Michele Montesano
Al termine dei 7.706 chilometri, di cui 5.146 cronometrati, Yazeed Al Rajhi ha scritto un importante capitolo nel libro della Dakar. Il pilota del team Overdrive Racing, sapientemente affiancato alle note da Timo Gottschalk, è stato il primo saudita a sollevare il trofeo Tuareg. Contro ogni pronostico, l’idolo di casa è inoltre riuscito a conquistare la 47ª edizione della Dakar battendo una spietata concorrenza con il suo Toyota Hilux Evo T1+ gestito da una squadra privata. Una dimostrazione di forza da parte di Al Rajhi che ha sfruttato appieno la conoscenza del deserto saudita, oltre a mettere in atto una strategia priva di sbavature.
Un perfetto esempio di resilienza, quello messo in mostra da Al Rajhi che, lo scorso anno, è stato vittima di un terribile capottamento nel corso della tappa di 48 ore mentre era in lizza per la vittoria assoluta. Questa volta, proprio conquistando la tappa affrontata sulla distanza di due giorni, il saudita si è riscattato ponendo le basi per puntare al successo. Complice anche il doppio ritiro di Carlos Sainz e Sebastien Loeb, oltre ai problemi accusati da Nasser Al-Attiyah, Al Rajhi ha dato vita a un intenso duello con Henk Lategan.
Se il portacolori del Toyota Gazoo South Africa è stato costantemente ai vertici della classifica generale, Al Rajhi ha preferito adottare una tattica attendista. Infatti, in questa edizione, diverse tappe hanno visto auto e moto affrontare percorsi diversi, di conseguenza la navigazione ha svolto un ruolo cruciale. Al Rajhi, di concerto con il co-pilota Gottschalk, ha preferito in diverse occasioni sacrificare l’arrivo di tappa per poi avere una strada già battuta dagli avversari nella giornata successiva.
Infine, nelle ultime prove, Al Rajhi ha rotto gli indugi alzando il ritmo. Si è assistito, così, a una vera e propria volata finale tra il saudita e Lategan con i due che si sono scambiati il comando della Dakar nelle ultime quattro tappe. Il colpo del Ko è però arrivato ieri quando Al Rajhi ha staccato Lategan (nella foto sotto) di oltre sei minuti. Il sudafricano ha provato, quest’oggi, a colmare il divario firmando il terzo crono della tappa, ma è stato inutile. Ottavo al traguardo di Shubaytah, Al Rajhi e Gottschalk (nella foto sopra) hanno meritatamente vinto la 47ª edizione della Dakar con un vantaggio di soli 3’57” sulla coppia sudafricana segnando, così, il secondo distacco più breve della storia della corsa.
Intenso anche il duello per il terzo gradino del podio che ha visto lottare fino all’ultimo Matthias Ekström e Al-Attiyah. A spuntarla, per poco più di tre minuti, è stato lo svedese della Ford (nella foto sotto). Dopo aver conquistato il DTM e il Mondiale RallyCross, Ekström ha messo nel suo mirino la Dakar. Dapprima con Audi e ora con Ford, lo svedese si è mostrato veloce quanto efficace sulle dune saudite riuscendo a respingere gli attacchi del cinque volte vincitore della Dakar Al-Attiyah. Proprio il qatariota, al debutto con la Dacia, non ha mai mollato. Nonostante sia stato rallentato, dapprima per il cedimento di una sospensione della sua Sandrider, poi per un errore di navigazione, oltre alle diverse forature, Al-Attiyah ha sempre tenuto il piede schiacciato sull’acceleratore. A pesare sul suo bilancio sono stati anche i diciassette minuti di penalità accumulati nel corso della maratona.
Quinti assoluti, Mitchell Guthrie e Kellon Walch hanno mostrato l’affidabilità del Ford Raptor T1. Al debutto assoluto sugli impervi deserti dell’Arabia Saudita, il pick-up dell’Ovale Blu preparato da M-Sport si è dimostrato subito all’altezza della situazione tanto da ottenere due vittorie di tappa con Nani Roma ed Ekström. Unica nota stornata è stato il ritiro di Sainz. Lo spagnolo, vincitore della passata edizione nonché atteso protagonista, ha commesso un errore nella seconda tappa finendo per piegare il roll-bar del suo Raptor. La direzione gara, per ovvi motivi di sicurezza, ha così deciso di fermare la gara del madrileno.
Stessa identica sorte per Loeb. La Dakar, anche quest’anno, si è confermata stregata per il nove volte iridato WRC. Il francese ha capottato la sua Dacia, in un tratto in velocità, nel corso della terza tappa. Pur riuscendo a riprendere la marcia, il roll-bar ella sua Sandrider è risultato troppo danneggiato per consentire a Loeb di proseguire in sicurezza. Al netto dell’errore del francese, la Dacia si è mostrata subito a suo agio sui deserti sauditi. A sottolinearlo, anche la vittoria di tappa di Al-Attiyah oltre alle positive prestazioni di Cristina Gutierrez, costretta troppo presto ad alzare bandiera bianca. Potendo contare su un programma triennale, è lecito aspettarsi che Dacia si presenterà alla prossima Dakar con una Sandrider ancora più veloce e affidabile.
Tornando alla classifica, non si può che sottolineare la magnifica sesta posizione assoluta di Matthieu Serradori e Loïc Minaudier. La coppia francese (nella foto sotto) ha sfiorato la top 5 con il buggy Century CR7 mostrando un passo costante e un’ottima visione di gara. Prestazione da incorniciare anche per Juan Cruz Yacopini. L’argentino classe 1999, navigato da Daniel Oliveras, ha portato al settimo posto assoluto il Toyota Hilux Evo T1+ del team Overdrive Racing confermando, così, l’efficienza e la bravura della squadra belga nel preparare i pick-up giapponesi.
Con un guizzo finale, Joao Ferreira e Felipe Palmeiro hanno regalato al team X-Raid l’ottavo posto in classifica generale. Al netto della vittoria di tappa di Guillaume De Mevius, il portoghese è stato il pilota più costante al volante della Mini JCW sorpassando, proprio al termine della tappa di ieri, Seth Quintero. Alla sua seconda Dakar, l’americano è parso il pilota più forte della squadra ufficiale Toyota. A mancare all’appello in questa edizione, nonostante le due vittorie di tappa di cui l’ultima proprio oggi, è stato Lucas Moraes. Il brasiliano ha, infatti, chiuso la Dakar solamente quindicesimo. Infine, a completare la top 10 assoluta, ci ha pensato l’ottimo Brian Baragwanath con il Century CR7.
Venerdì 17 gennaio 2025, 12ª tappa (top 10)
1 - Moraes-Monleon (Toyota Hilux) - Toyota - 54'14"
2 - Al-Attiyah- Boulanger (Dacia Sandrider) - Dacia - 1'33"
3 - Lategan-Cummings (Toyota Hilux) - Toyota SA - 2'11"
4 - Ekström-Bergkvist (Ford Raptor) - Ford - 2'12"
5 - Spierings-van der Stelt (Taurus T3 Max) - Spierings - 3'10"
6 - Seaidan-Metge (Taurus T3 Max) - BBR - 3'24"
7 - Yacopini-Oliveras (Toyota Hilux) - Overdrive - 3'59"
8 - Roma-Haro (Ford Raptor) - Ford - 4'01"
9 - De Mevius-Baumel (Mini JCW) - X-Raid - 4'06"
10 - Akeel-Duple (Taurus T3 Max) - BBR - 4'10"
La classifica auto finale (top 10)
1 - Al Rajhi-Gottschalk (Toyota Hilux) - Overdrive - 52h52'15"
2 - Lategan-Cummings (Toyota Hilux) - Toyota SA - 3'57"
3 - Ekström-Bergkvist (Ford Raptor) - Ford - 20'21"
4 - Al-Attiyah- Boulanger (Dacia Sandrider) - Dacia - 23'58"
5 - Guthrie-Walch (Ford Raptor) - Ford - 1h02'10"
6 - Serradori-Minaudier (Century CR7) - Century - 1h12'04"
7 - Yacopini-Oliveras (Toyota Hilux) - Overdrive - 1h57'47"
8 - Ferreira-Palmeiro (Mini JCW) - X-Raid - 2h15'57"
9 - Quintero-Zenz (Toyota Hilux) - Toyota - 2h20'04"
10 - Baragwanath-Cremer (Century CR7) - Century - 2h59'26"