11 Ott [12:54]
Qatar "hotel" e finanziatore di Hamas
Che ne pensa l'americana Liberty?
Massimo Costa
Il Qatar la scorsa settimana ha ospitato il Gran Premio di F1 sul circuito di Losail benché la comunità internazionale abbia più volte sottolineato come quel Paese sia totalmente privo del minimo dei diritti civili. Ancora ricordiamo le numerose polemiche in occasione dei mondiali di calcio svoltisi in Qatar lo scorso novembre-dicembre. L'americana Liberty Media però, tira dritto come niente fosse, del resto le loro casse si sono riempite di 55 milioni di dollari nei giorni scorsi, questo il contratto stipulato per ogni GP che si disputerà a Losail.
Davanti all'orrore che si sta compiendo in Israele e nella striscia di Gaza, emerge una volta di più come il Qatar sia un Paese assolutamente da inserire nella black list, quella che gli americani stilano ogni anno, ma che evidentemente Liberty Media finge di non conoscere (a proposito che diranno della crisi umanitaria scaternata da Baku nei confronti degli armeni?).
Ebbene, riguardo il Qatar, troviamo interessante l'analisi di Andrea Molle è Professore Associato di Scienza Politica e Direttore del Master in Studi Internazionali, Chapman University. Ricercatore senior per START InSight (Lugano), sul website di Rainews in data 10 ottobre.
"In seguito a una crisi tra Hamas e Iran verificatasi nel 2012, nel 2013 Hamas perde anche il sostegno dell’Egitto in occasione del rovesciamento militare del primo governo guidato dai Fratelli Musulmani. Hamas si è dunque rivolto al Qatar per ottenere finanziamenti e anche come quartier generale alternativo alla perdita di Damasco. La partnership con Doha ha dunque contribuito ad alleviare alcuni dei problemi finanziari del movimento e allo stesso tempo ha permesso di diversificare le proprie alleanze. Va premesso che, ufficialmente, la posizione del Qatar è molto diversa dall’Iran. Essa è ispirata, quantomeno a parole, ad alleviare la sofferenza del popolo palestinese e, anche in virtù della normalizzazione dei rapporti con Israele, Doha si è più volte presentata al mondo come mediatore nel conflitto".
"Ad esempio in queste ore è il Qatar a facilitare i negoziati sul rilascio degli ostaggi. In pratica però si tratta di una posizione molto ambigua. Non solo il Qatar ospita dal 2012 il leader di Hamas Khaled Meshaal, ma negli ultimi anni ha anche offerto rifugio ad altri diversi importanti membri della sua leadership: da Saleh al-Arouri, il fondatore dell’ala militare di Hamas, a membri delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam, conosciute per la loro capacità di ideare attacchi dall’estero, a Husam Badran, attuale portavoce di Hamas nei media e che ha istigato diversi attentati suicidi durante la Seconda Intifada".
"Quanto ai fondi, nel 2012 il Qatar si impegnò a devolvere almeno 400 milioni di dollari, oggi diventati quasi 1 miliardo, per aiuti e lavori di ricostruzione nella Striscia di Gaza di cui è diventato il maggior contributore. Guardando lo stato delle infrastrutture nel teatro è palese che questi fondi non sono stati certamente usati per alleviare le sofferenze del popolo palestinese e sono stati piuttosto impiegati per finanziare il terrorismo e anche per rendere Gaza una fortezza, un incubo per l’urban warfare, sviluppando la rete di tunnel sotterranei che renderà l’attuale intervento israeliano molto difficile e sanguinoso".
"Va precisato che negli anni 2004, 2010, 2014, 2017 e 2019, il governo del Qatar ha introdotto nuove leggi per combattere il terrorismo e in particolare il suo finanziamento. Tuttavia, fonti del governo americano ammettono di non aver mai visto una reale volontà da parte di Doha di applicarle ad Hamas".
Dopo l'Arabia Saudita, il Qatar, magari arriverà la Corea del Nord nel calendario della F1?