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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 6A PUNTATA
Dallara dispone di un simulatore che
rappresenta lo stato dell'arte nel set-
tore. Ci puoi raccontare da quale esi-
genza è nato, come è stato costruito
e che ulteriori sviluppi dobbiamo
attenderci in futuro in questo cam-
po?
«Mi collego alla domanda precedente: il
“simulatore” è un nuovo strumento inge-
gneristico, sbocciato dalla felice congiun-
zione, dalla “discontinuità” tecnologica del-
la diffusione matura dei videogiochi a costo
contenuto, con grafica spettacolare, e dalla
scadenza dei brevetti che coprivano la tec-
nologia di movimentazione dei simulatori
di pilotaggio in ambito militare: questa
discontinuità, questo “avvento”, ha creato
un nuovo terreno di innovazione, il settore
dei “simulatori di guida professionali”. A
differenza degli aerei che sono liberi di
manovrare nell’aria, le automobili “comu-
nicano” con il terreno attraverso quattro
oggetti neri, gli pneumatici, dalle caratteri-
stiche altamente non lineari e per di più
molto sensibili alla temperatura e alla pres-
sione: è quindi molto più difficile simulare
il comportamento di un autoveicolo che
simulare un aereo militare. A maggior
ragione ciò è evidente se osserviamo che
l’automobile ha quattro punti di contatto
con il suolo: se le ruote fossero solo tre
sarebbe l’analisi sarebbe molto più facile:
pensiamo ad un tavolo con quattro gambe,
ce ne è sempre o troppo corta o tropo lunga.
Come è nata l’idea del simulatore in Dalla-
ra? Be’, da un po’ di anni in Dallara guar-
davo con curiosità mista a timore gli
annunci relativi a questi strumenti, ed ero
convinto che per costruirlo fossero neces-
sarie competenze che nessuno in Dallara
aveva: elettronici, programmatori, grafici,
sistemisti, esperti di reti di comunicazione
ad alta velocità e di sistemi operativi real-
time. Sapevo che dovevo farlo e aspettavo
il vento propizio per alzare la vela… Un
giorno si è alzata la brezza favorevole: in
Ferrari Gestione Sportiva, Marco Fainello,
uno dei più grandi esperti di dinamica del
veicolo in Italia e mente eccezionale nel
proiettare nel futuro l’evoluzione delle
innovazioni valide, mi ha chiesto di condi-
videre i costi per costruire due simulatori
uguali con il vincolo di non farci concorren-
za. Da lì in poi la navigazione non si è più
fermata e l’equipaggio dei nostri ragazzi al
simulatore ha preso grande confidenza per
salire coraggiosamente sulle onde. Le
nuvole di incertezze sono state affrontate e
risolte insieme a Marco, la velocità è
aumentata.., talvolta abbiamo preso troppa
velocità e abbiamo dovuto rallentare, altre
volte abbiamo operato un cambio di rotta
improvviso e riorganizzato l’equipaggio,
ma siamo entusiasti della nostra navigazio-
ne. Le competenze sono state coltivate con
la prudenza e la temperanza della gente di
campagna qui a Varano, senza ricorrere a
consulenti esterni, compagni di viaggio
interessati e sempre temporanei. La navi-
gazione comune e con vista reciproca con
la Ferrari continua, e sono orgoglioso sia
del rispetto che nel frattempo è maturato
tra Varano e Maranello, sia dei vantaggi
reciproci che ne sono derivati. Quali i futuri
sviluppi? Qui una veloce lista di opportuni-
tà che intravvedo nei prossimi cinque anni,
partendo sempre dai bisogni dei clienti (più
che dai loro desideri!) e dalle scelte per for-
za intelligenti che dobbiamo operare per
adattarci alla consapevole gestione dei
budget per la ricerca. Ecco dunque una
veloce carrellata di progetti che possiamo
sviluppare al simulatore per clienti attuali
e futuri: una vettura GT che evolve in base
a regolamenti che cambiano di gara in gara;
un software di gestione del motore; il
dimensionamento di batterie e accumula-
tori per sistemi di propulsione elettrica; il
progetto di ammortizzatori intelligenti, lo
sviluppo di pneumatici ad alte prestazioni;
lo studio di freni “by-wire”; la progettazio-
ne di circuiti che ancora non esistono... Tut-
te queste innovazioni richiedono un deno-
minatore comune: il giudizio finale di un
pilota o di un utilizzatore esperto; senza il
simulatore, i calcoli sono pura accademia o
al più tema per una bella presentazione
PowerPoint.
Raccontata così, la tecnologia davve-
ro appasona come un romanzo. Par-
liamo ora di sicurezza, materiali,
aerodinamica: in quale campo si è
sentita di più la rivoluzione portata
dai nuovi macchinari?
Circoscrivo ovviamente le mie considera-
zioni nell’ambito Motor Racing. Nel campo
dei materiali prevedo nuove leghe metalli-
che che però forse avranno un costo di pro-
duzione assurdo e applicazioni specifiche;
nuove fibre di carbonio, boro e basalto
(ottenute dallo scioglimento controllato
delle rocce) e addirittura vegetali; in gene-
rale spero che gli ingegneri esploreranno
l’uso nuove materie prime e in particolare
quelle rinnovabili e poco inquinanti. Non
so fino a che punto un’economia mondiale
in ripiegamento per eccessiva produzione,
deficit endemico e insufficienti consumi
possa permettersi materiali esotici che non
rispondono ai bisogni di massa.
Nel campo della sicurezza, sono un po’
incerto. La ricerca della sicurezza è una
strada tortuosa e continua senza fine, ma al
di là di una soglia ragionevole l’eccessiva
sicurezza e' controproducente, perché ren-
de i piloti troppo “umani” e fa apparire le
loro imprese come troppo “raggiungibili”,
fino a banalizzare l'eroe che guida una
monoposto in chiunque abbia pratica di
videogame. Nel campo dell’aerodinamica
mi aspetto che la CFD, non solo quella
esterna, ma anche quella interna, che stu-
dia i condotti di raffreddamento e l’abita-
colo, possa aiutare ad aumentare la presta-
zione e il confort di guida, soprattutto per
le gare di durata. Attenzione però alla facile
deriva di usare la straordinaria potenza di
calcolo per ottimizzare i raggi di una car-
rozzeria in funzione dell’angolo di sterzatu-
ra delle ruote o della velocità dei gas di sca-
rico. A quali costi? Per chi? Il pubblico è
sempre e comunque disposto a pagare que-
sto spreco di risorse?».
A proposito di sogni e desideri irrea-
lizzabili: sarà mai possibile, a tuo
parere, progettare una vettura da
corsa interamente al computer, sen-
za bisogno di testarla in pista?
«No. L’aderenza dell’asfalto pista varia con
la temperatura, la pioggia, il vento e la
quantità di gomma depositata dalle mac-
chine dei concorrenti. Per questo le compe-
tizioni sono affascinanti: si lasciano voluta-
mente tante importanti variabili aperte e
incontrollate, affinché l'uomo di maggior
valore trovi il meglio e impari si adatti più
velocemente, conscio di quello che fa. Deve
vincere il professionista che opera in un
mare di possibilità, colui che nella nuvola
che avvolge la navigazione decide in che
direzione andare per salvare il progetto e
rispettare i tempi; deve perdere il tecnico
che, eseguendo una procedura, scansiona
le mille rotte delle combinazioni geometri-
che come farebbe una scimmia addestra-
ta».
La Lotus 38 di Jim Clark