Massimo Costa - XPB ImagesIl 2020 sarà un anno molto importante per Antonio Giovinazzi. L’italiano, affronterà la seconda stagione piena in Formula 1 con il team Alfa Romeo e nonostante i 26 anni, lo si può assolutamente considerare tra i giovani (in quanto a esperienza) della categoria. Il 2019 di Antonio non è stato affatto facile e come ha rivelato il team principal dell’Alfa Romeo Frederic Vasseur, dopo l’incidente a pochi chilometri dal traguardo del GP del Belgio, aveva rischiato il posto per questa stagione. Ma la reazione del pilota italiano nelle successive gare è stata solida, togliendo a tutti ogni dubbio. Quando il Mondiale ripartirà, Giovinazzi avrà in mano le carte per mostrate che lui in F1 ci potrà stare a lungo. La presenza dell’inossidabile Kimi Raikkonen al suo fianco è un toccasana, una fortuna, perché non tutti possono vantare un compagno del genere.
Giovinazzi ha impiegato diversi Gran Premi nel 2019 prima di trovare il giusto ritmo. Inevitabile, dopo essere stato tenuto in panchina per due anni completi, a parte qualche sporadico test o sessione del venerdì nei weekend dei Gran Premi, per non parlare dei GP di Australia e Cina, affrontati in situazione di emergenza nel 2018 per rimpiazzare Pascal Wehrlein. In una prima fase del campionato scorso, era la monoposto ad avere la meglio su Antonio, poi pian piano è riuscito a domare il cavallo imbizzarrito sul quale sedeva, fino ad anticipare perfettamente col pensiero tutto ciò che gli stava intorno, vettura compresa.
Forse molti non capiscono, o non sanno, che per i piloti di oggi che si avvicinano alla F1 è molto difficile trovare immediatamente la giusta sincronia con la monoposto che si guida. La mancanza dei test liberi, costringe i debuttanti a imparare direttamente nel corso dei Gran Premi, con tutta la tensione che potete immaginare. Soltanto fino a pochi anni fa, piloti come Fernando Alonso, Robert Kubica, Lewis Hamilton eccetera, ebbero la fortuna di salire in F1 dopo aver collezionato migliaia e migliaia di chilometri svolti in prove private, all'epoca permessi. Tutta un'altra storia, insomma. Giovinazzi è pure stato fermo due anni e quello che è riuscito a compiere nel 2019 lo si può considerare eccezionale.
Antonio è uno dei migliori prodotti espresso dal nostro Paese negli ultimissimi anni e, non ci stanchiamo di dirlo, tutto il merito va a Ricardo Gelael, il ricco imprenditore indonesiano che lo ha preso sotto la propria ala fin dal karting aiutandolo in tutto e per tutto dal punto di vista economico per affiancare e "istruire" il proprio figlio Sean. Giovinazzi ha così potuto affrontare una perfetta carriera, in tutti i suoi passaggi, dalla Formula Abarth (cinese) alla F3 europea (tre stagioni) fino alla GP2 nella quale al debutto è risultato vice campione nel 2016. Concluso inevitabilmente il rapporto agonistico con Gelael, Antonio avrebbe meritato di debuttare in F1 nel 2017, ma qualcuno ha deciso diversamente. La pazienza di "Giovi" è stata da oscar e alla fine è arrivato il suo momento.