le nostre bellissime e armoniche città del
Rinascimento pensate a misura d’uomo, ma
non a misura di automobile: Pienza, Siena,
Firenze,Roma, sfregiatenegli spazi enel tem-
poquotidiano.Davveroè correttomisurare la
salute dell’economia mondiale in base a
quantimilioni di nuove automobili riusciamo
aprodurreeadintrodurrenelmercato?(dove
il mercato significa semplicemente le nostre
strade!). Davvero la pretesa di libertà dimuo-
verci giustifica lo scempio irreversibile del
mondo intorno a noi?».
Ancora sul tema: è immaginabile un
pilota “cibernetico”, che abbia cioè
inseriti nel suo corpodei sensori che lo
rendano tutt’uno con la macchina? Il
primo passo potrebbero essere dei
caschi simili ai “Google Glass”.
«Pensa a Zanardi dopo il terribile incidente e
alle sue vittorie nella categoria Turismo, o ai
trionfi olimpici con la sua avveniristica bici-
cletta targata Dallara: Alex guidava con delle
protesi econcomandimodificati;mahavinto
Zanardi, non la sua bicicletta o la sua auto-
mobile. Si guida con lamente. Ripeto ancora:
deviprimadituttodecideredovevuoiandare,
a quel punto la tecnologia arriva in tuo soc-
corso. Se guardi solo dove stai andando, non
sei un pilota».
Secondo te come sono cambiate,
ammesso che lo siano, le qualità e le
caratteristiche che vengono richieste
oggi ad un pilota professionista?
«Due piloti professionisti, compagni di squa-
dra, alla guida dello stesso veicolo da compe-
tizione, con lo stesso motore e le stesse gom-
me, tipicamente hanno una differenza di pre-
stazionealmassimodi0.2secondiperungiro
di pista che si percorre in un minuto e qua-
ranta secondi, cioè cento secondi. 0.2/100
significa una differenza del 0.2%. Ecco un
semplice esempio per renderci conto che i
piloti professionisti sono e devono essere
“macchine” efficienti , ripetibili e prevedibili.
Maquestoaspettononbasta. IlMotorRacing
è uno sport mentale. La psicologia e il carat-
tere influenzano la prestazione di un pilota
durante il corsodi unastagionee sono i fattori
decisivi che determinano se il pilota vincerà
delle gare e, talvolta, diventerà un campione.
E’ possibile e abbastanza frequente vincere
alcune gare, ma non è facile guidare in modo
veloceconconsistenzasopportandolatensio-
ne provocata dai concorrenti e dalle sfide tec-
niche e sportive. Per questo, ogni aspetto del
veicolo che possa ridurre il livello di tensione
del pilota mentre guida al limite è un fattore
fondamentaleper lostudiodelladinamicadel
veicolo e può essere studiato al simulatore, ad
esempio il sedile, l’attivazione della radio, la
posizione delle cinture, l’ergonomia dei
comandi in abitacolo, la visibilità. Tutto ciò
che risparmia energie mentali al pilota ne
aumenta la prestazione».
Il pilota professionista è un uomo. Chi
è? Come si forma?
«Un pilota professionista ha una giovane età,
dagli 8 ai 14 anni per le competizioni in go-
kart,dai25ai30perlemonopostodiFormula
1 e molti piloti professionisti hanno dovuto
interrompere, abbastanza prematuramente,
le scuole. Questa necessità di abbandonare
le scuole è dolorosa e irreversibile e si paga
per tutta la vita. La giovane età e l’incom-
pleta preparazione scolastica rendono il
pilota insicuro e riluttante ad apprendere
gli aspetti tecnici delle competizioni (ad
esempio l’analisi dei dati), a sostenere la
critica, i commenti e i giudizi, a discrimi-
nare tra l’informazione tecnica vera e
quella falsa, tra la notizia di giornale e il
consiglio di valore. Chi vive a fianco di un
pilota e vuole aiutarlo a crescere come
uomo, per affetto o per interesse, e quindi
penso alla moglie o al suo manager, deve
possedere un fine talento psicologico per
aiutare il marito o il cliente a diventare un
atleta maturo, consapevole, affidabile e
consistente. Per raggiungere il successo il
pilota professionista deve possedere una
enorme e incrollabile motivazione a rag-
giungere i propri obiettivi, anche a spese
del proprio compagno di squadra e, addi-
rittura, a spese di tutte le persone che
lavorano nella stessa squadra, tecnici e
manager compresi. Il pilota da competi-
zione ha alcune caratteristiche in comune
con un pilota di aerei militari: il gergo tec-
nico, le procedure di sicurezza, le riunioni
prima e dopo la missione, fino all’allena-
mento al simulatore e all’abbigliamento.
Ma ci sono alcune differenze: un pilota da
competizione ha una preparazione tecnica
limitata e non favorisce mai lo sviluppo di
un collega. Proseguiamo nella metafora:
una competizione motoristica è molto
simile ad un duello tra più piloti alla guida
di velivoli militari; in entrambi i casi i pilo-
ti devono prepararsi per una gara o una
missione, mentalmente e fisicamente, per
superare, ad ogni costo, gli avversari. I
piloti da competizione ed i piloti militari
devono conservare la propria mente fred-
da e razionale perché, per vincere una gara
o sopravvivere ad un combattimento
aereo, non possono permettersi la debo-
lezza di odiare il proprio avversario.
L’odio assorbe energie mentali, tende a
focalizzare l’attenzione sui dettagli e infi-
ne a far perdere la percezione spaziale del
contesto e la corretta gerarchia temporale
di azioni e reazioni, sviluppate con tanta
fatica in addestramento. Perciò, essere un
pilota automobilistico di successo o un
eccellente pilota militare implica riuscire
a portare ad uno stato di tensione psico-
logica l’avversario, per fargli perdere la
concentrazione e, alla fine, indurlo a com-
piere un errore fatale. E’ molto interessan-
te, alla fine di una gara automobilistica ad
alto livello, osservare come i piloti scen-
dono dai loro veicoli: quelli che riescono a
dimostrare un atteggiamento calmo, a
salutare il pubblico e i propri avversari,
hanno maggiori probabilità di vincere
rispetto a quelli che nervosamente perdo-
no il controllo di sé a causa di un incidente
di gara o semplicemente perché non tutto
si è svolto come desideravano».
Arriveremo in futuro a un traffico
“senza pilota” nelle strade delle
nostre città? Qualche esperimento è
già stato tentato, con esiti diversi…
«L’automobile ha irrimediabilmente e ine-
vitabilmente perso la poesia, a parte i con-
corsi di bellezza delle auto d’epoca. Indietro
non si torna. Lo sviluppodelle supercar dalle
prestazioni mostruose è il segnale che il set-
tore è più che maturo e in contrazione. Sia-
mo al tramonto: l’automobile non è più un
oggetto raro, è per lo più un banale mezzo di
trasporto quotidiano. Tutte le automobili di
uno stesso segmento hanno in comune gran
parte dei componenti, cambia il vestito e tal-
volta neppure quello; bastano alcuni acces-
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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 12. PUNTATA