27
Continuano a fare passi avanti i piloti americani in una serie
sempre più intenzionata a sfondare sul mercato interno.
In Iowa è anche arrivato un ottimo poker per un quartetto d'alto profilo
Marco Cortesi
Ci ha messo tanto impegno l'IndyCar per costruire una
nuova generazione di giovani piloti americani. E ora, con il
poker dell'Iowa, la new age della serie è finalmente arri-
vata. L'obiettivo, quello di andare a recuperare le quote
perse nei confronti della NASCAR nel corso degli anni, mo-
strando di essere una serie più varia, ma altrettanto valida
per gli spettatori all-USA. Per raggiungere il risultato, si è
fatto qualche piccolo sconto (vedi la mancata sanzione a
Graham Rahal in California) che è stato però accettato di
buon grado da parte di tutti, visto e considerato che la
corsa di Fontana, a dispetto del nullo pubblico in pista a
causa del gran caldo, è stata una delle più viste in TV nel re-
cente passato. Una buona notizia. Forse non buonissima
per i tanti giovani europei che si affacciano alla serie, e che
alcuni stanno cercando di usare come pietre di paragone in
negativo per esaltare i risultati dei rivali dal passaporto
"giusto". Ma certo è che, riuscire nonostante tutto a stare
davanti, potrebbe creare un nuovo "effetto Zanardi". Ed il
movimento non potrà che guadagnarci. Vediamo chi sono
i quattro moschettieri a stelle e strisce.