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A FOTA...
Stefano Semeraro
La FOTA è alla frutta. L'associazione nata nel 2008 per dare
voce e peso politico ai teamdi F.1 è in crisi di fondi e di credi-
bilità, orfana del suo Presidente Martin Whitmarsh, silurato
dalla McLaren, incapace di riprendersi dall'addio di Red Bull
e Ferrari nel 2011, due dei quattro team (su undici, gli altri
sono Sauber e Toro Rosso) che non si riconoscono nell'asso-
ciazione. Ad alzare definitivamente il velo su una situazione
di crisi abbastanza evidente da tempo è stato l'inglese Daily
Telegraph, che con una sua inchiesta ha gridato ad alta voce
quello che tutti più o meno sapevano: il re è nudo. Un re col-
lettivo, in teoria fortissimo, ma in realtà diviso al suo interno,
mai capace di diventare un interlocutore solido di Bernie
Ecclestone. che la FOTA ha sempre visto come il fumo negli
occhi, e della FIA. Gli attuali membri, sempre secondo il Tele-
graph, sarebbero in arretrato con le quote sociali e incapaci di
affidare unmandato sicuro alla FOTA, che oltre aWhitmarsh
starebbe anche per perdere il suo numero 2, Eric Boullier, che
proprio di Whitmarsh ha preso il posto a Woking.
«Dobbiamo riconoscere che sfortunatamente abbiamo perso
un'opportunità di lavorare insieme e di raggiungere un accor-
doconchidetieneidiritticommerciali»,haconfessatoalTele-
graph Bob Fearnley, team principal della Force India. Ad
azzoppare l'associazioneèstatasoprattutto la fuoriuscitadella
Ferrari, nel dicembre 2011. Trattative per riportareMaranello
e la Red Bull all'interno della FOTA sono in piedi, ma per ora
i due colossi del Circus rimangonoper conto loro. Il segretario
dell'associazione, OliverWeingarten, continua a dirsi fiducio-
so sul futuro, perché «i team stanno discutendo fra di loro a
proposito di una ristrutturazione dell'associazione, e di un
nuovo coinvolgimento con i teamnon-membri che pure negli
ultimi 12 mesi hanno beneficiato dell'attività della Fota», ma
i segnali non sono certo incoraggianti. In realtà l'incapacità
dei teamdi fare cartello e porsi come alternativa ai poteri forti
dellaF.1 è una conseguenza abbastanza scontata dell'evidente
disparità di interessi che regna al loro interno, e che si aggiun-
ge alle diatribe fra Ecclestone e la FIA sulla natura del Circus.
«I team dovrebbero avere obiettivi comuni – ha dichiarato al
Telegraph Graeme Lowdon, CEO della Marussia – e certa-
mente condividiamo tutti molte esperienze, lavoriamo con le
stesse regole e negli stessi posti. In una struttura veramente
efficiente la FOTA avrebbe un ruolo molto importante. Ma è
difficile gestire la situazione quando il principale obiettivo di
alcuni è la sopravvivenza economica, e quello di altri la pro-
mozionedi unprodotto». La spaccatura fragrandi teame scu-
derie minori, fra costruttori disposti a spendere cifre enormi
pur di vincere e piccole realtà che hanno undisperato bisogno
di ridurre i costi, del resto è uno dei grossi problemi della F.1
di questi anni, una forza centripeta che finora nessuno è riu-
scito a imbrigliare in maniera convincente. E anche la FOTA,
a quanto pare, sta perdendo la guerra.
Un Domenicali perplesso
assiste ad una riunione FOTA
nel 2012, in un tentativo di
riconciliazione dopo l’addio
di Red Bull, Ferrari,
Sauber e Toro Rosso
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