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24 Ago [16:46]

INTERVISTA ESCLUSIVA
A ENRICO TOCCACELO

Enrico Toccacelo ce l'ha fatta. A inizio anno aveva scelto la World Series Renault perché permetteva al vincitore del campionato di sostenere un test con la Renault di F.1. Il romano ci confidò: "Forse è la mia ultima chance per riuscire a guidare una monoposto di F.1. Sono sempre andato forte in F.3000, ho vinto, ho fatto podi e molti altri piloti con i quali combattevo almeno un giro con una vettura della massima serie lo hanno fatto. Io no. Si vede che devo soffrire". Era iniziata bene la stagione di Enrico, con una vittoria a Zolder, poi quando ha capito che la Victory non aveva intenzione di irrobustire lo staff tecnico e che non poteva più vincere il campionato, Toccacelo ha preferito fermarsi. Inutile perdere tempo.
Mentre stava vagliando la possibilità di fare una comparsata nella GP2 e mentre iniziava a informarsi sulla Champ Car, il suo manager, Giampaolo Matteucci, stava preparando il gran finale. Così, in una noiosa e tranquilla giornata di agosto, Toccacelo ha ricevuto la chiamata del suo manager: "Caro Enrico, sei il terzo pilota Minardi".

- Quando pensavi che il discorso F.1 fosse perso, ecco che ti sei ritrovato in pista nella cornice di un Gran Premio. Deve essere stato uno shock notevole...

"E' accaduto tutto così in fretta che in batter d'occhio mi sono ritrovato sull'aereo per Istanbul. Una bella emozione senza dubbio. Il paddock della F.1 lo avevo frequentato diverse volte avendo corso per tanti anni in F.3000, quindi da questo punto di vista non è stata un'esperienza nuova. Ma un conto è frequentarlo da pilota che disputa le gare di contorno, un conto è essere lì perché fai parte dello spettacolo. Mi sono veramente sentito un pilota del mondiale di F.1 ed è stata una piacevole sensazione".

- Tutto talmente in fretta che ti sei ritrovato senza tuta e casco.

"Sì, ma non perché passavo da Istanbul per caso e mi hanno chiamato a guidare la Minardi... Per correre in F.1 occorre avere un casco in carbonio, come da nuovo regolamento, e il mio non andava bene. L'avevo subito ordinato alla ditta giapponese che li fabbrica ma, visto che sono personalizzati e la realizzazione richiede una certa cura, non sarebbe mai arrivato in tempo nè a Roma nè a Istanbul. Così me ne hanno prestato uno, che richiamava i miei colori tradizionali. Anche la Puma, che fornisce le tute alla Minardi, era impossibilitata dal prepararne una appositamente per me. Non potevo usare la mia perché serviva quella nera-rossa del team con gli sponsor specifici, così ho utilizzato la tuta di uno dei meccanici addetti al pit-stop. Solo che mi era di una misura più larga".

- Come è andata la prima giornata di pilota di F.1?

"Assolutamente piena. Ho preparato il sedile, poi mi sono affidato agli ingegneri che mi hanno spiegato una serie di cose relative alla monoposto. Per me, infatti, si trattava di un vero e proprio debutto perché non ero riuscito a fare neanche uno shake down. Ho partecipato al briefing, assieme a Doornbos e Albers, organizzato con la Bridgestone e con la Cosworth. Poi mi hanno affidato l'ingegnere che segue la terza Minardi il quale mi ha introdotto nei segreti del volante, con tutti quei manettini. Infine abbiamo fatto un giro di pista a piedi. Avevo la testa piena, ma sono riuscito a stare calmo, a non agitarmi per quello che sarebbe accaduto il giorno successivo. Anche la serata è stata tranquilla. Ho mangiato col mio manager, ho dormito serenamente dopo avere attaccato sul casco un po' di adesivi. La mattina seguente ho fatto colazione con calma, poi sono andato al circuito. Quando ho iniziato la vestizione e mi sono calato nell'abitacolo, quando ho udito il rombo delle altre monoposto, ho avuto un flash e mi sono detto: ok, ho realizzato il sogno di sempre, ci siamo, sono in F.1".

- E hai fatto l'errore del principiante!

"No, non precisamente. La macchina si è fermata subito perché nella Dallara della World Series la levetta della frizione è nella parte sinistra del volante, in F.1 è a destra e a sinistra. Per abitudine ho utilizzato quella a sinistra, ma girando il volante da quella parte per uscire dal garage, perché il circuito è in senso antiorario, non ho trovato la levetta. Ma ho capito subito e non è più successo".

- La prima volta alla guida di una F.1 e sei subito in mezzo a Schumacher, a Raikkonen e tutti gli altri. Un bel cinema.

"Una bella situazione, ma non avevo tanto tempo per pensare. Tutto accade molto più in fretta e dovevo stare molto concentrato per conoscere la macchina e la pista. Mi sono trovato bene però, i 18000 giri, la potenza, la frenata, le ho assorbite con facilità. Sarà che ho corso tanti anni e quindi una certa abitudine alla velocità l'ho assimilata. Ma una cosa devo dire: mi sono divertito un sacco".

- Non hai commesso errori e il team è rimasto piacevolmente sorpreso. Che lavoro hai svolto per loro?

"Una serie di partenze, poi ho percorso dei giri in condizioni da qualifica con gomme morbide e successivamente dure"

- Fra pochi giorni tornerai a divertirti e su una pista che ben conosci, Monza.

"Non vedo l'ora. Spero che tutto vada bene fino al termine della stagione dopo di che mi auguro di poter fare il salto da terzo a secondo pilota per il 2006...


Massimo Costa
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