Marco CortesiChi sarà il terzo motorista nell’IndyCar della rinascita? Con la serie chiaramente in grande ascesa, e con la firma di TV e main sponsor archiviata, l’attenzione si è spostata alla ricerca di un nuovo fornitore dopo anni di dualismo Chevy (tramite Roger Penske e la sua Ilmor) e Honda (realizzati dal ramo americano HPD). L'opinione diffusa è che per certificare un salto in avanti anche in termini di peso politico serva della “carne fresca” sul fuoco.
Indiziato numero uno per il lato meccanico è Cosworth. Il motorista, di proprietà di Gerry Forsythe e Kevin Kalkhoven, ex patron ChampCar, ha sempre avuto “in casa” un progetto per un propulsore turbo della nuova generazione, e più volte è stato accostato a dei produttori interessati. Sembra scontato che, in caso di debutto di un nuovo marchio, la scelta cada sull’engineering inglese.
Ma quali potrebbero essere i marchi interessati a tale progetto? Al momento, le attenzioni si concentrano su tre gruppi, più due... outsider.
Nissan/Infiniti – Rivoluzione in corsoLa casa giapponese, dopo lo spodestamento del CEO Carlos Ghosn, sta mettendo in discussione tutte le scelte fatte in precedenza, rivoluzionando la propria presenza nel motorsport. Dopo le difficoltà dell’endurance con la LMP1, è stato abbandonato anche il progetto IMSA, oltre che messo a soqquadro il settore GT. C’è da dire che, nel progetto P1, il fornitore del propulsore V6 turbo (guardacaso) era proprio Cosworth. All’interno del gruppo, sembra che si voglia continuare a puntare sul brand sportivo NISMO, quindi la scelta potrebbe essere più Nissan che Infiniti, anche se l’IndyCar rappresenta un mercato più… raffinato.
Alfa Romeo/FCA - Sarà la volta buona?Già agli albori della generazione attuale dei motori Indy si era a lungo parlato dell’interesse del gruppo Fiat, ma la cosa non si era mai materializzata. Il gruppo è al momento completamente fuori dal motorsport “maggiore” americano, IndyCar, NASCAR e endurance. Inoltre, ha diversi marchi sportivi che beneficerebbero da più esposizione sul lato “racing”. Dodge (attiva nei dragster), Alfa Romeo, Maserati. Dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, “motore” della riapertura dell’Alfa verso gli Stati Uniti, le strategie sono però un po’ incerte.
KIA/Hyundai – In costante ascesaIl gruppo coreano ha fatto colossali passi avanti qualitativi e di percezione pubblica negli ultimi anni, passando da produttore di auto economiche a rivale accreditato (o migliore) di Chevrolet, Ford e Toyota. Sarebbe il momento giusto per una sfida sportiva di alto livello, giusto per cementare il lavoro fatto finora e far vedere di poter competere a tutti i livelli.
Ford – Mai più in IndyCar?La casa dell’ovale blu avrebbe giurato, dopo la separazione con la Champ Car, che non sarebbe mai tornata in IndyCar. Al momento le voci parlano di un progetto nei prototipi IMSA, ma sembra che la GT per Le Mans sia destinata ad essere ritirata (o affidata a privati) nel prossimo futuro. Le risorse in quel caso si potrebbero liberare anche se non sarebbero “quelle” risorse. Nel progetto GT i propulsori sono in realtà solo una piccola parte, e vengono in toto forniti da Roush Yates.
Toyota – I giapponesi possono raddoppiare?Toyota ha una discreta storia nelle competizioni a ruote scoperte, storia fatta di alti e bassi. Un impegno in IndyCar non sarebbe assolutamente fuori posto anche se la casa è già impegnata ad altissimo livello nel WEC, dove resterà anche con le nuove regole, e in NASCAR, pur con una fornitura ridotta a sole 5 vetture. In Europa, tutto il gruppo, incluso il marchio di lusso Lexus, ha ormai virato completamente verso le tecnologie ibride, e l'IndyCar non le adotta, però va detto che nel listino USA la componente tradizionale è ancora importante, come dimostra la scelta della NASCAR.