29 Gen 2019 [18:46]
Alti e bassi della
24 Ore di Daytona
Marco Cortesi
La formula della DPi è vincente. È emerso chiaramente dalla 24 Ore di Daytona di quest'anno. La gara d'apertura della stagione ha visto le 4 tipologie di vettura, di 4 costruttori diversi, lottare praticamente alla pari, esaltando le professionalità dei piloti, in particolare quella di Fernando Alonso. Nessuno, nemmeno al Wayne Taylor Racing, può negare che sia stato il principale protagonista della cavalcata verso la vittoria, sia per gli stint velocissimi durante la notte, sia per la prova messa a segno nelle fasi di battaglia finali con Felipe Nasr. Senza nulla togliere a Kamui Kobayashi, Jordan Taylor e Renger Van Der Zande, il loro compagno-VIP ha lasciato il segno.
Dallara ancora sugli scudi, per l'ennesima volta consecutiva: il telaio di Varano De' Melegari, "vestito" e motorizzato dalla Cadillac, ha mostrato enormi doti di affidabilità. Anche il powertrain "classico" della casa americana ha mostrato equilibrio e prestazioni. Non molto distanti le Oreca-Acura del team Penske, mentre le Riley motorizzate Mazda hanno ancora faticato. Pur avendo trovato finalmente le prestazioni, le coupé gestite dal team Joest sono incappate in problemi d'affidabilità, con tanto di un principio di incendio (l'ennesimo per la casa giapponese).
La goffa M8 si prende la rivincita
Il successo della BMW M8 nella classe GTLM dà respiro alla tormentata vettura tedesca, che è stata praticamente riprogettata prima di debuttare per motivi di mancate deroghe. Nata troppo grande (alta in particolare) e goffa, ha avuto la meglio di una vera e propria roulette finale: tutte le vetture a pieni giri avrebbero potuto vincere. Peccato per Alessandro Zanardi, che ha sofferto per via di problemi ai contatti del volante speciale con cui guida la vettura. Per lui comunque, l'apparizione è stata un trionfo, sportivo, umano e mediatico. Per BMW ora si apre la partita delle regole DPI 2022: la casa bavarese vorrebbe debuttare tra i prototipi.
Peccato per la Ferrari del team Risi. La scuderia americana guidata da Giuseppe Risi, quest'anno ha trovato finora budget solo per una gara, e senza la bandiera rossa finale avrebbe lottato per la vittoria. Ottime prove dal quartetto composto da Davide Rigon, Alessandro Pier Guidi, Miguel Molina e James Calado nonostante un BOP non particolarmente favorevole.
Bortolotti al top, tanti i KO
In GT Daytona, straripante la prova del team Grasser, condotto da Mirko Bortolotti. La vettura di Sant'Agata ha aggiunto un altro successo al suo palmares, e per Bortolotti la dimostrazione di forza è stata notevole, avendo più volte dovuto recuperare per problemi e contatti subiti. Sono stati tanti invece i protagonisti che sono "caduti" commettendo errori sotto l'acqua, e si è trattato di piloti anche estremamente esperti come Toni Vilander, finito per centrare un'altra vettura in staccata (con visibilità quasi zero) mettendo fine alla gara di testa della Scuderia Corsa. Lo stesso dicasi per Dries Vanthoor, autore di molteplici uscite, e molti altri.