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2001
FERRARI F2001
L’euforia per il fresco doppio titolo iridato conqui-
stato dalla Ferrari nel 2000 viene ben presto stem-
perata dalle voci che rimbalzano dall’Inghilterra.
All’indomani del Gran Premio di Malesia, ultima gara
del 2000, gli storici avversari del Cavallino e i media
anglosassoni cominciano a ripetere come un mantra
che, se vincere è difficile, rimanere ai vertici lo sarà
ancora di più. Come dire: la Ferrari ha interrotto il lungo
digiuno, che durava dal 1979, e ora ci vorranno diversi anni
prima che si ripeta. Ma in provincia di Modena non sono affatto
dello stesso avviso e soprattutto il Cavallino può contare su un fuoriclasse del calibro di Michael Schumacher che non è affatto appagato
del terzo titolo. Uno come lui si impegna allo spasimo anche quando gioca a calcetto, figuriamoci quando in ballo c’è il mondiale di
Formula 1. Per quel che riguarda la Ferrari, nel 2001 non solo Maranello riesce a riconfermarsi ai vertici della categoria, ma addirittura
è in grado di migliorare il risultato della stagione precedente. Se nel 2000 si era parlato di un effetto Schumacher, nel 2001 i meriti
vanno equamente suddivisi tra il campione tedesco e la sua monoposto, una delle migliori Ferrari di tutti i tempi. Una vettura a suo
agio su ogni tipi di circuito, competitiva su piste ultra veloci, come sui tracciato cittadini. Ma anche la macchina che nel 2001 ha saputo
meglio di tutte interpretare le nuove norme introdotte dalla Federazione e minimizzarne gli effetti negativi (minor carico aerodinamico)
derivanti col nuovo regolamento. Un modello per la concorrenza, che non tarda a copiarne alcune delle sue soluzioni tecniche vincenti,
come la conformazione aerodinamica anteriore, l’ala a “cucchiaio” o la distribuzione dei pesi. Senza però mai riuscire ad impensierirla.
Da anni non accadeva alla Ferrari.
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