Jacopo Rubino - XPB ImagesE se la Formula 2 diventasse più veloce della Formula 1? Sembra un paradosso ma è la paura di Otmar Szafnauer, team principal Racing Point, per la stagione 2021. La futura rivoluzione, in favore della lotta in pista e di una maggiore sostenibilità economica, secondo il manager americano rischia di penalizzare troppo le prestazioni delle auto del Mondiale, rispetto all’attuale ciclo tecnico.
"Il mio timore è che stiamo appiattendo troppo questo sport, nell'idea che tutti possano vincere ad ogni gara", ha affermato Szafnauer a Motorsport.com. Significativo che a dirlo sia peraltro l'esponente di una scuderia di centro gruppo, mai in lotta per il successo. "Se saremo più lenti di sei secondi al giro, non sarà più F1. In Formula 2 con due milioni di dollari si acquista un sedile e se non stiamo attenti saranno più rapidi di noi, che ne spendiamo 200. C'è qualcosa di sbagliato".
Per dare un'idea, nell'ultimo Gran Premio di Abu Dhabi la pole-position di Lewis Hamilton è stata di 1'34"779, 15 secondi più veloce di Sergio Sette Camara, poleman in F2 in 1'49"751. Il fanalino di coda della F1, Robert Kubica, aveva fermato invece i cronometri in 1'39"236. Tradizionalmente è però Montecarlo il tracciato dove il vantaggio sulla serie cadetta è meno marcato, e in quell'occasione il polacco della Williams chiuse la Q1 in 1'13"751, contro la pole F2 di Nyck De Vries in 1'20"676.
In verità lo scenario descritto da Szafnauer si è verificato già nel 2014, quando vennero introdotte le power unit turbo-ibride, inizialmente a corto di cavalli rispetto ai precedenti V8 aspirati, e il carico aerodinamico era stato ridotto. Proprio fra le stradine del Principato si vide Jolyon Palmer marcare la pole in 1'20"774, in quella che allora si chiamava GP2: sarebbe stato abbastanza per restare nel 107% della qualifica F1 e addirittura per partire penultimo, mettendo dietro la Caterham-Renault di Marcus Ericsson che non era andato oltre il tempo di 1'21"732.
Lo sviluppo frenetico compiuto dalle squadre della categoria regina, nonostante i vari paletti (fra i quali il sistema dei "gettoni" per i propulsori, poi abbandonato), ha comunque permesso di scavare presto un solco sempre più profondo tra i due campionati. Come è giusto che sia. E se nel 2021 dovesse avverarsi quando descritto da Szafnauer, in apparenza fin troppo pessimista, è facile immaginare che le distanze tornerebbero poi a ristabilirsi.
Le previsioni degli uomini di FIA e Liberty Media, peraltro, sono meno catastrofiche: Nick Tombazis, responsabile per la Federazione delle corse in monoposto, a ottobre parlava di un rallentamento sui tre secondi e mezzo a giro. Un livello tutto sommato in linea con le F1 del 2016. "Non crediamo sia un parametro chiave per lo spettacolo, l'obiettivo principale è favorire la lotta in pista", ribadì l’ingegnere greco alla presentazione delle prossime regole. Varrà la pena accettare un passo indietro?