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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 10. PUNTATA
petizioni sportive motoristiche non riesco-
no ad attirare facilmente in pista o davanti
al teleschermo gli appassionati ed a strap-
pare loro la capacità di spesa di cui dispon-
gono nel proprio tempo libero. Forse il futu-
ro del motorsport sarà determinato non più
da quanto bene riuscirà a vendere e a ven-
dersi, ma da quanto sarà giustificato in vista
di qualcosa d’altro (ecco il concetto ricor-
rente di “rilevanza”), cioè la formazione tec-
nica ingegneristica applicata all’industria
della mobilità per soddisfare il bisogno
innato di muoversi in libertà ad un costo
basso. Come abbiamo detto nelle puntate
precedenti questo è possibile per le compe-
tizioni tra vetture a ruote coperte, ad esem-
pio le GT3. Ma per le ruote scoperte, com-
presa la Formula 1? A Indianapolis corre-
ranno i prototipi ? (Già corrono le Nascar e
questo è un segnale da non sottovalutare).
Penso quindi che ogni crisi innanzitutto sia
naturale e in secondo luogo sia salutare: le
aziende sono composte da uomini e quindi
sono soggette alle leggi naturali dell’evolu-
zione: nascita, crescita, dieta, malattia, gua-
rigione, declino e morte. Un uomo che pesa
di più non significa che sia in salute e così
vale per un’azienda. Grande, grosso e grasso
non è bello! Non dobbiamo temere la crisi e
non dobbiamo desiderare di ingrassare
all’infinito. Facciamo un rapido esempio
tratto dalla Formula 1: Il fatturato annuale
è di circa 2 miliardi di euro, 22 piloti com-
petono in 19 eventi che duranomediamente
due ore: circa 850 ore di guida in gara. Per
ogni ora di guida, il “sistema Formula 1” fat-
tura 2.35 Milioni di Euro. Chi li paga? Fino
a quando?».
Saggia osservazione, e infatti il Circus
è alle prese con tentativi, a volte con-
traddittori, di "spending review",
comeoggi si tendeadireconundiscu-
tibile inglesismo. Il taglio dei i costi,
auspicatodai piccoli teammaguarda-
to con diffidenza dai costruttori più
danarosi, è un bene per lo sport o un
disastro sotto il profilo della ricerca
tecnologica?
«Per reagire alle naturali e ricorrenti crisi,
l’industria della mobilità attraverso le com-
petizioni ha sviluppatomotori più compatti,
leggeri ed efficienti, l’iniezione diretta anche
per i motori diesel, il recupero dell’energia
cinetica (il Kers) e termica (i motori turbo);
grazie alle competizioni sono stati formati
sul campo migliaia di tecnici versatili e con-
sapevoli di dover ridurre gli sprechi di peso
e di costi. Bella l’espressione “spending
review”! Usiamo l’inglese quando temiamo
che l’espressione “taglio dei costi” offenda!
Raramente ho visto nel settore del Motor
Racing un amministratore delegato reagire
alla crisi tagliando i costi con successo (e
così in politica), cioè semplificare i processi
e i controlli, alleggerire i tempi per le analisi
di mercato e le stime commerciali, capire
cosa è essenziale e fare solo quello; ma ho
visto tanti di loro sperare di superare la pro-
pria crisi spingendo per una crescita del fat-
turato. A parte alcune aziende temporanea-
mente di eccellenza, il mercato del Motor
Racing è limitato, per un’azienda che cresce
ce ne è una o più che decrescono e il settore
va in crisi. Ho visto invece situazioni di mer-
cato drammatiche, chiamiamole “crisi”, for-
zare le aziende a snellirsi, mettersi a dieta,
adottare un’alimentazione più sana, adatta-
re lo stomaco alla propria statura, respirare
aria fresca e pura».
Perché la vana speranza di aumenta-
re il fatturato in un mercato limitato
come il Motor Racing?
«Penso siadovuto allaparolinamagica “glo-
balizzazione”: si proietta l’immagine del
mondo come mercato dalle massime capa-
cità di spesa e quindi foriero di fatturato e
profitto; oggi, come mai prima nella storia
dell’uomo, è evidente (basta essere un pas-
seggero di un volo di linea) che il mondo è
finito, limitato, rotondo. Per la prima volta
nella storia dell’uomo ci opprime con tutta
evidenza il “finis terrae”, il “non plus ultra”.
La globalizzazione è solo il colonialismo a
livello mondiale, per cui le merci sono pro-
dotte dove costa meno e sono vendute dove
si può spuntare un prezzo più alto. Un’altra
parolina magica è “social network”. Questo
non funziona a livello economico: al "mi
piace" non segueneppure l'impegno adona-
re due euro ad una campagna di solidarietà;
al "mi piace" non segue alcun atto di respon-
sabilità. Il “mi piace” dei social network è
percezione di un attimo, effimero coinvolgi-
mento: mi piace quello che vedo, come sei,
ma non perdo tempo e soldi a cercarti. In
modo un po’ provocatorio dico che la crisi è
un bene per tutto lo sport perché elimina il
grasso al contorno. La vera ricerca tecnolo-
gica sempre troverà la sua giustificazione se
il suo fine è serio, concreto, semplice, evi-
dente e vantaggioso per tutti; la ricerca tec-
nologia serva della giustificazione di costi
per ottenere l’erogazione di fondi europei o
governativi sparirà».
Proviamo allora a dare una misura
dei costi del Motor Racing, Sport o
Business che sia. Quanto costa orga-
nizzare un campionato di monopo-
sto? Alcuni esempi, please.
«Ecco tre esempi di campionati Motor-
sport. Cominciamo dal “sogno” che proiet-
tano e cercano di vendere per generare pro-
fitto. La GP2 e la GP3 vendono il sogno della
Formula 1: l’accento è sulla “filiera” che por-
ta alla Formula 1. Per questo le gare si svol-
gono insieme alla Formula 1, sotto gli occhi
interessati dei tecnici e dei commerciali del-
la Formula 1. La Formula E vende il sogno
della mobilità sostenibile e del risparmio
energetico. Forse nel tempo questo campio-
nato attireràproduttori di batterie edi gene-
ratori e forse, come per magia, in pochi anni
vedremo componenti più efficienti , com-
patti e leggeri, così come abbiamo visto in
pochi anni la prodigiosa miniaturizzazione
delle batterie per i telefoni cellulari. La Indy
Lights vende il sogno di Indianapolis: pro-
ietta l’immagine del mito della Indy 500.
Chi crea un nuovo campionato o investe in
un campionato esistente, fa risuonare una
corda particolare nel pubblico e immedia-
tamente diventa popolare, ma distrugge
qualcos’altro, sposta l’interesse senza
aggiungere valore al totale, purtroppo. Il
Motor Racing è un settore a somma econo-
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