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18 Apr [15:45]

Quando i papà dei piloti
diventano anche team principal

Massimo Costa - XPB Images

Lawrence Stroll, Michael Latifi, Adam Norris, Dmitry Mazepin e prima ancora Grahame Chilton. Sono i papà di Lance, Nicholas, Lando, Nikita e Max che non solo hanno tracciato la carriera dei loro figli (come del resto avviene per almeno il 95 per cento dei piloti impegnati nelle formule), ma si sono spinti più in là acquisendo, o totalmente o in parte, le squadre in cui gli eredi hanno gareggiato nelle serie addestrative. Fino ad arrivare alla Formula 1.

I genitori dei piloti sono la linfa vitale per il mantenimento di tutte le categorie, dal karting alla Formula 4 e poi sempre più su, fino ad arrivare alla Formula 2. Le squadre non hanno la forza per mantenersi da sole, da oramai diverso tempo è praticamente impossibile per esse disporre di sponsor personali che possano coprire i budget per affrontare un campionato, che sia di Formula 4 o di Formula 2. E così, ci si deve affidare in toto ai piloti, o meglio, alle loro famiglie le quali, per lo più benestanti, non esitano a investire centinaia di migliaia di euro, se non milioni, per aiutare il figlio a raggiungere il sogno della Formula 1. Godendo, magari, anche del supporto di qualche parente o amico, anch'esso ben posizionato nel mondo degli affari.

Funziona così, da sempre, e non si torna indietro. Anzi, per fortuna che ci sono loro, altrimenti il sistema crollerebbe. Poi, certamente, ci sono casi diversi in cui un pilota particolarmente talentuoso viene supportato dalle Academy di Ferrari, Renault, Red Bull, Mercedes, Honda, SMP (per i russi) mentre in precedenza vi era anche la Toyota che forniva un concreto appoggio . Vi possono anche essere casi, molto rari, in cui un ricco padre di un pilota decida di investire su un altro ragazzo molto veloce che può aiutare il proprio pargolo a crescere, ed è il caso di Ricardo Gelael (papà di Sean), rivelatosi fondamentale per la crescita di Antonio Giovinazzi, ma non solo lui, perché ha aiutato altri giovani a farsi strada nel motorsport. 

Tutto ciò rimane circoscritto alle monoposto. Nelle gare con vetture a ruote coperte, vi è infatti una ampia possibilità di divenire piloti professionisti, ovvero pagati per correre. Attenzione, però, la cosa non è per tutti, bisogna meritarsela. Sono numerosi i piloti, con già una certa esperienza maturata nelle formule, che abbandonato il miraggio della Formula 1 danno una svolta alla loro carriera iniziando a cimentarsi nelle corse Endurance, DTM, Gran Turismo, WTCR. Certo, per essere catalogati tra i professionisti occorre essere veloci quanto basta, bravi ad integrarsi nella squadra e ad interagire con i compagni di squadra, oltre che essere un perfetto uomo immagine per il marchio che si rappresenta. E all'inizio, anche qui bisogna pagare per avere un sedile, ma cifre molto più basse rispetto a una formula. E dopo poche gare o una stagione, se si dimostra di essere speciali, scatta il "bonus" che ti permette di diventare professionista. In caso contrario, si dovrà continuare a investire sul proprio futuro.

Ma torniamo al discorso di partenza. Da qualche anno, alcuni genitori hanno compiuto un salto di qualità inatteso entrando a far parte dei team anche di F1. Stroll dopo aver messo un piede e mezzo nel team Prema, si è preso la ex Force India assieme a un gruppo di uomini di affari e l'ha chiamata Racing Point battendo Dmitry Mazepin il quale era entrato in corsa per prendersi la squadra (e per ora si deve accontentare della Hitech di F2 e F3). Mentre nei giorni scorsi Latifi (che già possiede un 10 per cento del team McLaren costatogli 230 milioni) ha "pompato" nelle casse della Williams dove correrà il figlio Nicholas, 60 milioni quanto basta per permetterle di continuare a vivere, mettendovi una ipoteca per farla sua se le cose per Claire Williams e compagnia dovessereo andare male. La curiosità è che entrambi, Stroll e Latifi, sono canadesi, un Paese che si ritrova ben due piloti nel Mondiale F1 per lo più grazie ai loro facoltosi genitori.



Se di Stroll sappiamo oramai tutto, meno conosciuto è certamente Latifi senior (nella foto sopra), di origini iraniane, patron della Sofina Foods, una vera multinazionale nel settore alimentare. Ma anche sua moglie non scherza, la signora Marilena Russo, figlia di Isidoro che ha emigrato in Canada negli anni Cinquanta provenendo da Palazzo Adriano, piccola cittadina vicino a Palermo che molti anni dopo è stato il teatro del film "Nuovo cinema Paradiso". Ebbene, Russo in Canada ha avviato una attività alimentare alquanto redditizia in società con un altro emigrato, Lino Saputo. Entrambi hanno creato un impero e uno dei figli di Lino è quel Joey che è da qualche anno il presidente del Bologna calcio. Come si può comprendere, a Nicholas (pilota non dal cristallino talento) non mancano di certo gli appoggi.

Ma attenzione, Stroll e Latifi non vanno certo criticati, ma ringraziati in quanto hanno salvato centinaia di posti di lavoro e permesso alla F1 di poter contare su dieci squadre.



Mazepin, ultra milionario, presidente della Uralchem Integrated Chemicals Company, non ha mai fatto mancare nulla al giovane Nikita, anch'egli non baciato dal talento divino. Ma Mazepin (nella foto sopra) ci crede e dopo essere stato vicino a comprare la ex Force India, si è regalato una Mercedes F1 per allenare Nikita. Mazepin ha fornito il suo grande aiuto alla squadra inglese Hitech in F3 (sia la "vecchia" sia l'attuale) e quest'anno l'ha portata in F2.



Adam Norris è il facoltoso padre di Lando, brillante pilota McLaren che nella sua giovane carriera non ha mai lesinato nulla, trascorrendo gran parte delle stagioni vissute ad allenarsi in pista con ogni tipo di monoposto. Lando, però, ha talento da vendere ed ha vinto praticamente ovunque. Il padre Adam è tra i 500 uomini più ricchi della Gran Bretagna, ha operato nel mondo della finanza e a 36 anni ha venduto a 250 milioni di dollari la propria società di consulenza pensioni. Norris senior è stato di aiuto al team Carlin di F3 e F2 immettendovi nelle casse cifre importanti. E a proposito di Carlin, fondamentale per la squadra è stato qualche anno fa Grahame Chilton (nella foto sotto con la moglie), papà dei piloti Tom e Max, quest'ultimo arrivato in F1 con la Marussia per due stagioni, 2013-2014. Chilton è poi passato in Indycar grazie al supporto del padre unito al team Carlin. Grahame è molto attivo nel mondo della finanza inglese ed è stato tra i proprietari della compagnia AON.



Tra i genitori pluri attivi nel motorsport, seppur caduto in disgrazia con la legge, il russo Valery Markelov che aveva creato per il figlio Artem il Russian Time in GP2 affidandosi a strutture già esistenti come Motopark prima e Virtuosi poi. Il possibile salto in F1 è poi saltato quando Valery è finito in mezzo a vicende giudiziarie.

Tra i precursori più recenti dei genitori entrati a gamba tesa nelle squadre, ricordiamo il tre volte campione del mondo Nelson Piquet, che per l'omonimo Nelson ha sempre voluto mettere persone proprie nelle squadre dove il figlio correva. Il team Piquet in GP2 si appoggiava alla italiana Lazarus. Nello stesso periodo, non va dimenticato André Herck che aveva fatto sua la DPR di GP2 per il figlio Michael, oppure Guto Negrao (padre di André) che aveva rilevato la Draco nella World Series Renault o il padre di Walter Grubmuller che era entrato nel P1 Motorsport. Dalla Repubblica Ceca, Antonin Charouz aveva formato squadre per far correre il figlio Jan, ma dopo l'uscita di scena di questi, la squadra continua ad esistere in F2 e F3. E anche Igor Salaquarda (nella foto sotto con Stockinger ai tempi della WSR) che dopo aver fondato la ISR lanciando il figlio Filip, ha gareggiato in F3, Formula Master e World Series Renault, e ora si cimenta nelle gare Gran Turismo.


 
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