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14 Giu [23:34]

L'incredibile vicenda Merhi
Dal ritiro dalla WSR al podio

Da Budapest - Massimo Costa

Hungaroring, venerdì 12 giugno. Il secondo turno libero della Renault 3.5 è terminato da un paio di ore. Nel box del team Pons c'è tensione, Roberto Merhi e lo staff tecnico hanno terminato la riunione da diversi minuti e non si vede la luce all'interno del tunnel in cui si sono ficcati. Con grandi sacrifici, la squadra spagnola a inizio 2015 aveva sorpreso tutti con l'ingaggio dello spagnolo, assoluto protagonista del campionato 2014, con l'intento di uscire dalle ultime posizioni nelle quali navigava. Ma tra Alcaniz e Spa i risultati sperati non sono arrivati. Merhi si è sempre lamentato del comportamento della vettura e della mancanza di potenza.

Finché non si è arrivati a Budapest. La classifica del secondo turno libero è impietosa: Merhi è a 1"9 dal leader Matthieu Vaxiviere mentre nella prima sessione il distacco era di 1"1. Nel paddock ci si chiede se l'impegno del pilota spagnolo con il team Manor in F.1, arrivato dopo l'accordo siglato con Pons, distolga la concentrazione e l'attenzione dal programma Renault. Ma i distacchi sono pesanti e di certo non si può imputare al pilota ogni cosa. Il team da parte sua, si è impegnato in maniera incredibile cambiando tre telai, tre cambi, il motore a Spa, e lavorando su ogni particolare della Dallara giorno e notte. Ma quel secondo e nove rimediato a Budapest ha gettato tutta la squadra nello sconforto.

Merhi fa presente che soltanto sul rettifilo di arrivo dell'Hungaroring perde sette decimi rispetto ai migliori. Roberto, ragazzo solare, prende così una decisione emotiva che pare definitiva. Saluta tutti i meccanici, gli ingegneri, li ringrazia per le fatiche compiute, ma dice anche a loro che così non si può continuare. Lascia il circuito con l'intenzione di chiudere il capitolo Renault 3.5 e di non presentarsi il giorno seguente per la qualifica 1. Qualcuno in squadra ci rimane male, ed è più che comprensibile: lasciare una monoposto libera così, improvvisamente, nel bel mezzo di un weekend di gara di un campionato di alto livello, non lo si è mai visto. E se è accaduto, è cosa molto rara.

Merhi dunque è sulla via dell'aeroporto, ma nel frattempo l'infaticabile team manager Emilio De Villota junior, ex pilota e anche proprietario di un team che corre nella Euroformula Open, non si arrende. Combatte. Gioca l'ultima carta con gli organizzatori del campionato e i responsabili della Gibson, presenta gli inequivocabili dati delle velocità in rettifilo della vettura di Merhi e si decide di cambiare nuovamente propulsore. Quello usato a Spa finisce in cantina. De Villota si attacca al telefono e chiama Merhi. Non deve essere stato facile fargli cambiare idea, ma ci è riuscito.

Sabato mattina, Roberto è di buon ora ai box Pons per la qualifica 1 che inizia alle 8.30. Non si sa come, ma Merhi ritrova la concentrazione necessaria per lancarsi in pista e alla bandiera a scacchi è incredibilmente sesto a mezzo secondo dalla pole. In gara 1, accade di tutto. Merhi lotta, si divincola, compie un prodigioso sorpasso a Vaxiviere e sale in terza posizione. È sul podio. Ma non è finita perché alla curva finale dell'ultimo giro, vede un varco lasciato da Oliver Rowland e ci si butta dentro facendo suo il secondo posto finale. Incredibile. Dalla fuga al secondo gradino del podio.

Al box del team di Barcellona si trattengono a stento le lacrime, il caldo e la stanchezza fanno il resto. Tutti distrutti, ma felici per questa storia che meritava di essere raccontata e dimostra come il motorsport non sia sempre così semplice e come le cose possono anche cambiare in fretta. Dal terribile venerdì a qualche decimo dalla prima posizione finale. Domenica, in qualifica 2, è andata ancora meglio: quarto tempo per Merhi a 4 decimi dalla pole, ma un contatto alla seconda curva danneggia il cerchione della Dallara e alla fine arriva un settimo posto. Ma un altro podio ci poteva stare benissimo.