Massimo CostaLe disgustose parole di Gianni Infantino, presidente della FIFA, nelle giornate che hanno caratterizzato i mondiali di calcio in Qatar e le minacce della Federazione Internazionale nei confronti dei calciatori che volevano inscenare proteste vistose a favore dei diritti delle persone che in quel Paese sono drammaticamente limitate, hanno fatto proseliti. Nonostante Infantino sia stato oggetto di critiche da parte di tutto il mondo (a parte quei Paesi dove i diritti civili non si sa cosa siano), ecco che la FIA del presidente Mohammed Bin Sulayem, nativo di Dubai, senza arrossire si è subito impegnata nell'aggiungere una postilla al nuovo codice sportivo internazionale del 2023 seguendo così alla lettera le norme del Codice Etico del CIO.
“L'esibizione di dichiarazioni o commenti politici, religiosi e personali, in particolare in violazione del principio generale di neutralità promosso dalla FIA ai sensi del suo Statuto, salvo previa approvazione scritta della FIA per le competizioni internazionali, o dalla relativa ASN per Competizioni Nazionali di loro competenza, costituiscono un infrazione alle regole”. La nota aggiunge inoltre che i membri del team possono essere penalizzati per non aver seguito le richieste della FIA durante momenti come la cerimonia del podio: "Mancato rispetto delle istruzioni della FIA in merito alla nomina e alla partecipazione di persone durante le cerimonie ufficiali in qualsiasi competizione valida per un campionato FIA”.
La FIFA ha fatto scuola e la FIA ha prontamente recepito il messaggio. Che è questo: piloti, guai a voi se osate esporre nel paddock o in griglia di partenza magliette arcobaleno o quant'altro, se nelle interviste esprimete le vostre idee politiche, se mettete in scena le vostre proteste ideologiche in quei Paesi che... a suon di milioni ospiteranno le nostre gare, come il Bahrain, il Qatar, l'Arabia Saudita, Abu Dhabi e in tutti gli altri dove non è applicata la democrazia a 360 gradi. Per inciso, la Cina si è autoeliminata dal calendario 2023 per Covid. L'ipocrisia FIA raggiunge poi livelli notevoli quando afferma che solo dietro la propria approvazione si potrà effettuare un certo tipo di protesta.
In F1 vi sono stati episodi forti, come quelli di Lewis Hamilton che in più di una occasione ha esibito magliette con i volti dei ragazzi di colore uccisi dalla polizia in USA, Oppure Sebastian Vettel che a Budapest, dove il premier Viktor Orban è chiaramente contro i diritti Lgbtq+, nel momento dell'inno nazionale si è presentato sulla linea di partenza con una t-shirt arcobaleno e la scritta "Same Love". Il tedesco della Aston Martin era stato redarguito pesantemente dalla FIA. Colori arcobaleno che sono stati adottati anche da Hamilton sul proprio casco in Qatar nel 2021 o a Jeddah (Arabia Saudita) ed Abu Dhabi, al pari dello stesso Vettel che non ha mancato di far sentire la propria voce contro quei Paesi che non fanno abbastanza per combattere i cambiamenti climatici.
Certamente la manifestazione più clamorosa è stata quella della Mercedes che nei campionati 2020 e 2021 ha adottato per le proprie monoposto il colore nero, anziché il classico argento, in omaggio alle battaglie sostenute da Hamilton in sostegno ai movimenti Black Lives Matter. E sempre Hamilton era riuscito a coinvolgere diversi piloti nell'inginocchiarsi al termine dei vari inni nazionali sulle piste di tutto il mondo, gesto che però soltanto alcuni colleghi avevano seguito.
Questa inedita e discutibile normativa, è estesa a tutte le competizioni che sono sotto l'egida della FIA, quindi F2, F3, F4, gare Endurance eccetera. Piloti di tutto il mondo attenti dunque, la vostra libertà nell'esporre le proprie idee da oggi è cancellata. Sarà interessante capire come reagirà l'americana Liberty Media, padrona della F1, che ha fatto della libertà ideologica la propria forza con il motto scritto ovunque sulle piste We Race as One.