Massimo CostaLavorano nell'ombra, lontano dai fotografi e dalle telecamere, raramente rilasciano interviste anche se hanno ottimi rapporti con la stampa e i media in generale. Il grande pubblico non li conosce, e a loro certo non interessa. Ma nel paddock del Mondiale F.1 tutti sanno chi sono. Stiamo parlando dei manager di alto livello, coloro che si occupano della carriera dei piloti presenti in F.1 o che vi sono molto vicino. Un lavoro complicato, politico, molto delicato, basato sulle conoscenze, dove le trattative con le squadre si trasformano spesso in partite a scacchi. Un lavoro di abilità intellettuale dove è fondamentale la serietà, la professionalità. Non c'è spazio (giustamente) per i millantatori, per chi improvvisa e sostiene di essere chi poi non è. E quelli che ci provano vengono spazzati via rapidamente. In questo ruolo spiccano tre manager italiani che da anni sono presenti nel motorsport e che recentemente hanno messo a segno colpi molto importanti.
Enrico Zanarini, ormai trenta stagioni sulla breccia, è l'uomo che ha permesso ad Antonio Giovinazzi di entrare nell'orbita Ferrari quando il suo futuro appariva incerto e pieno di ombre. Zanarini, bolognese, è stato lo storico manager di Eddie Irvine, poi di Giancarlo Fisichella dai primi anni 2000 (e lo è tuttora), Vitantonio Liuzzi e più recentemente, Antonio Fuoco oltre che, appunto, Giovinazzi. Zanarini è anche un abile manager commerciale ed ha rapporti con la Ferrari da lungo tempo. Da qualche anno ha un valido collaboratore, Francesco Principe. Una curiosità: Enrico è stato giornalista per il settimanale Rombo negli anni Novanta e si firmava con lo pseudonimo di Johnny Lambs.
Gianpaolo Matteucci anch'egli da 30 anni sulla scena, è stato il manager che nella metà degli anni Novanta ha accompagnato Fisichella in F.1 finché non è passato sotto il management Zanarini agli inizi del 2000. Matteucci si è successivamente occupato della carriera di numerosi piloti (tanto per citarne alcuni, Enrico Toccacelo e Stefano Coletti) spaziando tra il mondo delle monoposto e delle gare endurance, occupandosi anche di alcune squadre. Recentemente, ha messo a segno due colpi molto importanti rientrando in F.1: il primo portando Sergey Sirotkin in Renault come terzo pilota (il russo è seguito da Matteucci dal 2013), il secondo raggiungendo l'accordo con la Williams per il test di Budapest dei prossimi giorni di cui godrà Luca Ghiotto, con il manager romano da due anni. Tornando a Sirotkin, prima di Renault c'era stata la chance Sauber.
Alessandro Alunni Bravi è più giovane rispetto a Zanarini e Matteucci, ma vanta già una notevolissima esperienza. Il manager umbro, nonché stimato avvocato, è l'uomo che ha permesso il rientro su una monoposto di F.1 di Robert Kubica e ne sta seguendo passo dopo passo l'evolversi della situazione. Alunni Bravi è anche il manager di Stoffel Vandoorne, in forza alla McLaren, si occupa di Gianmaria Bruni e di un giovane emergente, Christian Lundgaard al comando della F.4 NEZ. Per diversi anni ha lavorato col management di Nicolas Todt e in precedenza è stato il manager della Formula Master e della F.3000 promossa da Coloni, oltre che team manager della Trident in GP2 dopo un inizio come giornalista per i settimanali Rombo e Autosprint.
C'è poi un quarto manager italiano, di tutto rispetto e del medesimo livello di coloro sopra citati, che merita di essere inserito nella lista. Si tratta di Daniele Morelli che per anni fu manager di Pedro Diniz in F.1 ed ha fornito il suo appoggio a Robert Kubica fin dai primi passi in monoposto arrivando fino all'ingresso nel mondiale con la BMW. Un rapporto solidissimo quello tra Kubica e Morelli, che però, per via dell'incidente del 6 febbraio 2011, è poi andato a concludersi. Morelli dal 2015 fornisce il suo aiuto a Raffaele Marciello e da pochi mesi al francese Dorian Boccolacci che corre in GP3. Si avvale di un giovane collaboratore, Alessandro Nolli Brianzi, in precedenza allevato dal Matteucci Management.