Jacopo RubinoÈ ufficiale: la Formula 1 è pronta a fare tappa in un'altra nazione inedita, l'Arabia Saudita. Fra un anno esatto, a novembre 2021, si disputerà il Gran Premio sul circuito cittadino di Jeddah, metropoli da quasi 4 milioni di abitanti affacciata sul mar Rosso. Il tracciato si snoderà proprio nella zona costiera, e la gara si disputerà in notturna come a Singapore.
"Il 70 per cento della popolazione saudita è under 30, siamo entusiasti della possibilità di raggiungere nuovi fans", ha evidenziato Chase Carey, amministratore delegato della F1 vicino a lasciare il testimone al nostro Stefano Domenicali. "L'Arabia Saudita sta diventando centrale per sport e intrattenimento".
L'approdo del Circus in questo Paese era ormai preannunciato da tempo: quella di Jeddah è comunque ritenuta una soluzione "provvisoria", in attesa che venga completato il
faraonico impianto a Qiddiya, non lontano dalla capitale Riyadh. L'inaugurazione è prevista per il 2023, nel frattempo ci sarà l'antipasto a Jeddah. L'Arabia è patria del colosso petrolifero Aramco che da quest'anno è diventato uno dei principali sponsor del Mondiale. Un accordo che fa parte di un programma più ampio, con la partnership tra Liberty Media e federazione motoristica nazionale definita "a lungo termine". Il sultano Al Faisal, che ne è presidente, ha affermato: "Credo fermamente che il GP d'Arabia Saudita sarà il più grande evento sportivo nella nostria storia, e ha il potenziale per cambiare vite e percezioni, raggiungendo nuovi pubblici e nuove comunità come mai accaduto prima".
L'Arabia, in questi ultimi anni, si sta aprendo sempre più alle corse. Ha già portato la Dakar nei suoi deserti e la Formula E sulle strade di Diriyah, non senza suscitare polemiche. Amnesty International, l'organizzazione a difesa dei diritti umani, nei giorni scorsi ha accusato lo Stato mediorientale di "sportswashing", ossia di voler ripulire la propria immagine attraverso lo sport. Il fondo sovrano PIF, lo stesso che è proprietario di Aramco, nei mesi scorsi aveva tentato l'ingresso nel calcio acquistando il Newcastle, club della Premier League inglese.
Tornando alla F1, la trasferta araba può davvero portare il calendario a 23 round, mettendo ancor più a dura prova il personale delle scuderie. "È una grossa richiesta, per i piloti, e un enorme impegno per i meccanici", ha avvertito Christian Horner della Red Bull, durante il weekend a Imola. "Loro viaggiano per il mondo in condizioni meno favorevoli rispetto agli altri. Siamo a un punto di saturazione, abbiamo quasi bisogno di un secondo gruppo di lavoro". Un'ipotesi è comprimere a due giorni alcuni appuntamenti, per alleggerire il carico, ma ci sono molti interessi da bilanciare, ad esempio quelli dei promoter e delle televisioni. E poi pende sempre l'incognita del Coronavirus.