Marco CortesiLa Toyota si gioca tutto a Le Mans? Dopo la brutta figura della passata stagione in cui, benché affidabili, le TS040 avevano pagato un pesante divario prestazionale rispetto alle rivali, gli uomini di Colonia (dove TMG Racing ha sede) hanno cambiato tutto con un propulsore turbo di cubatura ridotta e batterie al litio al posto dei discussi supercondensatori. Dopo aver subito a Spa diverse rotture di motore, l’allarme sembra rientrato (o almeno si spera) e ai test collettivi il distacco “reale” è stato intorno al secondo, più che accettabile: al contrario dell’Audi, in Toyota non si è montato un ultimo set di gomme nuove per cercare il tempo.
Adesso o mai più? Toyota starebbe infatti valutando il rinnovo del programma Le Mans e, senza una buona prestazione, sarà davvero dura trovare dei “positivi” da portare ai manager in Giappone. Tanto più che, se lo scorso anno le attenzioni più negative furono calamitate dalla Nissan per il suo catastrofico progetto GT-R LMP1, quest’anno non ci sarà più confronto con altri rivali più deboli. O la va o la spacca. E, come spesso accade in particolare per le realtà giapponesi, punto nevralgico sarà quello di ammettere ed accettare i propri errori, imparando a correggerli: finora si sembra essere sulla buona strada.
Chissà se per il sol levante riuscirà ad arrivare il secondo successo: solo una vettura giapponese si è infatti imposta a Le Mans. La Mazda 787B trionfò nel 1991 con Bertrand Gachot, Johnny Herbert e Volker Wiedler, ed è tuttora anche l’unica vettura con motore non a pistoni ad aver centrato una vittoria. Punti fondamentali furono un’affidabilità praticamente perfetta, oltre ad un sistema molto efficace di aspirazione variable e, soprattutto, un consumo ridottissimo del propulsore quadrirotore: i piloti furono in grado di guidare “come in una gara sprint” senza preoccuparsi di risparmiare benzina.
Dotata per l’appunto di quattro rotori con tre candele ciascuno, la 787B sviluppava nella sua configurazione gara 700 cavalli a 9000 giri, ma poteva arrivare fino a 900 cavalli a 10500 giri. Lo chassis, progettato da Nigel Stroud nel Regno Unito, ripercorreva i canoni della precedente 767 in modo tradizionale. Si vede tuttora in pista spesso: nel 2011 fu pilotata da Herbert per un’esibizione a Le Mans, ed è spesso protagonista a Goodwood dov’è anche stata guidata da Valentino Rossi.
Tra le varie sconfitte, sempre per il sol levante e per la Toyota, non può non essere ricordata la Toyota GT-One, la più vicina all'impresa. Sviluppata come GT1 per il 1998, era in realtà un vero prototipo, miracolosamente omologato come Gran Turismo e costruito in un solo esemplare stradale. Nel 1998, la vettura, da oltre 600 cavalli e progettata da André De Cortanze, perse la vittoria clamorosamente per un problema al cambio mentre nel 1999, quando fu ufficialmente considerata un prototipo, due uscite di pista obbligarono ad un’aggressiva strategia di gomme sull’esemplare rimanente: di conseguenza, Ukyo Katayama subì una spaventosa foratura ad oltre 300 chilometri orari.