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MOTO GP
IL CASO OPEN
Filippo Zanier
Divide et impera, dividi e domina. Lo dice-
vano i romani, ma è una strategia che non
è mai passata di moda, cara tanto a Giulio
Cesare quanto a Napoleone Bonaparte. I
condottieri del passato nel mondo contem-
poraneo sono sostituiti da capitani d'indu-
stria e uomini d'affari, e al giorno d'oggi
uno dei migliori interpreti di questa filoso-
fia è senza dubbio Bernie Ecclestone. Mr.
E da decenni sfrutta proprio le divisioni tra
le squadre per mantenere il pieno control-
lo sulla F.1, ma non è il solo. Nel motor-
sport c'è infatti chi da tempo studia atten-
tamente le sue mosse, e dopo aver impara-
to la lezione ha deciso di metterla in prati-
ca al meglio per cambiare il futuro della
Moto GP. Si tratta di Carmelo Ezpeleta,
deus ex-machina della Dorna, e la classe
Open è il grimaldello che ha deciso di uti-
lizzare per spezzare definitivamente il
fronte dei costruttori impegnati in Moto
GP e ottenere così quello che desidera.
COS'È LA
CLASSE OPEN
Ma che cos'è l'ormai famigerata classe
Open? É in pratica la nuova "categoria B"
del campionato, creata per andare a sosti-
tuire il fallimentare esperimento CRT,
durato soltanto due stagioni. Il concetto è
semplice e in termini assoluti condivisibi-
le: creare moto più semplici, economica-
mente abbordabili e facilmente gestibili
grazie ad un'elettronica ridotta, ma senza
commettere lo stesso errore fatto con le
"Claiming Rule Team", rivelatesi troppo
lente per essere un'alternativa davvero
valida. Sparisce quindi l'idea dei motori
derivati dalla serie, e arriva il via libera a
tutta una serie di agevolazioni: possibilità
di usare gomme più morbide (utili soprat-
tutto in qualifica), via i patemi legati ai
consumi grazie a quattro litri in più di car-
burante nel serbatoio, libertà di provare
durante la stagione (i test privati sono
invece proibiti per i team Factory) e
soprattutto libertà assoluta nello sviluppo
del propulsore. Ed è proprio qui che si gio-
ca la fetta più grossa della partita, perché
se ai team Factory a inizio stagione è
richiesto di congelare le specifiche del
motore e di affrontare ben 18 weekend di
gara con appena cinque unità, in confron-
to i team Open si affacciano sul boccacce-
sco paese di Bengodi: per loro i motori in
un anno sono ben dodici, e ognuno potrà
essere diverso dall'altro visto che viene
lasciata libertà totale di sviluppo nel corso
della stagione. Tutto può essere toccato,
compresi i valori di alesaggio e corsa, dan-
do così ai preparatori la possibilità di alle-
stire motori diversi a seconda delle carat-
teristiche dei circuiti affrontati. Vantaggi
in grado di fare la differenza insomma, che
hanno però un obiettivo chiaro, permette-
re a moto meno sofisticate, che un team
privato dovrebbe poter acquistare al prez-
zo ci circa 1.5 milioni di euro, di non sfigu-
rare di fronte alle regine dellaMoto GP, dei
veri e propri mostri di tecnologia meccani-
ca ed elettronica che fino ad oggi Case
come Honda, Yamaha e Ducati hanno con-
cesso ai clienti solo in leasing annuale e a
cifre esorbitanti, non meno di 4 milioni a
stagione, da cui sono esclusi i milionari
costi di gestione.
LA SCELTA
DELLA DUCATI
Ma che succede se ad avvantaggiarsi della
libertà concessa dalla Open non è un team
privato con risorse limitate, ma una Casa
ufficiale con tutta la sua potenza di fuoco?
Test illimitati, carburante extra e sviluppi
del motore liberi possono essere un'arma
potentissima nelle mani di un costruttore,
ossigeno prezioso per chi fino all'anno
scorso boccheggiava nelle retrovie come la
Ducati. E così Gigi Dall'Igna, da quest'an-
no a capo del Reparto Corse di Borgo Pani-
gale, ha deciso di non farsi scappare l'oc-
casione e ai test di Sepang ha confermato
la notizia che era nell'aria da tempo, cioè
che la Casa italiana si sarebbe iscritta al
mondiale proprio nella nuova classe. Una
scelta facilmente comprensibile, che però
ha subito scatenato polemiche perché
quanto fatto dalla Ducati va palesemente
contro lo spirito della Open anche se,
badando semplicemente alla lettera, non
infrange nessuna norma. Ma come è pos-
sibile che quando è stato scritto il Regola-
mento Sportivo 2014 nessuno abbia pen-
sato a vietare espressamente ai team uffi-
ciali di iscriversi in una Classe pensata per
i privati?
LA STRATEGIA
DI EZPELETA
La risposta è proprio quel divide et impe-
ra di cui parlavamo all'inizio: Ezpeleta e i
suoi hanno dichiarato più volte che la nuo-
va categoria è il futuro della Moto GP e che
l'obiettivo ideale è avere già nel 2015 una
griglia composta interamente di moto
Open. Peccato che alle Case giapponesi,
Honda in primis, l'idea non piaccia affatto
perché una classe regina semplificata
abbatterebbe in modo deciso il valore di
sperimentazione tecnologica della Moto
GP, in particolare nell'area dell'elettronica.
E con Honda e Yamaha contrarie, una
Ducati nuovamente competitiva grazie alla
Open diventa per Ezpeleta la testa di pon-
te perfetta in una battaglia che il boss del-
la Dorna conta di vincere in tre mosse.
1 – Elettronica: Honda è preoccupata per-
ché l'elettronica delle Open è troppo sem-
plice e non permette di sperimentare? La
Dorna è corsa subito ai ripari, rilasciando
una seconda versione del software unico
molto più complessa di quella inizialmen-
te fornita alle squadre, realizzata proprio
in collaborazione con la Ducati (dopo,
però, che anche le case "jap" avevano rifiu-
tato di collaborare). L'obiettivo è mostra-
re ai tecnici di Tokyo e Iwata che con gli
accorgimenti giusti anche l'elettronica
La Yamaha FTR
di Aleix Espargaro
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