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LA CORONA È PER ANDRETTI
Il miglior team dell'anno è l'Andretti Autosport. Perché?
La risposta è una sola, Indy. La 500 miglia di fine maggio
vale una stagione, e la squadra di Michael Andretti ha
mostrato una superiorità impressionante. Una sicurezza
che non si vedeva dai tempi del dominio Penske degli anni
'90. Hunter-Reay e soci giocavano al gatto col topo. In più,
anche se solo col campione 2012, il potenziale vincente è
stato chiaro durante tutta la stagione: solo le lacune di
Marco Andretti e James Hinchcliffe ha fatto la differenza.
Nel conto globale del campionato il team Penske è stato
perfetto, centrando il primo, il secondo e il quarto posto
nonostante gli svarioni dei suoi piloti. Però, per come stan-
no le cose a livello mediatico, economico, di fama ed
importanza mondiale, si tratta di un premio di consola-
zione. Assolutamente da non buttare via: chissà se il Capi-
tano farebbe a cambio?
COYNE ANNASPA
Il team Coyne ha annaspato durante tutta la stagione. E'
disperante vedere un talento come Justin Wilson, che
potrebbe lottare per il campionato, riuscire a portare a
casa un quarto posto come miglior risultato. L'addio di
Michael Cannon, pur non avendo portato giovamento al
team Rahal, ha invece colpito pesantemente la compagi-
ne di Dale Coyne, che è sembrata, spesso e volentieri, non
avere nemmeno una vaga idea di come risolvere i propri
problemi. La vittoria di Carlos Huertas ha sollevato un po'
gli animi, ma non avrebbe dovuto, perché è arrivata in
maniera fortuita con una vettura che, in verifica, è risul-
tata non regolamentare. La rondine di Houston non solo
non fa primavera, ma fa ancora più rabbia perché ha dimo-
strato che, sicuramente, a mancare non è stata la fortuna.
IL ROOKIE AL TOP
ALESHIN CHE SORPRESA
La sorpresa del campionato 2014 coincide con il
miglior rookie e porta il nome di Mikhail Aleshin.
Anche se la classifica dei debuttanti vede chiudere
al comando nettamente Carlos Munoz, c'è da con-
siderare che il colombiano aveva molta esperienza
sugli ovali derivante dalla Indy Lights e da una par-
tecipazione precedente alla Indy 500 col team
migliore del lotto. Aleshin arrivava dalla World
Series Renault, e affrontava per la prima volta qua-
si tutte le tipologie di tracciati della IndyCar. Cit-
tadini "rozzi", stradali con poche vie di fuga, ma
soprattutto ovali di diversi tipi. Ed il suo appren-
distato è stato veloce, stupendo più di un addetto
ai lavori per la velocità con cui ha capito gli ovali.
E li ha capiti davvero, non grazie a fortune varie.
Peccato per il bruttissimo incidente del finale di
stagione, che però sarà, come detto dallo stesso
Mikhail, una buona lezione per il futuro. Se riusci-
rà a tornare senza farsi condizionare dal botto, è
destinato a grandi cose.
L'OGGETTO MISTERIOSO
HUERTAS TRA ALTI E BASSI
Non si può trattare di una stroncatura, tutt'altro.
Perché Carlos Huertas ha vinto una gara e chiuso
davanti a uno sbiaditissimo Gustavo Yacaman.
Quello che colpisce è una stagione di pochissimi
alti e bassissimi bassi. Il colombiano era un ogget-
to misterioso quand'è arrivato dalla World Series
Renault ed è rimasto un oggetto misterioso. Incre-
dibilmente, solo lui adHouston ha capito che l'uni-
ca tattica era puntare ad arrivare in fondo, specie
con la strategia migliore. Purtroppo, pur non
facendo molti errori, è esistito in poche altre gare.
E' un discorso simile, ma contrario, rispetto a quel-
lo che riguarda Luca Filippi. Meglio mostrare di
avere velocità e talento, magari rischiando di spin-
gere un po' troppo, o partire dietro, restare dietro
e sperare che gli altri combinino guai? Dopotutto,
di Max Chilton ce n'è già uno. Nella sua stagione
poi, pesa la performance sugli ovali, con due ritiri
per "malessere del pilota". O c'è un problema psi-
cologico, e non è il massimo, o c'è un problema fisi-
co, il che è ancora peggio.
I team
1...,31,32,33,34,35,36,37,38,39,40 42,43,44,45,46,47,48,49,50,51,...92
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