22 Apr [11:49]
Bahrain - Ancora scontri nella notte
Per Todt, tensione simile a un Juventus-Milan
Si chiamava Salah Abbas Habib, aveva 37 anni, ed è l'uomo ucciso dalla polizia dopo gli scontri di venerdì sera. Secondo Al Wefaq, un gruppetto di sei persone è stato inseguito dai poliziotti. Una volta catturati, il 37enne sarebbe stato preso da parte e ucciso con un colpo di pistola alla testa (altre fonti ritengono invece sia stato picchiato a morte). Il corpo sarebbe poi stato traportato in un'altra parte del villaggio per sviare le eventuali indagini. Salah Abbas Habib è l'ottava vittima tra i manifestanti dal mese di marzo. Una persona riprendeva l'immagine del ritrovamento del corpo e quando è stato visto, la polizia gli ha sparato contro. Vedi video: (http://video.repubblica.it/dossier/f1-2012/bahrain-un-morto-tra-i-manifestanti-i-poliziotti-sparano-contro-il-reporter/93257/91651).
Ma per Jean Todt, presidente della FIA, in una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, in Bahrain non vi è maggior tensione di quanto avviene in Italia prima di un incontro di calcio tra Juventus e Milan.
Intanto, sabato notte violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza sono avvenuti in diversi villaggi sciiti del Bahrain, non lontani da dove oggi si svolge il Gran premio di Formula uno. Lo riferiscono testimoni. Decine di manifestanti, alcuni dei quali a volto coperto, hanno scandito slogan ostili al regime e si sono battuti contro la polizia che presidiava i centri più a rischio. Nonostante l'ingente spiegamento di forze che controlla le vie di accesso al circuito di Sakhir, alcuni giovani sono riusciti ad interrompere per brevi periodi alcune strade bruciando copertoni di auto e cassonetti.
In particolare in alcuni villaggi come Malkiya, Karzakan, Sadad e Damistan, i manifestanti hanno issato striscioni e urlato slogan contro "la Formula uno di sangue", lo slogan della campagna di 'tre giorni di collera' indetta in occasione del Gran Premio dal movimento dei 'giovani del 14 febbraio' , un gruppo d'opposizione. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e bombe assordanti mentre i manifestanti hanno gettato pietre. Quello che stupisce è anche l'impegno delle donne che a decine affrontano senza timori i rappresentanti del regime. Venerdì i rappresentanti del circuito affermavano che il Bahrain è un paese democratico e dunque sulle tribune chi fosse intenzionato a protestare esponendo cartelli poteva farlo.
Ma le strade di accesso all'autodromo sono blindatissime, l'esercito (non mancano le persone del regime in borghese) vigila e ad ogni chilometro che separa Manama da Al Sakhir vi sono posti di blocco. Gli elicotteri sorvegliano costantemente la zona. Insomma, impossibile per i manifestanti ostacolare in qualche maniera la gara, impossibile avvicinarsi al mondo della F.1 racchiuso in una allucinante bolla.