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12 Ott [19:11]

Basta addossare le colpe ai piloti
chi è in gara ha il diritto di sbagliare

Marco Minghetti

“Bianchi non rallentò a sufficienza per evitare di perdere il controllo della vettura…”. Così la Federazione Internazionale dell’Auto liquidò, al punto 3 dell’Accident Panel diffuso il 3 dicembre 2013, la causa dell’uscita di strada costata poi la vita allo sfortunato pilota francese. Un’autoassoluzione che però, con le immagini del trattore sulla via di fuga, non è certo stata digerita facilmente. Tantomeno dal papà del povero Jules, che ha già dichiarato di voler difendere la memoria del figlio in ogni maniera.

Ora, a distanza di tre anni la storia sembra ripetersi. I fatti ormai sono noti, e le numerosissime immagini ed i video rintracciabili online, sull’incidente che ha funestato domenica scorsa il Rallylegend, lasciano poco spazio all’immaginazione. La Renault Clio Maxi numero 44 che termina la sua corsa impegnando la via di fuga, investendo alcuni spettatori prima di fermarsi contro un trattore (sic…), chiamano in causa chi doveva vigilare su quel tratto di percorso, non di certo chi, in casco e tuta stava portando a termine una competizione.

Non diamo neppure seguito a presunte dichiarazioni di chi avrebbe accusato il pilota Bonaso di mancanza di lucidità, ma restiamo ancorati all’ufficialità della manifestazione che, a poche ora dal drammatico incidente costato la vita a una persona, e il ferimento di altre otto, in conferenza stampa e per bocca del direttore di gara ha liquidato l’accaduto come “di un errore di guida dell’equipaggio” finendo poi con la solita autoassoluzione “…aldilà delle pur severe misure di sicurezza adottate nel luogo del sinistro…”.

A distanza di quattro giorni, contro questa ricostruzione ha preso una netta posizione Germano Bollini già organizzatore del Rally San Marino e per quindici anni presidente della FAMS, la federazione motoristica del Titano.
“E’ veramente ignobile incolpare chi corre e che non è riuscito ad impostare la curva ma piuttosto, è ora di prendersi le proprie responsabilità” - questo il pensiero di Bollini, che poi prosegue nella sua analisi - “Il nocciolo della questione è che in questa manifestazione è venuta a mancare una cosa fondamentale: la sicurezza. In quella curva non dovevano assolutamente esserci mezzi di soccorso e recupero come quel trattore, né tantomeno sostare il pubblico. Gli organizzatori dovevano sapere che gli spettatori stavano occupando una via di fuga, perché il compito degli addetti alla sicurezza presenti sul posto era quello di avvisare la direzione gara e chiedere di fermare la prova finché la via di fuga non fosse stata nuovamente libera, anche ricorrendo alle forze dell’ordine”.

Insomma, il pensiero di Bollini non può che essere preso ad esempio. Chi è impegnato in una competizione, qualunque essa sia, (e per farlo spende anche cospicue tasse d’iscrizione, ndr), deve essere il bene supremo da tutelare. Non può essere additato come primo responsabile, soprattutto in una competizione motoristica come il rally, dove la presenza del pubblico a bordo strada è così a contatto con i protagonisti.