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e sul dosso in contropendenza schizza a
sinistra incuneandosi fra i due guard-rail
sovrapposti. Questa, per lo meno, la rico-
struzione degli esperti, perchè testimoni
oculari non ve ne sono stati, men che meno
telecamere. I commissari e i primi piloti
arrivati sul luogo, tra cui Scheckter ed
Amon, si ritrovano sotto gli occhi la scena
raccapricciante del corpo di Cevert strazia-
to, e possono soltanto allontanare chi
sopraggiunge dopo di loro. Ai box, come
sempre ai quei tempi, capiscono che è suc-
cesso qualcosa di grave quando non vedono
più transitare alcuna vettura e cala il silen-
zio, mentre si vede levarsi in cielo una
colonna di fumo. Da una radio si sente
gracchiare che si tratta di una macchina
blu. Jo Ramirez guarda il cronometro e fa
due conti: può trattarsi di François. Quan-
do i piloti cominciano a rientrare alla spic-
ciolata, le domande sono inutili: le espres-
sioni dicono tutto e Stewart e Ickx sono in
lacrime...
La triste incombenza di avvertire la fami-
glia tocca all’altro top driver francese, Jean-
Pierre Beltoise, che di Cevert è non solo
amico ma soprattutto cognato, aven-
done sposato la sorella Jacqueline.
Il giorno dopo, il GP si corre senza
le Tyrrell di Stewart e Amon, non
schierate in segno di lutto, e Jackie
annuncia il ritiro. La sua carriera finisce li,
senza disputare l’ultimo GP, che sarebbe
stato il centesimo. A Parigi, Nanou, una
ragazza bionda che è l’unica a poter riven-
dicare di essere stata fidanzata stabile di
Cevert, ripensa alla predizione che le fece
tanti anni prima una chiromante: “Fran-
çois avrà successo e una vita brillante, ma
non compirà trent’anni”. Quello degli USA
era l’ultimo GP in calendario prima del
trentesimo compleanno di Cevert, che era
nato nel febbraio del 1944 a Neuilly, il sob-
borgo chic della capitale, figlio di un orefice
di origine ebrea emigrato dall’Armenia e di
una ragazza della borghesia parigina. Il
padre faceva Goldenberg di cognome e per
prudenza, nella Parigi ancora occupata dai
nazisti, la coppia preferì iscrivere all’ana-
grafe i tre figli con il cognome materno.
François trascorre un’infanzia serena, fre-
quenta scuole buone, è portato per la musi-
ca classica e suona bene il pianoforte. Lo
sport auto entra nella sua vita quasi per
caso, dopo il servizio militare, quando
accompagna a qualche gara sua sorella Jac-
queline, che bazzica con un gruppo di gio-
vani piloti, ma l’incantesimo è imme-
diato.
Nel 1966 vince il Volant Shell, un
concorso per giovani piloti: il pre-
mio in palio è una stagione in F.3,
La vittoria nel Gp Usa del 1971