di Andrea Toso,
con la collaborazione di Stefano Semeraro
Partiamo da una notizia recente. L'esempio di
Penske:perché teamepiloti vengonoda lontano
per esercitarsi al simulatore Dallara?
«Penske è una squadra molto esigente, abituata a vin-
cere. Un’organizzazione militare, rigorosa, con una cul-
tura “decisiva”. Cerca il meglio, il vantaggio competitivo
e quando lo trova, lo persegue con determinazione».
Il simulatore è davvero il nuovo strumento riso-
lutivo per andare forte in pista?
«Per venire a provare al simulatore Dallara dagli Stati
Uniti i piloti egli ingegneri devonomettere incontoviag-
gi aerei, alberghi, macchine a noleggio: tanto tempo e
tanti soldi! Deve proprio valerne la pena. Nel tentativo
di ridurre i costi gli organizzatori di tutte le categorie
limitano sempre più i test in pista delle squadre, vedi ad
esempio ciò che succede in Formula 1, per proteggerli
dalla loro stessa bramosia; se non intervengono a forza
gli organizzatori, il limite dei soldi a disposizione è il fre-
no naturale allo sviluppo della prestazione. Chi ha risor-
se economiche sufficienti, chi ha ingegneri preparati, chi
ha la fortuna di avere in squadra undirettore tecnico che
ci crede epensanonsoloalla stagione incorso,maanche
a quelle future, allora cerca di battere nuove strade. In
passatoqueste stradeerano lagalleriadel vento, il poster
rig, il banco prova trasmissione cambi, il banco prova
motori fino alla pista privata (Fiorano docet !); adesso
la strada più efficiente, a pari spesa, è il simulatore di
guida professionale. Sì, il simulatore è lo strumento più
adatto per andare più forte in pista, sia come squadra,
sia come ingegnere, sia come pilota.
Come pilota ti può piacere o no, ci puoi credere o no, lo
puoi capire o no, ti ci puoi trovare bene o no. Però, se
non lo utilizzi, dietro di te ci sono decine di altri piloti
pronti a prendere il tuo posto: fine della tua carriera e
dei tuoi sogni di celebrità. I nuovi piloti emergenti
appartengono alla generazione di "nativi digitali", che
vivono di videogiochi e nei videogiochi e che dipendono
da stravaganti applicazioni per smartphone: ce ne è una
che dopo aver inquadrato il QR code di barrette o bibite
energetiche, conferma se quel cibo contiene o meno
sostanze vietate ai controlli antidoping. La tastiera ed il
mouse sono preistoria».
Perché "il simulatore" è uno strumento diffici-
le?
«Il simulatore è difficile perché per essere realistico tutti
i numeri devono essere giusti. Se non è realistico, il pilo-
ta e l’ingegnere se ne accorgono subito perché lo sforzo
o l’angolo volante sono sbagliati o i dati non combaciano
con le acquisizioni in pista a pari assetto. Il simulatore
non ti concede di lavorare per differenze rispetto a una
configurazione di riferimento, come il banco prova
motore o la galleria del vento. Affinché il pilota dimen-
tichi di essere al simulatore e sia convinto di guidare in
pista, tutti i numeri devono essere giusti: le gomme, le
sospensioni, gli ammortizzatori, i pesi, l'aerodinamica,
il motore e la trasmissione. Se ad esempio inizi una ses-
sione al simulatore conunvalore di resistenza e di carico
aerodinamico su cui hai un’incertezza del 5%, e chiedi
al pilota di valutare l'effetto di una regolazione dell’ala
posteriore, il suo commento sarà sbagliato in frenata, in
curva e in accelerata e in tutte le fasi di transitorio tra
queste; allora potresti anche pensare di “aggiustare il
tiro” e correggere "amano" i dati aerodinamicimaaque-
sto punto gli schiacciamenti delle molle calcolati dal
simulatorenonsonopiùsovrapposti allemisure inpista,
l’evoluzione dello sforzo volante in curva non è riprodot-
to in modo corretto; allora cerchi di adattare la curva di
coppia del motore e di conseguenza i punti di cambiata
sono sbagliati e irrealistici... Il cliente esigente e prepa-
rato, l’ingegnere e il pilota, hanno spesso a disposizione
acquisizioni dati inpistaapari assettoe ti possonodimo-
strare che il tuo belmodello veicolo è sbagliato. Se cerchi
di barcamenarti con un cliente come Penske, il cliente
È l’uomo il cu
Le nuove tecnologie stanno cambiando la nostra vita e quindi anche il
modo in cui ci avviciniamo alle auto e alle gare. L’esempio più evidente
è il simulatore, ormai diventato uno strumento fondamentale
nell’economia dei team e nella formazione dei nuovi piloti. E’
l’ennesimo capitolo di una lunga storia che lega l’uomo e le macchine,
ma la lezione che dobbiamo trarne è soprattutto una: la tecnica
deve essere serve al nostro servizio, non renderci schiavi
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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 12. PUNTATA