20 Apr [17:47]
Bahrain: scontri in strada a Manama,
ma il Gp (per ora) è confermato
A Manama la tensione è sempre alta, lontano dalla gabbia dorata del paddock le proteste continuano - 5000 persone in strada, scambio di molotov e fumogeni fra dimostranti e polizia - ma il GP, per ora, è confermato. Lo ha detto Bernie Ecclestone, tetragono a qualsiasi critica, riversando la responsabilità della fibrillazione sui soliti giornalisti. «Tutto va bene – ha sibilato il Supremo - siete voi che come al solito gonfiate la storia, quindi è tutto normale. Noi non abbiamo nessun potere di cancellare la gara, solo la Fia e gli organizzatori lo possono fare, siamo qui per correre».
Una versione appoggiata dal principe ereditario del Bahrain Salman bin Hamad bin Isa Al Khalifa: "Posso garantire che non succederà niente a chi è qui per il Gran Premio. Cancellarlo significherebbe dare potere agli estremisti, mentre la gara sarà un momento di unità per il Paese. Dimostrazioni ce ne sono e ce ne saranno ancora, fa parte della vita politica del Bahrain, e non nego che il paese abbia dei problemi. Ma anche in Inghilterra ci sono stati dei problemi simili l’anno scorso".
Un paragone discutibile, quello fra le proteste in Bahrain e i disordini accaduti nel Regno Unito, da dove peraltro sono arrivate le prime scomuniche politiche del GP, firmate dal leader dell’opposizione Ed Miliband. "Data la condizione dei diritti civili in Bahrain – ha detto il politico laburista candidato al posto di sindaco di Londra - non penso che il Gp in Bahrain dovrebbe essere disputato". Miliband è stato sostenuto anche da Yvette Benson, ministro ombra dell'Interno: "I piloti britannici Jenson Button e Lewis Hamilton non dovrebbero in alcun modo partecipare». Diplomatico invece il premier (conservatore) Cameron: "Non spetta a noi decidere quali avvenimenti sportivi si devono tenere in altri Paesi". Nel panorama, che comprende anche l’oscuramento del sito f.1.com da parte di un gruppo di hacker, spicca il silenzio dei piloti: come ha detto qualcuno, tanto coraggiosi in pista quanto pavidi quando si tratta di prendere una posizione.
Una riflessione la impone invece la testimonianza di Alaa Shehabi, capo dell’organizzazione pro diritti umani Bahrain Watch, raccolta dall’inviata del Corriere della Sera Cecilia Zecchinella e di cui vi riportiamo uno stralcio: "Forse Eccestone non aveva capito la situazione: poco tempo fa a Londra mi ha invitato tutto allegro nel settore Vip del GP, s'è offerto di organizzare una mega conferenza "ufficiale" con noi oppositori, ovviamente impossibile da attuare. Mi ha persino detto: sai che titoli sui media mondiali se centinaia di manifestanti ritardassero la partenza con un sit-in sulla pista".
Un cinismo assoluto nel concepire lo sport che ghiaccia il sangue nelle vene.