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FORMULA 1
LA CRITICA
TRA IPOCRISIA E MIOPIA
Il corvo nero, la mannaia sanzionatoria, la
scure dei tagli indiscriminati, scegliete voi
l’immagine che preferite, veleggiava sini-
stra sulla corsia box da anni, ed è bastato
che una gomma non ben fissata sulla Red
Bull di Mar Webber, durante un concitato
pit-stop del Gran Premio di Germania,
ferisse un cameraman, per fare scattare la
tagliola. A partire dall’Ungheria di que-
st’anno, per ogni sessione di prove non cro-
nometrate, in corsia box sono ammessi
solo 25, tra fotografi e giornalisti. Il sogno
di Mr. E, di cacciare via tutti dai box, affi-
dando a tre o quattro fidate agenzie foto-
grafiche dei soliti noti (magari con passa-
porto inglese) si sta concretizzando. Il tutto
per sacrosanti motivi di sicurezza. Il fatto
poi che il cameraman ferito fosse un ope-
ratore di Mr. E, che vuole offrire alla tele-
visione digitale ogni minimo dettaglio dei
Gran Premi, è del tutto irrilevante. Come
irrilevante è la preoccupazione sulla sicu-
rezza degli operatori dell’informazione,
che non è certo una priorità della moderna
Formula 1. Quando ti concedono un pass
per pit-lane e pista, devi firmare uno sca-
rico di responsabilità e sui pass è chiara-
mente indicato il fatto che “motor sport is
dangerous”. In caso di incidente, dunque,
gli organizzatori dell’evento si sono tolti
ogni responsabilità, ma la finalità dell’en-
nesimo giro di vite, come detto, è un’altra
e fa capo a ragioni ben meno nobili. Quali?
Tanto per cambiare, i soldi. Ogni minima
possibilità di fare business va sfruttata, tra-
scurando il fatto che buona parte della
popolarità della F.1 la si deve proprio a quei
bistrattati media, che da anni fanno da cas-
sa di risonanza per un Circus che avrebbe
bisogno di una profonda, radicale, ristrut-
turazione. E invece no, meglio mettere al
bando la stampa, che spesso rompe le sca-
tole, ficca il naso in questioni (specialmen-
te di carattere tecnico) che dovrebbero
essere circoscritte solo a pochi intimi, e
soprattutto non paga i pass. Largo invece
ai lasciapassare da vendere ad annoiati e
incompetenti ospiti dei vari sponsor, che
pagano prezzi esorbitanti, per essere
ingozzati come tacchini nei vari hospitality
o non vedere o capire quasi nulla dell’even-
to al quale stanno partecipando. Ebbene si,
questo è l’aspetto meno glamour della For-
mula 1 “modern style”, che poco o nulla ha
a che fare con la Formula 1 con la “F” maiu-
scola dei vari Enzo Ferrari o Colin Chap-
man, ma continua a produrre guadagni
stratosferici. Almeno per qualcuno. E se
provi farlo capire a chi di dovere, ti sciori-
nano dati entusiasmanti sulla popolarità
della Formula 1 e sull’audience televisiva,
che metterebbero a tacere chiunque. Pec-
cato che, dopo una frequentazione quasi
quarantennale del Circus, sia difficile cre-
dere a questi ritornelli. Prendiamo ad
esempio la vendita dei diritti televisivi alle
TV a pagamento. I dati sono impietosi per
l’esiguo numero degli abbonati e questo
non capita solo in Italia. Eppure te la ven-
dono come un evento epocale, come il toc-
casana per incrementare la polarità della
categoria regina dell’automobilismo spor-
tivo. Balle: basta parlare con qualche ven-
tenne per rendersi conto di come l’appeal
della Formula 1 sia in netto calo e come lo
spettacolo dei Gran Premi sia ormai desti-
nato ad un pubblico di quaranta-cinquan-
tenni che, in molto casi, spengono il video
pochi giri dopo il via. Ma chi se ne frega,
l’importante è sbattere fuori dalla corsia
box quei rompiscatole di fotografi e gior-
nalisti e gettare i presupposti per una pit
lane ancora più esclusiva, ancora più off
limit per la stampa. Una pit-lane dove, udi-
te udite, nel 2014 pochi fortunati potranno
ancora accedere “gratis” poi, a partire dal
2015 non è detto che non si paghi.
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