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Continuano a fare passi avanti i piloti americani in una serie

sempre più intenzionata a sfondare sul mercato interno.

In Iowa è anche arrivato un ottimo poker per un quartetto d'alto profilo

Marco Cortesi

Ci ha messo tanto impegno l'IndyCar per costruire una

nuova generazione di giovani piloti americani. E ora, con il

poker dell'Iowa, la new age della serie è finalmente arri-

vata. L'obiettivo, quello di andare a recuperare le quote

perse nei confronti della NASCAR nel corso degli anni, mo-

strando di essere una serie più varia, ma altrettanto valida

per gli spettatori all-USA. Per raggiungere il risultato, si è

fatto qualche piccolo sconto (vedi la mancata sanzione a

Graham Rahal in California) che è stato però accettato di

buon grado da parte di tutti, visto e considerato che la

corsa di Fontana, a dispetto del nullo pubblico in pista a

causa del gran caldo, è stata una delle più viste in TV nel re-

cente passato. Una buona notizia. Forse non buonissima

per i tanti giovani europei che si affacciano alla serie, e che

alcuni stanno cercando di usare come pietre di paragone in

negativo per esaltare i risultati dei rivali dal passaporto

"giusto". Ma certo è che, riuscire nonostante tutto a stare

davanti, potrebbe creare un nuovo "effetto Zanardi". Ed il

movimento non potrà che guadagnarci. Vediamo chi sono

i quattro moschettieri a stelle e strisce.