13 Set [9:46]
Dixon in vantaggio, ma Rossi favorito
La sfida a due nella finale IndyCar
Marco Cortesi
Nati diversi, diventati sempre più vicini, Scott Dixon e Alexander Rossi si scontreranno nella finalissima dell'IndyCar di Sonoma, unici protagonisti, a meno di improbabili calamità, in grado di centrare l'alloro. Diversi perché, ovviamente, lo dice l'anagrafe, ma anche a livello caratteriale le differenze sono chiare. Per un Rossi più aggressivo, anche fuori dall'abitacolo, il neozelandese è sempre stato un "buono" sia con i colleghi-rivali che con tutti gli altri. Non che Rossi sia cattivo, tutt'altro, ma Dixon è sempre stato un punto di riferimento per come si è approcciato alle corse e alla notorietà anche dal punto di vista umano.
In pista, il neozelandese non ha di fatto punti deboli. Forza fisica, sorpassi, partenze, tempo sul giro, qualifica, ritmo in gara, doppiaggi, ma soprattutto, capacità di risparmiare il carburante. Non è un caso se ha vinto quattro titoli IndyCar ed è tuttora il favorito per il quinto alloro. A Portland ha anche dimostrato di avere l'"elemento X", quel misto di fortuna, intuito e capacità di districarsi anche in situazioni difficili. Finito a sandwich tra varie vetture, infilandosi alla cieca in una nuvola di fumo, è riuscito a riemergere dalla situazione difficile con danni minimi e a conquistare un impensabile quinto posto.
Alexander Rossi ha faticato per arrivare dov'è: dopo aver vinto la 500 Miglia di Indianapolis al primo tentativo, non senza un (bel) po' di fortuna, ha imparato ed è cresciuto. Non è stato un teenager-fenomeno esplosivo, come ormai è diventato un requisito in Europa (e ormai non basta neanche più). L’anno scorso, a dare un’avvisaglia importante era stata la gara dominata a Watkins Glen, la pista più classica per l'IndyCar e "termometro" del livello di un pilota. Quest’anno, la crescita è continuata grazie al lavoro col team e i risultati sono stati impressionanti. Tre successi su tre tipologie di tracciato diverse (cittadino a Long Beach, stradale a Mid-Ohio e ovale a Pocono), con un'apparente facilità che ha stupito, specie sui tracciati ad anello, anche affrontando il traffico più intenso e risparmiando carburante. Guardando Rossi crescere, si notano sempre più tratti che lo accomunano a... Dixon.
Ma, oltre ovviamente all'età, l'americano ha un altro fattore a suo favore, che al rivale sembra mancare ed è decisivo. Ha un team, mentre Dixon È il team. L’Andretti Autosport vuole vincere il titolo, e perfino un campione come Ryan Hunter-Reay non ha problemi a dare una mano, essendo ormai fuori dai giochi. Ma la squadra di Michael Andretti può contare su altri nomi che possono risultare importanti, a partire dal rookie Zach Veach, finalmente “svegliatosi” negli ultimi appuntamenti, fino a Marco Andretti, anche se difficilmente incisivo.
Dixon corre quasi da solo. Il team Ganassi, in attesa di trovare un nuovo protagonista, ha scelto di mettere in vettura per una stagione Ed Jones. Il pilota degli Emirati, nelle ultime sei corse, ha centrato un solo piazzamento in top-10. Ma il discorso va oltre al compagno di scuderia. Nelle ultime stagioni, il team Ganassi è partito sottotono ed è stato proprio l'alfiere di riferimento a suonare la carica e a prendersi tutto sulle spalle. È vero, Dixon ha quasi 30 punti di vantaggio, ma con 100 in palio sono praticamente nulla, e nelle ultime gare ha sempre dovuto faticare sin dalla qualifica.
Entrambi i protagonisti hanno avuto alti e bassi, ma se ai punti Dixon ancora prevale, di fatto le condizioni ambientali porteranno Rossi a partire... alla pari.