Italiaracing.net Magazine - page 38

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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 8A PUNTATA
venienza propria. Certo, c’è un marketing
“temperato” e al più possiamo difendere il
perimetro personale di cosa non vogliamo
vendere o comperare. Se un aspetto etico è
esplicitato in una campagna pubblicitaria,
molto spesso dietro c’è una convenienza.
Recentemente mi ha fatto riflettere l’episo-
dio della pubblicità Barilla per le famiglie
“non tradizionali”. Conveniva a Barilla insi-
stere sul tema della famiglia tradizionale o è
stato più conveniente ammettere che le
parole fossero inopportune? E per conve-
niente intendo l’aspetto commercialedi con-
sumi, vendite e profitto».
Le corse ormai non si limitano alle
qualifiche e al giorno di gara, ma
sono diventate “un evento”. Con tut-
to il contorno di glamour, gossip, e
iniziative collaterali che ne deriva.
Un cambiamento inevitabile? E in
quale misura positivo?
«L’evento “gara” si è ampliato al venerdì e
al dopo gara: questo per me è un esempio
del falso mito della “crescita”: si aumenta,
si gonfia, si mercifica, si monetizza, si ven-
de quello che sta intorno all’evento, perché
l’evento in sé non basta più a sostenere le
crescenti pretese di profitto. Oltre a questo,
c’è il fattore gossip, omeglio il “divertimen-
to”: la gente si distrae con il divertimento e
per la passione del divertimento è disposta
volentieri ad acquistare riviste, abbiglia-
mento, viaggi, biglietti, gadget e soprattut-
to a “spendere” parte del proprio tempo,
cioè della propria vita».
Il ruolo della televisione, di internet
e dei social media: quanto pesa oggi
e quanto potrà pesare in futuro?
«La televisione cerca di adattarsi ai tempi
con più telecamere, schermi multifunzio-
ne, interattività, occhiali 3D, ma è come
cercare di avvicinare un cliente sempre più
elusivo, inafferrabile nei gusti, renitente a
spendere, accorto e diffidente verso servizi
sempre meno utili al suo benessere profon-
do. Lo spettacolo delle gare di Formula 1 in
sé latita: la gara di Formula 1 adAustin que-
st’anno è stata noiosa ed il vero spettacolo,
per cui si pagava il biglietto, era la passe-
rella di celebrità nel paddock e in pista.
Queste celebrità aiutano le vendite, ma aiu-
tano lo sport?».
Del resto ilmarketing fa leva sul biso-
gno di “divertimento”. Il divertimen-
to è davvero un bisogno della società
moderna? Quando ci divertiamo e ci
appassioniamo per i nostri eroi al
volante, proviamo affetto per i nostri
eroi? Cosa significa essere “tifosi”?
«La benevolenza è un sentimento amiche-
vole, si prova benevolenza verso persone
che non conosciamo e in maniera talvolta
nascosta; la benevolenza non e' neppure
affetto perché non comporta la tensione
connessa all'affetto e l'affetto si accompa-
gna alla consuetudine di stare insieme. La
benevolenza può essere anche improvvisa,
come accade nei riguardi di atleti e piloti in
gara, infatti la gente diviene benevola nei
loro riguardi e simpatizza con loro ma non
parteciperebbe per nulla al loro sforzo.
Sono scelti per sé anche i divertimenti pia-
cevoli e la gente affronta spese per i diver-
timenti ed in nome di questi rinuncia a
prendersi cura delle proprie ricchezze, del
proprio corpo e del proprio spirito. Lamag-
gior parte di coloro che sono ritenuti felici
si rifugiano in questi “divertimenti” e per
questo chi ha destrezza in tali “divertimen-
ti” è gradito alla massa che li lusinga. Si
ritiene che i “divertimenti” siano fonte di
felicità perché coloro che stanno al potere,
o più in generale sono in vista, sembrano
dedicare ai divertimenti il loro tempo, ma
forse questo non e' un segno attendibile
perché l’intelligenza e il valore che induco-
no a pensieri ed azioni eccellenti non con-
sistono nell'esercitare il potere o nell’esse-
re in vista».
Per concludere questo argomento
complesso e problematico: è davvero
inevitabile considerare tutto come
merce? Anche il divertimento, il tem-
po libero?
«Torniamo all’inizio della nostra conversa-
zione. Decidere di trattare un bene, un pro-
dotto o un servizio, come merce da compe-
rare o da vendere, significa decidere che sia
appropriato trattarlo come strumento di
profitto e consumo. Il mercato della salute,
dell’istruzione, della difesa personale e del-
la sicurezza collettiva, dell’ambiente, del-
l’arte, della famiglia, della procreazione,
della sanità.. tutto ha un prezzo? Siamo
un’economia di mercato o una società di
mercato? Lo sport americano è un collante
sociale e una forma di orgoglio civico, gli
stadi e gli autodromi sono cattedrali della
religione civile, spazi pubblici che uniscono
persone diverse in rituali collettivi di scon-
fitta, speranza, preghiera: gli spettatori
sono insieme per poche ore per condividere
Antonio Banderas,
Melanie Griffith
e Gerard Butler
alcuni tra i vip
visti ad Austin
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