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riera. Quello che mi colpisce sempre è la
sua semplicità, la sua genuinità. Attorno a
lui c’è sempre attenzione, ma lui non si pre-
occupa del clamore mediatico: bada a lavo-
rare e ad andare veloce».
Prima gara in Wrc, sia per Kubica sia per
Ferrara, prima volta insieme in un abitaco-
lo. E per Kubica prima volta dopo lungo
tempo con note lette in italiano. Mica facile.
«No, considerato anche che la gara è tostis-
sima: basti pensare che Monsieur Loeb, e
dico Loeb, ci ha messo sei volte prima di
vincerla. Ma Robert è davvero un fenome-
no, non so come dire altrimenti. Guida
usando praticamente solo la mano sinistra,
eppure come tempi si batteva con i migliori
cinque del Mondiale. Ha capacità di adat-
tamento impressionanti. La F.1? Non ne
abbiamo parlato. Io non volevo toccare l’ar-
gomento per primo e si capisce che è un
tema che lui affronta con fatica».
Nel futuro di Robert ci sono ancora i rally
di altissimo livello, probabilmente con il
navigatore polacco Jakub Gerber. «Sono
stato io il primo a dirgli che doveva pensare
a cosa è più utile per lui - aggiunge Ferrara
- l’italiano Robert lo parla bene ma non è la
stessa cosa della sua linguamadre, e in Gal-
les si è visto. Secondo me nel Wrc è assolu-
tamente competitivo. Magari non su tutti i
fondi, ma sull’asfalto, in Francia come in
Spagna, può tranquillamente puntare alla
vittoria».
MALCOLM WILSON
«CON NOI DIVENTERÀ
UN NUMERO 1»
Una opinione condivisa anche da Malcolm Wilson, il boss
della M-Sport e grand e talent scout che sta facendo una cor-
te spietata a Kubica per portarlo chez Ford l’anno prossimo.
Un accordo che parematuro, manca solo il sì finale del polac-
co. «Basta guardare a come Robert ha preparato il Rally del
Galles per capire quanto è importante per lui», ha dichiarato
Wilson ad Autosport. «Ha una determinazione e una fame
che è raro vedere in tanti altri piloti. E credo possieda tutte
le qualità per trascinare il nostro team. Noi lo conosciamo
bene, potremmo fornirgli gli strumenti necessari a fare un
ulteriore salto di qualità nei rally: ne sapremmo fare un
numero uno. Poca esperienza? Pensate alla nostra annata:
avevamo un pilota di poca esperienza come Neuville e lo
abbiamo portato al secondo posto nel Mondiale».
La F.1 si allontana sempre di più, ma se Kubica continuerà
a questo ritmo si allontanerà anche la nostalgia, il rimpianto
per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Il rally
gli ha tolto un sogno, ma gliene ne sta costruendo attorno
uno diverso. Complicato e insieme divertente da sognare.
«Credo che per me sarebbe stato più facile gareggiare in un
campionato mondiale su pista - ha riconosciuto il fenomeno
polacco - ma io non sono fatto così. Ho preso il rally come
una sfida». E la sta vincendo.
Kubica alla premiazione FIA di Parigi
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