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buranti, lubrificanti e pneumatici,
ma quest'anno la querelle sulle gom-
me ha portato al centro del mirino la
Pirelli. Le corse sonoun investimento
redditizio anche per questo tipo di
fornitori?
«Se Pirelli è fornitore di pneumatici per la
Formula 1 e se desidera rinnovare il contrat-
to per i prossimi cinque anni, avrà la sua
convenienza e avrà misurato correttamente
tutti i ritorni dell’investimento. Proviamo
allora a immaginare di essere Pirelli e di sta-
re per firmare il contratto di fornitura per la
Formula 1 dal 2014 al 2018: quante gomme
ho venduto in più da quando partecipo alle
competizioni? Però attenzione: se nel fare
questo aumento il totale delle gomme ven-
dute da tutti i produttori del settore, allora
ho creato valore per il settore; se aumento
le mie vendite a fronte della diminuzione
delle vendite del concorrente, allora ho spe-
so dei soldi per un vantaggio temporaneo.
Chi verrà dopo di me e firmerà il prossimo
contratto venderà più gomme ed io ne ven-
deròmeno. Se il gioco è a somma zero, il set-
tore ha bruciato soldi. In altri termini: un
“business model” non è solo fare profitto,
ma è creare valore e trattenerne una parte.
Altrimenti anche una discarica abusiva è un
“business model” perché genera profitto.
Molti Paesi spingono i loro piloti sul
mercato attraverso sovvenzioni
governative: secondo te è giustificato
che una nazione investa parte della
sua ricchezza in questo campo?
«Permettimi di usare qualche acronimo: da
B2C a B2B a B2I. Mi spiego: dal “business
to consumer” siamo passati al “business to
business” e arriveremo, nel Motor Racing,
al “business to institutions” ed in questo
comprendo l’economia di una nazione, di
una regione, di una città metropolitana, di
un centro universitario e il turismo di qua-
lità. La giustificazione del Motor Racing nel
prossimo futuro verrà da lì».
Quanto incidono invece oggi i costi
legati alla sicurezza sui costi generali
del Motorsport?
«La FIA ha una Safety Academy, finanziata
da una parte, piccola in verità, degli introiti
pubblicitari della Formula 1 e dai contributi
delle varie associazioni nazionali sport
automobilistici. La stessa cosa vale per la
Indycar: una piccola quota è accantonata
per investire in ricerca sulla sicurezza. Que-
sti costi però sono relativamente contenuti
perché coprono essenzialmente calcoli
strutturali, prove di laboratorio e simulazio-
ni di fluidodinamica numerica.Ben diverso
è il caso dei costi per garantire nel tempo e
migliorare la sicurezza dei circuiti: barriere,
reti di protezione, asfalto drenante lungo
tracciati di svariati chilometri. Questi costi
possono portare al fallimento di un auto-
dromo.
e in un prossimo futuro la Formula E): il
pubblico è pigro e allora gli organizzatori
portano la gara in casa del pubblico. La
situazione è drammatica; l’amara medicina
è che metà delle piste devono chiudere; così
come devono chiudere i troppi aeroporti di
provincia: nella mia zona nel raggio di 200
chilometri ci sono gli aeroporti di Parma,
Pisa, Bologna, Bergamo, Firenze, Brescia,
Genova, Torino, Rimini, Venezia, Treviso,
Milano Linate e Malpensa, Verona. Perché
l’idea commerciale era: per farti volare ti
porto l’aeroporto dietro casa».
Si parla spesso dell'interesse nel
motorsport dei grandi costruttori.
Qual è il 'ritorno' delle gare per mar-
chi come Mercedes, Audi, Fiat?
«“Win on Sunday, sell on Monday” è sem-
pre stato lo slogan delle corse americane.
Così la Chevrolet Corvette nella categoria
Grand-Am, la Chevrolet Lumina, la Ford
Mustang e la Camry Toyota nella Nascar, la
Audi R8 e la Ferrari 458 nei campionati GT.
Ma a chi vendi oggi il sogno della mobilità?
I giovani sono apatici perché saturi di emo-
zioni, non sognano più la mobilità reale ma
la mobilità virtuale, cioè la connessione a
Internet: la soglia per incuriosire i giovani
si e' alzata, gli spettacoli di velocità stanno
evolvendo come eventi indoor per skatebo-
ard, biciclette Bmx o motocross: emozioni
brevi e intense come il salto nel vuoto di
Baumgartner. Al confronto, la 24 Ore di Le
Mans annoia! Come possono i venditori di
automobili superare la abitudine compulsi-
va dei giovani di guardare il proprio iPhone
ogni 10 secondi? Il Motor Racing è un Busi-
ness per un pubblico adulto. Fiat non è più
impegnata nelle competizioni, forse non ci
crede, forse non se lo può più permettere o
forse i modelli che può vendere al lunedì
non sono del segmento adatto ad essere sol-
lecitato dalle vittorie della domenica. Mer-
cedes, BMW e Audi in Europa hanno
modelli per clienti adulti e danarosi, sensi-
bili al richiamo delle competizioni. Proba-
bilmente le competizioni hanno senso solo
per chi può vendere macchine di prestigio
al lunedì.
Si parla raramente di fornitori di car-
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