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LE CALIMERO
A Yeongam si è consumata l’ennesima puntata di un
romanzo sulla jella che ha come protagonista Mark Webber.
Stavolta a metterlo k.o. è stato Sutil, ma l’australiano,
ormai prossimo all’addio alla F.1, sembra essersi rassegnato
Stefano Semeraro
Da possibile contendente per il Mon-
diale – appena tre anni fa, mica un seco-
lo – a Calimero pulcino nero. Da prota-
gonista assoluto a pre-pensionato
lamentoso. Da Webber il veloce a Web-
ber lo jellato. Un po’ come accadeva in
Ferrari ai tempi di Schuamcher e di
Barrichello, alla Red Bull sembra dav-
vero che tutto da quattro anni giri in
modo perfetto per Vettel, e nulla per il
povero Mark. Che sicuramente ha
meno talento del tedeschino – quanto
meno, però, è questione aperta… - ma
che in particolare negli ultimi due anni
ne ha vissute di tutti i colori. Dal kers
che proprio sulla sua Red Bull non vuo-
le saperne di funzionare alle gomme
che volano via nei pit-stop, dal compa-
gno di squadra che non rispetta gli ordi-
ni di scuderia ai colleghi che gli finisco-
no addosso, dalle multe rimediate per
aver chiesto un passaggio ad Alonso, al
motore che gli prende fuoco. In molte
occasioni se l’australiano non è riuscito
a fare punti, a battere in qualifica il
compagno di squadra, a guadagnarsi il
podio, deve sicuramente biasimare se
stesso. Ma come ha dimostrato anche il
GP di Corea, in altrettante occasioni è
stato proprio il fato ad accanirsi contro
di lui. Stavolta è toccato a Sutil incarna-
re la mano sinistra del cielo, finendo
contro la fiancata di Webber e speden-
dolo fuori pista dove, per sopramerca-
to, il suo Renault ha preso fuoco. Web-
ber è uscito dall’abitacolo con estrema
calma, si è quasi fermato a contemplare
la sua Red Bull che andava arrosto.
Come a dire: che ci posso fare? Capita-
no tutte a me.
Alla vigilia, come Alonso, si era scaglia-
to contro le Pirelli, colpevoli poi a suo
parere della foratura di Perez, raccon-
tando di essere stato «molto fortunato
a passare attraverso i detriti che ha
lasciato Perez senza forare amia volta».
Ma è stata l’unica fortuna dell’ennesima
giornata nera. In passato Mark si era
scagliato senza troppi peli sulla lingua
sulla politica del team, reo a suo parere
(e non solo suo, va aggiunto) di aver
favorito in tante occasioni il “cocchino”
di casa, il prediletto di Helmut Marko.
Ormai sembra non avere più neanche la
forza di farlo, Mark il veterano, che l’an-
no prossimo comunque vada lascerà il
Circus per dedicarsi alle gare enduran-
ce con la Porsche. E dimostrare che, alla
lunga, chi la dura la vince. Anche contro
la sfiga.
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