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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 8A PUNTATA
Dopo aver esaminato le strategie
concentriamoci allora sui protagoni-
sti: untempo a farla da padroni erano
i “re del tabacco”, poi si è passati alla
telefonia; oggi tornano di moda
petrolieri e entrano in scena i gover-
ni: hai voglia di tratteggiarci una
panorama di quali sono i principali
sponsor motoristici del momento?
«Le sponsorizzazioni del Motorsport riflet-
tono la società e i desideri per prodotti che
si devono “consumare”; il pubblico del
Motorsport si è progressivamente allargato
perché e i prodotti sponsorizzati sono sem-
pre più prodotti di massa. All’inizio le spon-
sorizzazioni riguardavano principalmente
prodotti esclusivi e maschili: tabacco (Mar-
lboro, Camel) creme da barba (Denim,
Gilette), benzine (Gulf, Shell), liquori
(Ricard, Martini); poi sono arrivati marchi
di prodotti di consumo, principalmente ali-
mentari (Parmalat, Kraft) e abbigliamento
(Tommy Hilfiger, Boss). A seguire, si sono
visti marchi di servizi di aziende di teleco-
municazione e telefonia (Telefonica, Voda-
fone), Petrolio (Agip, Petronas), Hardware
e Software (HP e SAP), assicurazioni
(Allianz, IEG), Trasporti (Fed Ex, DHL,
UPS), Banche (HSBC, Bank of Scotland,
Santander). In una fase ancora più matura,
oltre la sponsorizzazione di servizi, c’è la
sponsorizzazione di una nazione, della sua
economia e della sua cultura industriale:
ecco allora gli eventi finanziati direttamen-
te dai governi nazionali (le gare F1 in Tur-
chia, Abu Dhabi, Bahrein, India, Cina,
Corea) per promuovere e rendere credibile
l’industria e il turismo di un paese. Negli
Stati Uniti, ad un livello anche più locale, le
municipalità di Baltimora, Long Beach e
Toronto sponsorizzano gli eventi a scopi
turistici ed il ritorno dell’investimento è
misurabile in termini di presenze negli
alberghi, fatturato dei ristoranti e biglietti
aerei. Perché in Francia non c’è più una
gara Formula 1? Semplicemente perché la
Francia e l’industria francese hanno trova-
to forme più evolute e più efficienti di spon-
sorizzazione della propria economia e della
propria cultura. Perché non ci sono più
piloti italiani in Formula 1? Perché come
nazione non riusciamo a preparare e tra-
smettere un messaggio univoco, forte e
chiaro di come vogliamo promuovere a
livello mondiale la nostra economia e le
nostre aziende. Le varie nazioni hanno fasi
di sviluppo diverse e chi investe per spon-
sorizzare le gare motoristiche sia un gover-
no, sia una municipalità sia una industria,
rivela quanto la cultura e l’economia di una
nazione sia avanzata e quanto abbia biso-
gno del “marketing” per promuovere se
stessa. E sottolineo la parola bisogno.
Un’azienda solida e una nazione coesa, con
prodotti e valori di eccellenza, con clienti
affidabili e cittadini evoluti non ha bisogno
di farsi pubblicità».
Quali elementi influenzano di più la
“vendibilità” di una categoria? La
fama dei piloti, i circuiti, la presenza
di copertura televisiva, l’appeal delle
vetture…
«I contratti televisivi sono fondamentali, o
almeno lo sono stati fino a pochi anni fa.
Ora le televisioni, per la pressione capillare
di Internet che trasmette qualunque evento
a costo quasi nullo, non riescono più a
Pastor MAldonado “protetto” dalla PDVSA,
l’azienda petrolifera nazionale venezuelana
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