Jacopo RubinoLa Ferrari ha deciso di fermare le attività produttive fino a venerdì 27 marzo, a causa dell'emergenza Coronavirus: andranno avanti solo le mansioni che permettono lo smart working, sia per quanto riguarda il reparto delle auto stradali che, soprattutto, la Gestione Sportiva. Reparto Formula 1 compreso. Una scelta coscienziosa, per quanto forse inevitabile, vista l'attuale situazione italiana che stava già portando a difficoltà nella catena dei fornitori.
"In un momento come questo, i miei ringraziamenti vanno prima di tutto alle persone della Ferrari, che con il loro straordinario impegno in questi ultimi giorni hanno dimostrato l'attaccamento e la passione che contraddistingue il nostro marchio. Assieme ai nostri fornitori, sono stati loro a garantire fino ad adesso la continuità aziendale. È proprio nel loro rispetto e per la tutela della loro serenità e di quella delle loro famiglie, che abbiamo preso questa decisione", ha spiegato l'amministratore delegato Louis Camilleri nella nota diffusa.
La domanda viene però spontanea: non sarebbe giusto che FIA Liberty Media imponessero uno stop a tutte le squadre del Circus? La diffusione del COVID-19 non sta soltanto mettendo a dura prova il campionato in sé (e l'intero motorsport), ma persino l'equità della competizione stessa: sportivamente parlando non sarebbe stato giusto gareggiare a Melbourne senza la McLaren, che registrando un caso di contagio ha voluto subito chiamarsi fuori, forse non è ugualmente giusto che gli altri team proseguano adesso il lavoro in sede, accumulando un vantaggio nello sviluppo su chi è costretto a fermarsi.
La Ferrari rischia di perdere terreno nei confronti delle rivali dirette Mercedes e Red Bull, perché una partenza ritardata della stagione 2020 non significa certo rimanere con le mani in mano. Per chi ne ha la possibilità. Detto questo, un po' tutti i team hanno chiesto ai propri membri rientrati dall'Australia di rimanere in isolamento precauzionale per 14 giorni, prima del rientro in fabbrica, o hanno effettuato tamponi. E anche all'interno dei vari quartieri generali si seguono ovviamente le precauzioni necessarie, come il rispetto della distanza di un metro.
Ma laddove le leggi nazionali differiscono (7 team su 10 hanno basi in Gran Bretagna, dove l'approccio alla pandemia è molto più "soft" rispetto al resto d'Europa) ci dovrebbe pensare proprio l'autorità al comando della F1 a garantire la sicurezza di uomini e donne coinvolti in questo ambiente. Niente di impossibile, in fondo: lo stop forzato viene già applicato durante la pausa estiva di agosto, quella a cui la stessa Liberty, con un calendario potenzialmente da riscrivere, chiederà probabilmente di rinunciare in nome della "flessibilità".