di Andrea Toso,
con la collaborazione di Stefano Semeraro
Siamo arrivati, caro Andrea, ad un capitolo
che personalmente mi intriga: il rapporto fra
due mondi motoristici diversi, quello euro-
peo e quello americano. Inizio citando il caro
amico Fabio Della Vida, agente e talent-scout
tennistico
(è stato lui che ha “scoperto” Martina
Hingis)
e figlio di Carlo, il grandissimo orga-
nizzatore di eventi sportivi che nel dopoguer-
ra rilanciò il tennis in Italia e portò da queste
parti gli Harlem Globetrotters. Per Fabio, «il
grande insegnamento di papà è stato di copia-
re dagli americani, che pensano le cose per il
pubblico». Ti chiedo: è così anche nel mondo
delle corse? Noi europei più “tecnici”, loro
più attenti allo spettacolo?
«Per iniziare, e per le implicazioni culturali che espri-
me, vorrei approfondire questo concetto sotto due
aspetti: il “contatto” e il “livello di partecipazione”.
Come esempio del “contatto fisico” possiamo anche
partire dal confronto di sport simili. Il football ame-
ricano sta al calcio come la IndyCar sta alla Formula
1. La discriminante in questo caso è: il contatto è per-
messo o il contatto è vietato? La risposta è che il
Motor racing americano è uno sport di contatto, e il
suo paradigma è la Nascar. Una delle richieste fon-
damentali della IndyCar nel 2011 per il progetto della
nuova macchina, infatti, verteva proprio sul dato di
fatto che in quelle gare il contatto c’è, ed è permesso.
Compito di Dallara era ridurre il rischio delle conse-
guenze del contatto, cioè i danni per sé e per gli altri.
Per questo la nuova Indycar presenta le innovative
protezioni alle ruote posteriori e la carrozzeria è più
larga delle ruote. “Contatto” significa anche vicinan-
za del pubblico all’evento e per questo nel calendario
Indycar delle ultime due o tre stagioni sono diventati
più frequenti gli eventi nei circuiti cittadini (o “street
course”): Toronto, Detroit, St.Petersburg, San Paulo,
Long Beach, Baltimore, Houston. Più che la velocità
in curva, uno spettatore a bordo pista è colpito dal-
l’accelerazione, dal rumore, dalla prossimità. Ovvia-
mente il contatto implica rischio di incidenti in pista
e fuori dalla pista, ed il rischio a sua volta moltiplica
spettacolo, emozione, adrenalina, ricordi intensi,
creazione di eroi, storia. In Europa invece il contatto
è sanzionato. La F1 corre nei circuiti cittadini solo a
Monte-Carlo e questa gara tuttora affascina. Le espe-
rienze a Valencia non hanno avuto successo, mentre
le gare di Singapore e Montreal sono troppo lontane
e comunque scomode come fuso orario per il telespet-
tatore a casa. In F.1 i nuovi circuiti tipo Bahrain,
Istanbul, China, Mosca, Malesia, Korea, Austin non
hanno sconnessioni e sono costruiti con ampie vie di
fuga che però allontano lo spettatore seduto in tribu-
na. Oltre all’aspetto del contatto, e fortemente legato
a questo, c’è l’aspetto del livello di partecipazione
all’evento. In Europa appena i commissari toccano
una macchina, questa è squalificata e per quel pilota
la gara è finita senza discussione. Negli Stati Uniti
invece i commissari cercano in ogni modo di riavviare
il motore e di trainare ai box la macchina anche se
incidentata; i meccanici durante la gara possono
lavorare nei garage per riparare i danni per consen-
tire al pilota di terminare la gara anche se doppiato.
Per questo le macchine da corsa americane devono
essere robuste, facili da smontare e da riparare, e per
questo nei garage della Nascar è proibito l’uso del-
l’elettricità e dell’aria compressa per lavorare sulle
macchine: la tecnologia differenzia artificialmente la
competizione tra le persone, la tecnologia non è il
cuore delle competizioni e neppure della nostra vita.
Uno straordinario capitolo del nostro viaggio, dedicato alla filosofia
della gare americane. Andrea Toso della Dallara ci racconta le sue esperienze
di oltre tre lustri a contatto con tutte le realtà made in Usa,
spiegandoci la filosofia genuina e pragmatica di un ambiente dove il contatto,
la partecipazione, i diritti del pubblico e l'understatement dei proprietari
sono il pane quotidiano. E da solo l'affresco di un grande personaggio
come A.J. Foyt vale il piacere della lettura
America, l'etica
50
SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 8A PUNTATA