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24 Gen [18:34]

FIA e Formula 1 ai ferri corti
Ingerenza o preoccupazione lecita?

Massimo Costa - XPB Images

Non è un momento grandioso per le relazioni tra la FIA e la Formula 1. La massima serie sta vivendo un periodo di splendore assoluto, in termini di attenzione, di show, ma soprattutto finanziari. Quando Liberty Media ha acquistato la F1 nel 2016, o meglio l'azienda che ne detiene i diritti fino a fine secolo, aveva pagato 4.4 miliardi. Oggi, grazie al lavoro effettuato, è tornata a registrare profitti, guadagnando di conseguenza valore.

Un valore che, in prospettiva futura, fa gola a molti. In primis, all'Arabia Saudita che non è solo in cerca di utili, ma anche di auto promozione. Il fondo Sovrano Saudita avrebbe offerto a inizio anno oltre 20 miliardi per acquisire da Liberty la F1, offerta secondo la stampa rifiutata. Evidentemente perché si spera che quel valore cresca ancora.

La FIA attacca: valutazione esagerata
Ora però, si è inserita nel gioco la FIA che, con il Presidente Ben Sulayem, ha espresso il proprio disappunto per una valutazione "esagerata" e per i potenziali effetti a cascata di un'eventuale vendita ad alto prezzo sulla categoria, sul pubblico e oltre. Ben Sulayem ha auspicato che la Federazione venga coinvolta, e che eventuali offerte vadano caratterizzate dal buon senso.

Liberty alla riscossa contro le ingerenze dall'alto
Liberty e la F1 non hanno digerito bene l'ingerenza, e l'hanno messo in chiaro in una forte lettera inviata alla FIA in cui minacciano ritorsioni, e intimano a Ben Sulayem di starne fuori. Da un lato non c'è da sorprendersi. Liberty è un'azienda. L'obiettivo quando ha speso quei 4.4 miliardi era quello di investire, portare la categoria a nuovi fasti, potenzialmente per rivenderla o per tenerla incassando gli utili. Insomma, come per qualunque azienda. L'ingerenza della FIA viene vista come un potenziale pericolo per il valore che si è costruito e per quello futuro.

Perché investire ed impegnarsi in qualcosa che, dopo un'imposizione "calata dall'alto" potrebbe valere un certo numero di miliardi di meno di quanto dovrebbe? Sarebbe come se Joe Biden fosse andato in TV a dire che i 44 miliardi pagati da Elon Musk per Twitter erano troppi, e la cifra dovesse essere ridotta. Magari era anche vero, ma è un'intrusione impensabile con il libero mercato. Infatti, gli avvocati di Liberty hanno anche minacciato di avviare azioni legali per tutelarsi da eventuali perdite di valore dovute a queste uscite.

Sensibilità di principio
Tuttavia, anche se i diritti sono stati ceduti fino a fine secolo, il fatto che uno sport così globale venga ceduto a distanze ravvicinate a suon di miliardi può comprensibilmente generare preoccupazioni che vanno oltre al lato economico. Tanto più che il potenziale acquirente è uno stato. Dal costo dei biglietti, all'eventuale sfruttamento di quella piattaforma per far passare messaggi non puramente sportivi.

Preoccupazioni di principio che si scontrano con una solida realtà economica ed è uno scontro che può danneggiare tutto il mondo delle corse, e i suoi appassionati, facendo auspicare un dialogo. Purtroppo, mai come oggi siamo vedendo come il muro contro muro possa portare a risultati catastrofici.





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