11 Dic [19:26]
Domenicali a tutto tondo parla
di Ferrari, piloti, futuro e Italia
Stefano Domenicali a tutto tondo. In una intervista alla Gazzetta dello Sport, il CEO della F1 ha raccontato come ha vissuto la stagione del Mondiale 2022. E prima di tutto, spiega il perché non c'è stata battaglia per il titolo fino al Gran Premio conclusivo: "È finita presto per due motivi. Il primo è che Verstappen e la Red Bull dopo un inizio complicato, non dimentico che Max alla fine della quarta gara aveva detto che Il campionato era già andato e lo avrebbe vinto la Ferrari, hanno fatto un lavoro incredibile. E il secondo, che è mancata la Mercedes, competitiva solo nel finale. I cambi regolamentari ci hanno soddisfatto, abbiamo visto lotte ruota a ruota anche in piste sulle quali non succedeva. Ci vuole ancora un po’ di pazienza, come succede ogni volta che c’è una rivoluzione tecnica, ma le gare non belle sono state davvero poche".
Domenicali non dimentica il valore di Verstappen: "La F.1 è fatta di lunghi domini, è vero. Ma in questo contesto regolamentare e anche economico, grazie al budget cap, mi aspetto squadre molto più vicine e cicli vincenti più brevi. Senza nulla togliere alle qualità di un pilota come Max, in questo momento un cannibale focalizzato esclusivamente sui GP. Credo che oggi come oggi ci sia tra i piloti un livello molto elevato, una qualità diffusa verso l’alto che forse non si era mai vista in precedenza. Se si considerano i distacchi in qualifica, ci si rende conto che sono quasi tutti al top. Un nome in particolare non lo faccio, ma prendo come esempio certe grandi prestazioni di Albon con la Williams, giusto per far capire di cosa parlo".
La questione del budget cap non rispettato dalla Red Bull sembra essersi conclusa con un buffetto al team di Milton Keynes: "Facciamo un passo indietro. Con l’introduzione del tetto alle spese, la F.1 ha affrontato un cambiamento positivo, ma allo stesso tempo epocale, che ha offerto a un mondo che ne aveva bisogno stabilità finanziaria nel lungo periodo. Ma parliamo di una realtà che finora si era sempre misurata con regolamenti tecnici e sportivi, non è indolore introdurre una variabile finanziaria. Dunque è stato importante per la FIA organizzare una struttura che non esisteva. I team, in termini economici, erano abituati a spendere tutto ciò che avevano. Dobbiamo fidarci della Federazione e sperare che la sua decisione, con la punizione alla Red Bull, sia giusta. Io sono un po’ fuori dalla mischia e dai tatticismi politici dei team. La Federazione, che è forte nel controllo dei regolamenti, si sta ristrutturando e ricompattando sotto il nuovo presidente Mohammed Ben Sulayem. Il sistema dev’essere credibile al 100%, perché succeda serve il contributo di tutte le parti coinvolte: F.1, FIA, scuderie, case costruttrici, organizzatori. Siamo in gran salute ma basta poco per tornare indietro".
Non poteva mancare, all'ex team principal Ferrari, una domanda su quanto accaduto a Maranello negli ultimi giorni: "Visto il ruolo che ricopro non credo sia corretto giudicare le decisioni prese dal Cavallino, ma scelte così possono anche portare benefici. Non ho elementi per poter dire cose diverse. Conosco bene la Ferrari e anche Mattia Binotto, cui faccio un grande in bocca al lupo per il futuro dopo 28 anni trascorsi a Maranello. Ha le qualità per riprendere la sua carriera ad alto livello. Ora la Ferrari deve trovare un nuovo equilibrio con una nuova guida che dovrà rapportarsi alla struttura e ai piloti. La logica della continuità è più efficace nell’immediato, dunque c’è il rischio che serva un po’ di tempo per ripartire. Ma è una riflessione che i vertici Ferrari avranno fatto quando hanno preso la decisione".
E a proposito di Ferrari, che ne pensa Domenicali di Leclerc e Sainz: "Hamilton e Verstappen sono in cima al mondo da tempo, Charles e Carlos ci possono arrivare, ognuno a suo modo, hanno le carte per riuscirci. Il loro soggiorno a Maranello può durare a lungo, sì. E questo servirebbe a loro, e anche alla scuderia, per crescere ancora. Ma in F.1 il compagno di squadra è il tuo primo avversario, e dunque la futura convivenza dipende da come verrà gestito il loro rapporto. Un tema che il nuovo team principal dovrà affrontare subito, perché è delicato".
Domenicali si sofferma poi su chi potrà combattere per il titolo 2023: "Nel breve periodo è facile che sia una lotta a tre, ma spero che nella seconda parte di stagione arrivi al vertice anche qualcun altro. E per il 2024 prevedo un equilibrio ancora maggiore, si vedranno i frutti di investimenti che altre scuderie hanno fatto su nuovi tecnici, infrastrutture come gallerie del vento e simulatori. E si sa che ci vuol tempo perché tutto diventi operativo. Il team Andretti? Per il 2024 è tecnicamente impossibile che arrivi, e perché succeda in futuro devono esserci elementi di credibilità strutturale e di partnership con un grande costruttore. Andretti è quello che si è mosso alla luce del sole, ma ci sono anche altri candidati che lavorano dietro le quinte. Il numero massimo di monoposto è stabilito in 26, ma devo dire che anche con le 20 di oggi si producono gare eccellenti".
Un occhio alle gare Sprint, sempre sostenute da Domenicali benché non sempre si sia assistito a qualcosa di interessante dal punto di vista dello spettacolo e dell'utilità: "Le gare del sabato hanno avuto per il 90% un impatto positivo, sull’audience tv e anche sui tre giorni in circuito con la pole il venerdì. Si cerca sempre di tenere al centro di tutto la parte agonistica e sportiva, e i circuiti che abbiamo scelto per il 2023 vanno nella direzione di avere sei Interlagos, tracciato che regala sempre spettacolo. Ma stiamo già pensando a cosa ci può essere oltre le Sprint, creando incentivi ogni volta che i piloti vanno in pista, anche per le libere. Stiamo studiando. L’interesse verso la F.1 in questo momento è spaventoso, ma c’è un limite al numero di gare in calendario, per la logistica e lo sforzo cui viene sottoposto il personale. Negli Stati Uniti abbiamo avuto un boom straordinario, e abbiamo richieste per GP dall’Africa e dall’Estremo Oriente. Ma dobbiamo ricordarci di bilanciare tradizione e innovazione".
Infine una nota sulle due gare nel nostro Paese: "L’Italia merita un posto nel Mondiale, ma è fondamentale affrontare un ragionamento non solo in termini di storia, ma anche di flessibilità e infrastrutture. Serve investire. Ringrazio l’impegno dell’ACI, ma è necessario un cambio di passo perché il nostro Paese sia rappresentato al meglio in un contesto di livello così alto".