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FORMULA 1
TEST AD AL SAKHIR
Stefano Semeraro
Marcus, dopo quattro anni consecutivi in
GP2, sei preoccupato di non riuscire a far-
cela in F.1?
«Onestamente, no. La F.1 è sempre stato il mio
sogno ed ero sicuro che se avessi continuato a
migliorarmi e a restare in contatto con i team una
chance alla fine sarebbe arrivata - e così è stato. Il
secondo aspetto non mi ha mai angosciato. Ho
sempre lavorato con gente brava che si occupava
per me di quella parte del business, iomi sono solo
preoccupato di guidare, e ora sarà lo stesso».
E’ stata la Caterham a offrirti un sedile: ci
puoi raccontare come è andata?
«E’ stato tuttomolto semplice, in realtà.Ho iniziato
a parlare con la Caterham l’anno scorso, i colloqui
sono andati bene e quando finalmente ho potuto
visitarelafactoryhotrovatounimpiantodiunlivel-
lo molto più alto di quello che mi ero immaginato.
Ho visto la determinazione con cui tutto il teamlot-
ta per migliorare, e mi hanno spiegato come mi
avrebbero aiutato ad ambientarmi in F.1 da rookie.
Hanno già esperienza in materia, e per me è una
bella notizia, visto che ho sempre saputo dove vole-
vo arrivare. E ora è tutto vero!»
C’erano parecchi candidati per quel sedile.
Hai un’idea del perché alla fine le scelta è
caduta su di te? In passato abbiamo visto
che nemmeno vincendo la GP2 si è sicuri di
essere automaticamente promossi in F.1.
«E’ una domanda da fare al team. Io so solo che fin
da quando abbiamo iniziato a parlare è stato chiaro
che avremmo lavorato insieme, ed è quello che sta
accadendo ora».
La Caterham deve ottenere risultati que-
st’anno, e questo tradotto significa che
anche il rookieMarcus Ericsson deve farlo.
Che tipo di pressione avverti?
«Per me è sempre la stessa cosa, non sarebbe cam-
biata se fossi arrivato lo scorso anno. Devo ottenere
risultati perché così funziona laF.1, nonperché cor-
ro con la Caterham».
Come ti sei preparato? La GP2 è una cosa,
la F.1 una cosa completamente diversa…
«La Gp2 sicuramente ti aiuta, ma non ti prepara ad
un salto così importante in termini di pubblico, di
impegni con imedia, con i fan - per l’interopacchet-
to diciamo. Dalla mia prospettiva di pilota ho lavo-
rato molto al simulatore alla factory, a fianco degli
ingegneri, per imparare come funziona la vettura, e
ora sto mettendo a frutto anche tutti l’attività con i
media che devo svolgere; diciamo che i due aspetti
si sviluppano insieme invistadell’Australia, dove so
già che ci sarà da impazzire al di fuori dell’abitacolo.
Alla guida sarà un po’ la stessa cosa dei test: mi con-
centrerò su come ottenere il meglio in pista e avrò
molte persone accanto a me che mi aiuteranno in
questo. E a dire la verità, non vedo l’ora di iniziare».
Alcuni critici hanno sostenuto che le nuove
monoposto di F.1 sono una versione appena
un po’ più raffinata di quelle di Gp2. E’ vero?
«Assolutamente no. Lemacchine 2014 appartengo-
no davvero ad un altromondo rispetto a una vettura
di Gp2, non solo in termini di sistemi di controllo
chehai adisposizione,maanche riguardoal numero
di persone che servono per gestirle. Pensiamo ad
esempio ai pit-stop: un pit-stop di GP2 è veloce, ma
anni luce distante da uno di F.1, e questo riguarda
solo ciò che accade fuori dall’abitacolo. All’interno
hai tanti di quei controlli in più da manovrare, un
tale carico aerodinamico da gestire, insieme alla
potenza e alla frenata, che non c’è davvero parago-
ne».
Farai coppia con un pilota di esperienza
come Kamui Kobayashi, che però non corre
in F.1 da un anno. Credi ci sarà comunque
qualcosa da imparare da lui?
«Certo. Kamui è stato fuori un anno, ma ha corso
tanti GP, è stato sul podio e ha percorso migliaia di
chilometri nei test. Sarà sicuramente un riferimento
per me».
I teammotorizzati Renault hanno mandato
segnali molto diversi: mentre Red Bull e la
Red Bull sembrano avere dei problemi, la
Caterhamse la sta cavando. A che discussio-
ni hai assistito all’interno del team?
«Io in realtà parlo solo con i miei ingegneri, e il
nostro team non ha sperimentato i problemi che
hanno avuto gli altri team Renault. Non so di che
tipo di problemi si tratti, so solo che noi stiamo
facendo il meglio che possiamo e che le cose stanno
andando bene».
Ormai mancano tre settimane alla prima
gara di Melbourne: ti senti pronto, il team è
pronto?
«Mentre rispondo siamo ametà dei test inBaharain
e ho completo appena 98 giri sullamacchina, chemi
sono valsi i 300 chilometri necessari ad ottenere la
superlicenza, e questa è un passo che ho compiuto.
Il primo approccio è stato buono in termini di fee-
ling, e mi restano altri due giorni di test per assapo-
rare il contatto con una vera F.1 prima di tornare a
lavorare al simulatore, poi ci sarà l’Australia. Wow!
Fisicamente sono pronto, mi sto allenando più
intensamente che mai, e sono a posto anche men-
talmente, molto eccitato all’idea che finalmente tut-
to sta per cominciare».
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