà mai il vizio di esagerare e c'è pure chi prende al volo l'occasione per inserirlo nell'elenco di coloro che hanno un posto nel mondiale solo perché possono pagarselo. Come un Perez Companq qualunque, come un Rautembach.

Esaurito il giorno più lungo del fine settimana, protagonisti e comprimari del Finland Rally ripartono per affrontare la terza frazione. Fra loro non ci sono più né Sébastien Chardonnet, né Lorenzo Bertelli, né Martin Prokop che, come Jarno Nikara il giorno prima, hanno fatto danni troppo ingenti per sfruttare quello che si chiamava SuperRally. C'è invece il polacco con un passato importante in pista. E' cinquantunesimo, a una vita dalla zona-punti. Ma c'è, e tocca a lui avventurarsi per primo sulle piesse che restano. Lo fa senza farla tanto lunga a ricordare quanto è penalizzante mettere le ruote su strade ancora sporche.

Non sbaglia più niente e alla fine si ritrova trentaquattresimo. Niente di che, però ha collezionato un altro arrivo. Il dodicesimo in una serie che ha iniziato a frequentare solo un paio di anni fa e nella quale ha finora collezionato appena sedici gettoni di presenza.
Numeri, sono solo numeri. Eppure, a esaminarli con un minimo di attenzione, qualcosa dicono. Intanto, che la percentuale di ritiri del campione dell'est è di poco superiore al ventisei per cento. Lontana, certo, da quella di Sébastien Loeb che in una carriera forse irripetibile s'è fermato la miseria di dodici volte e cinque ogni cento rally.

Non troppo lontana, però, da quella di Carlos Sainz la cui percentuale di ritiri è del ventitré e cinque per cento. E nettamente inferiore a quelle di Henri Toivonen e Colin McRae, i cavalieri d'altri tempi (e anche con altre regole). Ma anche a quella di Gianluigi Galli detto Gigi che dei sessantasette appuntamenti mondiali ai quali ha partecipato ne ha portati a termine solo trentasette. Per un indice di kappaò del quarantaquattro e otto per cento. Rifletta chi vuole. E chi può.

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