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“F-DUCT” ROSSO
A Barcellona, dove Alonso agguanta un insperato secondo
posto, la Ferrari fa esordire la sua personale interpretazione
dello F-duct. Il sistema messo a punto dei tecnici di Mara-
nello è diverso da quello ideato dalla McLaren e si avvale di
due piccole prese d’aria, ricavate nella parte alta del cofano
motore e da due canalizzazioni che portano l’aria all’abita-
colo. All’interno di quest’ultimo c’è una piccola apertura,
azionata direttamente dal pilota. Quando questi la parzializ-
za, in rettilineo, l’aria viene indirizzata all’ala posteriore per
farla stallare, mentre nei tratti guidati viene convogliata ver-
so l’abitacolo. Per attivare il meccanismo, sempre a partire
da Montmelò, la Puma fornisce ad Alonso e Massa degli
appositi guanti, dotati di una specie di ventosa, che parzia-
lizza o meno il condotto ricavato all’interno dell’abitacolo.
Quando si dice l’esasperazione.
EVOLUZIONE
DEGLI SCARICHI
Il segreto della resurrezione Ferrari, nella seconda parte del-
la stagione 2010, sta tutto nel retrotreno della F10, che mon-
ta un diverso estrattore posteriore, il condotto F-duct, ma
soprattutto gli scarichi bassi. Abbandonati i condotti di inizio
stagione, che si ispiravano alla F2005 del 2005, a partire dal
GP d’Europa la Ferrari copia la soluzione della Red Bull, che
consente di generare più carico sul diffusore e quindi di
migliorare la trazione. Più deportanza per la rossa, dunque,
maggiore trazione in curva, con i tempi di percorrenza che
calano e l’imprendibile Red Bull che, nel giro di pochi Gran
Premi, torna alla portata della Ferrari. Peccato sprecare tutto
con la dissennata gestione del box nell’ultima gara in calen-
dario. Sempre in questo disegno si può notare la presenza di
una carenatura integrale, o “cestello”, che avvolge l’impianto
frenante della F10.
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