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24 Feb [20:59]

Addio a Borgudd, il pilota
batterista che portò gli ABBA in F1

Alfredo Filippone

Con Slim Borgudd, scomparso a 76 anni dopo una lunga malattia degenerativa, se ne va uno dei personaggi più singolari della F1 degli anni d’oro, che la storia ricorderà come il pilota batterista che corse sponsorizzato dagli Abba.
La prima passione di Karl Edward Borgudd, nato nel 1946 nell’isola di Borgholm, era la musica, e in particolare il jazz. Giovanissimo, si era imbarcato come marinaio su una nave mercante per approdare negli Stati Uniti, ad impregnarsi di jazz e suonare.

E’ a New Orleans che si guadagna il soprannome di Slim, che lo seguirà tutta la vita, una sera che andò a sentire il leggendario Memphis Slim. La jam session, purtroppo, stava per essere cancellata perchè il batterista di Slim, non proprio sobrio, era caduto slogandosi un polso. Con l’incoscienza dei vent’anni, Borgudd si offrì di sostituirlo sul campo e a fine serata, Slim gli fece un gran bel complimento: “D’ora in poi, ti chiameremo Little Slim!”

Tornato in patria, Borgudd comincia ad avere successo, suonando in varie band, tra cui Made in Sweden, che vince due Grammy nazionali. E’ in quell’ambiente che conosce Björn Ulvaeus e Benny Andersson, i due musicisti che di lì a poco, insieme alle rispettive compagne, formeranno gli Abba, destinati a diventare la band cult mondiale degli anni 80. Borgudd suonerà per anni con loro, in concerti e in studio, e l’amicizia con Ulvaeus durerà tutta la vita.

Nel sangue, Borgudd aveva anche le corse, da quando bambino vide correre Stirling Moss a Karlskoga. La carriera di pilota inizia nel 1968, un pò per caso, dopo aver comperato una Lotus 22 di F.Junior a (destino...) un altro jazzista, Chris Barber, spopolando nelle gare svedesi nel 1972. Passa poi alle Turismo, diventando vicecampione nazionale nel 1975, e si rivela definitivamente in F3, con il titolo svedese e il terzo posto nell’Europeo nel 1979.

Sono gli amici di Abba a consentirgli il debutto in F1, nel 1981, alla non più tenera età di 34 anni, con una ATS del collerico Günther Schmidt. La macchina è un ferro da stiro e il team un disastro: poco prima del debutto, è Borgudd a dover frettolosamente reclutare meccanici e tecnici per sostituire le maestranze ATS che hanno mollato tutto, stufe delle escandescenze del boss.

La stagione è un’altalena di alti e bassi, ma Borgudd si rivela all’altezza del compagno, Jan Lammers, e centra addirittura un sesto posto a Silverstone, cogliendo un punto iridato, e un decimo a Zandvoort. L’anno successivo si accorda con la Tyrrell, ma dopo tre gare (di cui due finite in top-10) deve rinunciare. Difficile trovare un budget, nonostante l’aiuto degli Abba, e continuare due carriere così diverse. Sceglie, ovviamente, “quella che mi fa vivere”.

Di lì in poi, correrà solo per piacere, con qualsiasi cosa: F2, F3 (sesto a Macao 1984), a Le Mans, in Turismo (campione scandinavo 1994) e persino coi camion, collezionando tre titoli europei di fila nell’86-88. A sessant’anni era ancora in pista, con le Radical, schiacciando i pedali con la stessa genuina passione con cui bacchettava i piatti...
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