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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 11. PUNTATA
calarci nell’abitacolo dei piloti grazie a mille
telecamere ad alta risoluzione, ma... manca
qualcosa! Non c’è l’aspetto sociale dello spet-
tacolo: siamo onnipotenti, ma soli. Pensa
che, nella Grecia antica, la ragione del teatro
era la funzione sociale: le tragedie e le com-
medie duravano dall’alba al tramonto, sem-
pre alla luce del sole per permettere agli spet-
tatori di commentare tra loro quello che
vedevano sulla scena; la partecipazione agli
spettacoli eraaddirittura retribuitadalloSta-
toperché la rappresentazione scenicaprodu-
ceva “catarsi”, creava discussione e interro-
gazione reciproca sul senso della vita e della
morte, sui motivi e le ragioni di essere comu-
nità, sul rispetto e la preminenza delle leggi
umane o di quelle naturali, sulla cura dello
sconfitto e l’ammirazione per lo straniero.
Oggi lo spettacolo ha perso la funzione socia-
le ed è rimasto il guscioMeliconi di un diver-
timento annoiato».
Inche cosadifferisce secondo te lapsi-
cologia dello spettatore americano da
quello europeo?
«Lo spettatore americano non vuole solo
assistere, ma è abituato a partecipare: cerca
di essere inquadrato dalle telecamere per
trovare il coraggiodi baciare la fidanzata, può
essere estratto a sorte per diventare passeg-
gero della biposto Indycar o della pace car
con tantodimicrofono e telecamera; se è for-
tunato, sventola la bandiera verde di inizio
gara e annuncia il “drivers, start your engi-
nes!”: èuncoccolatoattore comprimariodel-
lo spettacolo stesso. Lo spettatore europeo è
il vorace tecno-maniaco che con il suo Tablet
in poltrona o in tribuna sogna di essere sul
ponte di comando della Enterprise e deside-
ra essere inondato di dati e immagini, ani-
mazioni grafiche e intertempi viola, gialli o
bianchi che siano. Secondo te, a fine spetta-
colo, quale dei due torna a casa più contento,
quale dei due ha avuto un’esperienza indi-
menticabile da raccontare agli amici e tale da
spingerlo a prenotare i biglietti per i dieci
anni successivi?»
Be’, la rispostaè fin troppo facile. Qua-
li saranno le strategie più efficaci in
futuroper attirare il pubblico inpista?
«Sedavverovogliamo riportare il pubblico in
pista, con il fine nobile di ricuperare la fun-
zione sociale e aggregante di partecipare
insieme ad uno spettacolo emozionante,
incertoe talvoltapericoloso, dobbiamosmet-
tere di trasmettere tutte le gare in televisione
o via Internet. E’ una provocazione, lo so; ma
se la gara finale del Campionato del Mondo
di Formula 1 non avesse copertura televisiva,
sicuramente il numero di chi pagherebbe il
biglietto per assistere sarebbe elevatissimo!
Immagina di voler andare al concerto rock
del tuo cantante preferito a San Siro o al
Campo Volo di Reggio Emilia perché la tele-
visione non riprende l’evento: se vuoi incon-
trare il tuo idolo allora vai al concerto. A fine
concertomagari comperi il CDcon le canzoni
del concerto stesso, unCDunico e irripetibile
perché tra le note delle canzoni preferite ci
sono le tue grida di gioia ! Andiamo ancora
più in là nella provocazione: riduciamo il
numero di gare! Per le gare rimaste rendia-
mo accessibile, al sabato, la zona dei garage
ad un costo di 10 euro o poco più e in quel
giorno organizziamo una sessione di auto-
grafi obbligatoria per i piloti, vestiti con la
tuta da gara. Aggiungiamo una gara di con-
torno in cui i piloti di Formula 1 corrono, per
un montepremi simbolico o per il bacio con
la miss locale, con vere macchine “stradali”:
BMW, Porsche, Ferrari, Audi, Lamborghini,
Corvette, Viper compatibili a livello contrat-
tuale con il motore installato sulla loro For-
mula 1. E poi imponiamo alle Formula 1 di
usare pneumatici strettamente di serie for-
niti anche da più costruttori in concorrenza
tra loro:, Pirelli Michelin, Bridgestone e così
via! Pensa che fenomenale leva commerciale
avresti a disposizione per vendere al lunedì
macchine epneumatici. Questo scenarionon
è un sogno romantico se pensi al potenziale
di uncampionatoGTnazionale, continentale
con finali mondiali».
Meglio allora contenere i prezzi dei
biglietti o offrire uno spettacolo più
ricco? Sempre che ci intendiamo su
cosa significhi “più ricco”... Gli auto-
dromi italiani sono spesso vuoti, o
quasi: di chi è la colpa?
«La capacità di spesa dell’appassionato è
limitata e con la crisi economica non possia-
mo aspettarci che questa capacità di spesa
aumenti. Cercare di arricchire il contenuto
dell’offerta dello spettacolo per giustificare e
sostenere il prezzo è una strada sbagliata:
aumentano i costi di ciascunoma resta la lot-
ta al ribasso sui prezzi. E’ come voler aumen-
tare le portate di un pranzo al ristorante per
giustificare il prezzo: se ci provi, come tito-
lare di un ristorante, ti scontri con il “fast
food” e la tua gastronomia di qualità muore;
meglio allora una sana, allegra e affollata
trattoria, come tante se ne trovano in Italia,
con piatti tipici e ingredienti unici, invidiati
in tutto il mondo perché irripetibili. Aumen-
tare sempre più il numero di gare di campio-
nato è come pretendere che un clientemangi
cinque volte al giorno al ristorante: magari lo
fa per un anno poi non ha più soldi o non ha
più tempo o ci viene da solo e quando questo
succede, e succede comunque, ti lamenti del-
la crisi di fatturato del tuo ristorante.
Fino a vent’anni fa, intorno a Indianapolis
per un raggio di 200miglia, non c’erano altri
Speedway: ora trovi Kansas, Kentucky, Chi-
cagoland e Nashville: la bulimia delle com-
petizioni. Davvero pensi che qualcuno segua
tutte le gare in tutti gli autodromi? Il cam-
pionato Nascar comprende 38 gare, il che
significa una gara ogni domenica per tutte le
domeniche da Febbraio a Novembre. Se vai
a vedere le gare Nascar non vai più al bar con
gli amici, non giochi più con i tuoi figli, non
leggi più nessun libro, non vai più a Messa o
alla sezione del partito. Quando leggo i pro-
clami : “we have to increase the fan base”, io
commisero quelli che per lavoro cercano di
mettere in pratica queste vanità, combatten-
do per rincorrere un obiettivo comunque
sfuggente e mi vengono in mente le parole
del Poeta: . ..”così quel fiato li spiriti mali / di
qua di là di su di giù li mena”».
I social network sono una risorsa o
una minaccia per la fruizione dello
spettacolo sportivo?
«I Social network sono la naturale reazione
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