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In chemodo pensi che la natura delle
corse da una parte e dall’altra del-
l’Atlantico sia stata condizionata,
“informata” dalla diversa storia, e
dalle differenze culturali e sociali fra
i due continenti? Da noi l’eredità del
mondo classico, negli Usa il cultodel-
la frontiera.
«La geografia determina la storia e la cul-
tura più di quanto non pensiamo. La dispo-
nibilità di spazio condiziona la nostra vita
quotidiana, il nostro umore, i nostri pensieri
e i nostri sogni; la potenza della geografia è
così forte che se guardiamo tutto il mappa-
mondo, dobbiamo ammettere che la civiltà
occidentale non poteva non iniziare in Gre-
cia (unmare ampioma chiuso conmolte iso-
le tra loro vicine) e in Mesopotamia (una
ampia terra fertile tra due fiumi importanti)
il cui clima favorisce la vita all'aperto e lo
scambio di merci e di idee.
Lo spazio aperto, la prateria, i cavalli liberi,
le “strip” dei dragster del New Mexico pro-
prio non possono esistere in Europa. L’av-
vento delle prime automobili in Europa a
inizio Novecento ha sconvolto l’urbanistica
delle città vincolate da mura e fossati cente-
nari, caratterizzate da vicoli stretti accessi-
bili a piedi o con un solo cavallo e punteg-
giate da poche piazze perché lo spazio all’in-
ternodellemura eraprezioso: proprio in Ita-
lia, nel Medioevo, abbiamo inventato il con-
cettodi Comune che significa “cum-moenia”
o “cum-munus” cioè “mura a difesa di uno
spazio comune” e “doveri comuni”. Non esi-
ste una città americana che abbia avuto
mura di cinta e strade strette, anzi la città di
frontiera americana si sviluppa lungo ladrit-
ta via principale, celebrata nei filmdi genere
western e luogo ideale per gli inseguimenti
a cavallo tra lo sceriffo e i briganti».
Proviamo ora a fornire un quadro
sintetico di come si differenzia la
struttura delle corse da noi e da loro?
Quali categorie sono più importanti,
chi le finanzia, quale filosofia sta die-
tro al loro sviluppo.
«La Nascar e' l'esempio dell'inclusivita':
accesso pressoché libero ai box, ai piloti, ai
dati, alle officine delle squadre. In termini
di immagine (vetture a ruote coperte ) e di
valore commerciale (budget tipico molti-
plicato per il numero degli iscritti più con-
tratti pubblicitari), questa categoria è ana-
loga al DTM e ai Prototipi Le Mans Europei
e richiede l’esposizione diretta di tre o quat-
tro costruttori di automobili: in Nascar tro-
viamo GM, Toyota e Ford; in DTM ci sono
BMW, Audi e Mercedes; a Le Mans gareg-
giano Porsche, Audi, Toyota e Honda. Nel
settore delle ruote scoperte, sia la Formula
1 sia la IndyCar sono finanziatate non solo
dai costruttori automobilistici, ma anche
da colossi multinazionali che producono
beni e servizi di consumo quali bibite ener-
getiche, telefoni, compagnie di assicurazio-
ne, elettronica... Ma la Formula 1 rispetto
alla Indycar ha un valore commerciale di
almeno un ordine di grandezza superiore.
La Formula 1 è l’esempio dell’esclusività: le
dichiarazioni, i video e le fotografie dei pilo-
La Nascar è l'esempio dell'inclusività: accesso pressoché
libero ai box, ai piloti, ai dati, alle officine delle squadre
e
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