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TWITTARE
@ TRITARE?
Stefano Semeraro
In attesa di sapere come sarà la nuova monoposto
dopo la rivoluzione motoristica e aerodinamica, di
capire se Fernando Alonso e Kimi Raikkonen potran-
no andare d'accordo e se i nuovi acquisti fra i tecnici
saranno funzionali, e di scoprire se la Red Bull
comunque continuerà ad umiliare tutti, in Ferrari una
decisione è stata presa: Alonso deve piantarla con i
tweet birichini. I cinguettii che hanno a che fare con
la Ferrari e le sue prestazioni (peraltro tutti in inglese)
che hanno fatto imbufalire LucaDiMontezemolo, pri-
mo fra tutti quello in cui invocava come regalo di
Natale una Red Bull. «Gli proibiremo di twittare», ha
detto il Presidente della Ferrari, «ovviamente potrà
farlo come tutti, dicendo quello che gli pare, ma tutto
ciò che riguarda la Ferrari sarà comunicato da noi».
Non è certo una novità, questa fobia da Twitter. L’al-
lenatore della nazionale italiana Cesare Prandelli li ha
vietati, alle Olimpiadi agli atleti era stato fortemente
limitato l'utilizzo dei social media. Un "cinguettio" poi
assolutamente proibito ai vari cardinali riuniti inCon-
clave.
Giusto o sbagliato? Be' nel caso dell'elezione papale
sicuramente sì, viste le esigenze di riservatezza della
situazione. In altre occasioni il dubbio rimane, anche
perché sempre di censura trattasi: e se quotidiana-
mente ci lamentiamo indignati che i social media e lo
stesso accesso a internet vengano limitati o negati in
regimi poco democratici come la Cina, l'Iran o il Viet-
nam, come possiamo poi invocarli per mettere al
bavaglio la coscienza di un singolo atleta nel nostro
liberissimo mondo occidentale? In realtà a regolare la
faccenda dovrebbe bastare il buon senso, purtroppo
oggi merce rarissima. Prima di vietare bisognerebbe
dialogare, prima di cinguettare in maniera inoppor-
tuna - perché esistono i tweet inopportuni, eccome se
esistono - basterebbe riflettere qualche istante in più.
Non sarà comunque un messaggio inviato o cancella-
to a mutare la stagione 2014 della Ferrari. Ci vorrà
una macchina finalmente vincente, un team sereno,
un Alonsomotivato. Che è poi il punto su cui hamesso
il dito Bernie Ecclestone, che ogni giorno ne spara
una, ma che quando si toglie il cappello da Comuni-
catore Pazzo sa cogliere l'essenza ei problemi. «Il pro-
blema è la Ferrari o è Alonso? Sinceramente non lo so
- ha ammesso l'attempato Supremo fra un'udienza e
l'altra del processo che rischia di cancellarlo dal Cir-
cus - quello di cui ho paura è che Alonso perda lamoti-
vazione. Mi sembra che sia convinto che il team non
sia in grado di dargli una macchina vincente, e questo
potrebbe far perdere l'entusiasmo che serve in Ferra-
ri. Fernando è un vincente, e onestamente spero che
l'anno prossimo torni a farlo». Lo sperano in molti,
specie in Italia. Prima di pensare a twittare, bisogna
pensare non farsi tritare: dalla concorrenza.
Montezemolo ha deciso di mettere il bavaglio ai tweet
sarcastici di Alonso, dall'anno prossimo tutto ciò che
tocca la Ferrari sarà comunicato dalla Ferrari. Un
provvedimento che ricorda quelli presi in nazionale da
Prandelli e al conclave dal Vaticano. Ma, come sottolinea
Ecclestone, il problema della Rossa non sta tanto nella
comunicazione, ma nella progettazione