25 Nov [13:32]
Tra Binotto e Ferrari è finita
Il Black Friday di Maranello
Massimo Costa - XPB Images
Mattia Binotto, team principal Ferrari, se ne va. Dimissioni, si dice, per evitare l'onta del licenziamento già ampiamente previsto in anteprima dalla Gazzetta dello Sport (firma di Luigi Perna) e dal Corriere della Sera (firma di Daniele Sparisci) lo scorso 15 novembre. E che stamane hanno ribadito l'uscita di scena. Questione di ore. Neanche 10 giorni dopo, ecco che Binotto, mal sopportato da tutti a Maranello da diversi mesi, fa le valigie. Qualcuno ha ipotizzato che fosse Charles Leclerc, o il suo entourage (leggi Nicolas Todt) a spingere per "espellere" Binotto, un tentativo per gettare ombre su altri. Ma quel ditino sotto il naso di Leclerc, per impartirgli le parole da raccontare ai media dopo la disastrosa strategia Ferrari nel GP di Monaco (per cui Charles perse la gara), la dice lunga sul modo di fare dell'ormai ex team principal.
Il silenzio è un esercizio che pochi saggi sanno utilizzare.
Binotto a Yas Marina: "A Maranello c'è una passione così forte che si porta dietro tante critiche e un'enorme pressione. Questa cosa non cambierà mai. Dopo che sono emerse le notizie sulla mia posizione in Ferrari per il prossimo anno, ho parlato subito con il presidente John Elkann su come proseguire il nostro rapporto ed ecco il comunicato che è stato diramato: sono voci prive di fondamento. Sarò al 100 per cento il capo l'anno prossimo? Non sta a me dirlo, ma sono rilassato e sono sempre stato aperto a un dialogo costruttivo con i vertici. Non seguo le speculazioni, sento la fiducia del presidente e dell'amministratore delegato e la squadra è molto unita".
Smentire, smentire, smentire. Un gioco facile, semplice , rigettare sempre la palla a quei cattivoni dei giornalisti che osano raccontare le cose (giuste). Smentire per poi ritrovarsi dopo pochi giorni a dover raccontare esattamente quel che avevano scritto i media. Una pratica molto in uso in politica e da qualche tempo anche nel mondo della F1. Ma per fortuna c'è sempre qualcuno che si distingue, che invece di lanciare comunicati bugiardi, rimane in silenzio. Un esempio banale? Sebastian Vettel. Quando venne accusato dal presidente Ferrari Elkann e dal team principal Binotto di aver cercato la rottura col team chiedendo parecchi soldi, il pilota tedesco non fiatò. Salvo poi, al momento giusto, raccontare i fatti, umiliando Elkann e Binotto, il quale ammise che Vettel aveva ragione.
Dunque, a Maranello, Elkann e Binotto utilizzano con estrema facilità la pratica del raccontare fatti in maniera volutamente errata non interessandosi troppo di mettere in difficoltà le persone salvo poi rimediare figuracce. Il fallimento di Binotto? Non dimentichiamo la vergogna del "motorone" Ferrari nel 2019 scoperto dalla FIA alla fine dell'estate di quella stagione, le disastrate stagioni 2020 e 2021, per non parlare del 2022 quando non si è stati capaci di mantenere il livello eccellente di inizio campionato, hanno fatto crollare le quotazioni di Binotto. A cui si aggiunge un atteggiamento, come più volte da noi riportato, permaloso del team principal con chi a ragione criticava la gestione o la strategia Ferrari in alcuni Gran Premi. Tutte cose che hanno disturbato Elkann, benché Binotto a Yas Marina abbia parlato di grande feeling col presidente.
C'è però una domanda che rimane senza risposta. La monoposto 2023 è praticamente già pronta, un nuovo team principal (Frederic Vasseur della Sauber?) potrà fare ben poco se non rimettere le mani nell'organizzazione interna. Binotto aveva il contratto in scadenza nel 2023, Elkann ha voluto anticiparne l'uscita oltre che per i problemi interni, anche per non ritrovarsi, nel caso la nuova vettura si dimostri vincente, un team principal poco sopportato campione del mondo e quindi costretto inevitabilmente a non licenziarlo alla fine della prossima stagione.
La Ferrari comunque, Binotto o non Binotto, dimostra una volta di più la propria mancanza di stabilità. Che non è mai un bene in F1. Abbiamo già scritto diverse volte come i top team Red Bull e Mercedes non cambino i team principal come avviene nel calcio con gli allenatori, ovvero con una frequenza eccessiva. Christian Horner dirige la Red Bull dal primo giorno, nel 2005, Toto Wolff è a capo della Mercedes dal 2013.
Binotto era entrato in carica il 7 gennaio 2019 prendendo il posto di Maurizio Arrivabene, a sua volta subentrato a Marco Mattiacci il 24 novembre 2014. Mattiacci, che nessuno conosceva, era stato nominato team principal il 14 aprile dello stesso anno, il 2014, per sostituire Stefano Domenicali, dimessosi dopo che era entrato in carica il 1° gennaio 2008. La stabilità la Ferrari l'ha conosciuta con Jean Todt, approdato a Maranello il 1° luglio 1993 e rimasto a capo della GES fino al 12 dicembre 2007.
Prima di Todt, cambi continui. Sante Ghedini dal 1992 al 1° luglio 1993, Claudio Lombardi nel 1991 e 1992, Cesare Fiorio dal 1989 al 1991, Pier Giorgio Cappelli nel 1988, prima un poco di stabilità con Marco Piccinini, direttore sportivo della Ferrari dal 1978 al 1988, l'anno della scomparsa di Enzo Ferrari. E prima di Piccinini, nel ruolo di direttore sportivo, Roberto Nosetto nel 1977, Daniele Audetto nel 1976, Luca Montezemolo tra il 1973 e 1975, brevemente nel 1973 Alessandro Colombo eccetera eccetera...